di Gabriele Versari – In un paese come il nostro, che della storicità fa uno dei principali cavalli di battaglia per maturare maggiore aggregazione interna e fascino all’estero, celebrare le ricorrenze significa rinforzare il senso di appartenenza, di comunità e di coesione culturale di ogni città, dal piccolo comune alla grande metropoli. Visto il peso specifico che il nostro territorio rappresenta a livello regionale e nazionale dal punto di vista storico, soprattutto per ciò che concerne l’epoca medioevale e rinascimentale, è doveroso che quanti più cittadini possibile si impegnino alla sollecitazione del ricordo e all’esaltazione dei grandi eventi che hanno contribuito a gettare le basi culturali odierne. Fatti accaduti secoli orsono potrebbero sembrare ininfluenti sull’oggi per un parere inesperto. In realtà, occorre sempre tenere in considerazione che ogni generazione, anche quella più lontana nel tempo da quelle odierne, ha modificato sia l’ambiente che le usanze per come erano viste in precedenza, tracciando un segno indelebile nell’allegorica linea temporale che percorre la storia dell’umanità.
Da più di quindici anni, l’impegno dell’Associazione Signa Arretii è quello appena descritto: celebrare le più importanti ricorrenze storiche del territorio provinciale di Arezzo per apportare un ulteriore valorizzazione culturale degli eventi, finalizzata alla presa di coscienza nel segno del senso di appartenenza della cittadinanza, il quale è veicolo di coesione e di radicamento del legame comunitario. Per approfondire il lavoro e l’obiettivo ultimo dell’associazione il presidente, Francesco Stocchi, ci ha accolto dentro la sede, situata nel centro storico di Arezzo, in via della Bicchieraia.
Entrando nello stabile è evidente che il ricordo sia maggiormente dedicato alla Giostra del Saracino, celeberrimo torneo equestre che si svolge due volte l’anno nella Piazza di Arezzo. Da uno sguardo più attento però è possibile osservare alcune opere e reperti dedicati alla mitica Battaglia di Campaldino, evento belligerante avvenuto per esattezza l’11 giugno 1289 e svoltosi nella Piana di Campaldino, situata oggi nel territorio del comune di Poppi. Il ricordo della battaglia rimane tutt’oggi indelebile nella memoria dei casentinesi per la violenza dello scontro, che provocò moltissime perdite per l’epoca, e per essere citata in una delle cantiche delle opere più importante della letteratura italiana, cioè nel Purgatorio della Divina Commedia del buon Dante Alighieri. Lo scontro vide la contrapposizione di due schieramenti: Guelfi da una parte, soprattutto fiorentini, e Ghibellini dall’altra, per lo più aretini.
Francesco Stocchi ci spiega: «Durante i giorni di Giostra, il Comune di Arezzo concede l’utilizzo dello stabile e di altri due locali limitrofi per permettere ai partecipanti di cambiarsi d’abito per indossare le uniformi tipiche dell’epoca. La stanza nella quale ci troviamo è sede delle riunioni di consiglio atte a designare l’organizzazione degli eventi celebrativi, ma anche delle mostre che di tanto in tanto decidiamo di allestire come, ad esempio, l’apertura al pubblico di questo stesso locale ogni volta che ad Arezzo ha luogo la fiera antiquaria, cioè durante la prima domenica di ogni mese. Un’altra iniziativa che si è deciso di intraprendere in sede di consiglio è l’esposizione dei tipici scudi che vengono affissi sulle mura di Piazza Grande durante la Giostra. Di fatto, come associazione ci dedichiamo soprattutto ad essere di supporto all’organizzazione, di comune accordo con l’amministrazione e l’ufficio comunale dedicato ad hoc a tale manifestazione. Ciò è riconducibile anche ai vari oggetti esposti, come il vessillo della Giostra, i costumi, i manifesti e le opere artistiche. Ma non è solo Saracino, da noi si trova esposta una delle più importanti opere raffiguranti la Battaglia di Campaldino, realizzata da Luca Ferrotti, autore specializzato nel ritrarre battaglie medievali. Nella figura è rappresentata la carica della cavalleria aretina. Sullo sfondo è visibile in lontananza il castello di Poppi, elemento che conferma che l’evento si sta svolgendo nella limitrofa Piana di Campaldino. Inoltre, Ferrotti ha avuto l’arguzia di rappresentare le varie casate di appartenenza dell’esercito ghibellino attraverso il simbolismo dei costumi, caratterizzati da diversi colori e disegni.
Di fianco a questo quadro ne è stato posto un altro legato a Campaldino che raffigura il Vescovo Guglielmino in uniforme, personaggio fondamentale per la vicenda in quanto colui che all’epoca fu il comandante nelle fila dell’esercito ghibellino. L’opera di Ferrotti è molto interessante ancora una volta per i dettagli: ai piedi del condottiero sono raffigurati due copricapi, ovvero quello papale, simbolo di sacralità e fede religiosa, e l’elmo da guerra, simbolo dello spirito combattivo e guerrigliero del vescovo. Vorrei porre l’attenzione anche sul manichino esposto in fondo alla sala. Si tratta della ricostruzione di un’armatura cavalleresca dell’epoca, realizzata dai membri della nostra associazione grazie ai fornelli del Cenotafio Tarlati presenti in cattedrale. Presumibilmente, le uniformi dei cavalieri dovevano figurare più o meno in questo modo. Ospitiamo anche conferenze e presentazioni di autori i cui studi ruotano attorno all’epoca medievale, tra cui Federico Canaccini, professore universitario esperto di storia medievale e scrittore casentinese».
Francesco Stocchi continua la sua argomentazione raccontando le origini di Signa Arretii e approfondendo il discorso sulle iniziative dedicate alla Battaglia di Campaldino. «L’associazione è nata nel 2007 da un’idea di Stefano Giustini, il presidente emerito e onorario, precedente al sottoscritto, che ebbe la volontà di riunire tutti i sottogruppi delle varie casate legate alla Giostra (fanti, valletti e vessilliferi, i primi due già esistenti dal 1931 mentre i terzi dal 1992) in un’unica entità autonoma, atta a rappresentare nella maniera più efficace la città di Arezzo. Negli anni sono aumentati gli eventi celebrativi a cui si è dedicata l’associazione che esulano dal tema Saracino, tra cui il ricordo di Campaldino. Da più di un decennio, infatti, l’11 giugno di ogni anno l’associazione organizza una giornata interamente dedicata alla commemorazione dei caduti della Battaglia. Si parte di buon mattino dalla qui presente sede per arrivare al Cantone di Arezzo, piccolo lembo di giardino situato in Via di Ripoli a Firenze e facente parte del territorio del Comune di Arezzo. Nel succitato spazio è presente una stele che ricorda tutti i caduti deportati della Battaglia dai Guelfi. In quel punto, infatti, ne furono seppelliti i cadaveri. Negli ultimi anni anche la fazione Guelfa ci accompagna in questo momento di raccoglimento. Successivamente ci si muove verso la Consuma per arrivare alla seconda tappa della giornata, cioè proprio nella Piana di Campaldino dove si è svolta la battaglia. Nello specifico, ci si riunisce intorno all’omonima Stele, sottostante il Castello di Poppi. Normalmente ad accoglierci è presente il sindaco e l’Amministrazione comunale. Nel tardo pomeriggio si torna ad Arezzo e ci si ritrova in Cattedrale, dov’è situata la cripta contenente i resti del Vescovo Guglielmino. Si fa un picchetto d’onore e si commemorano i caduti ancora una volta, celebrando il senso di appartenenza e di attaccamento alla città. Qui si conclude la giornata, una giornata intensa avente un importante significato di condivisione e raccoglimento.
Inoltre, ogni sette anni tale data è la stessa dell’estrazione delle carriere legati ai quattro quartieri partecipanti alla Giostra del Saracino, il che rappresenta un grandissimo sforzo per tutti noi, che comunque non rimandiamo mai nessun evento. Anche se ovviamente la partecipazione di sabato e di domenica è superiore, che sia nel fine settimana o meno, l’11 giugno (che quest’anno cade di martedì) ci muoviamo tra Arezzo, Firenze e Casentino per il nostro imperativo: dare spazio al ricordo e alla commemorazione di un tragico evento.
Quello di giugno è di fatto il mese più impegnativo per l’associazione, anche se in realtà siamo impegnati tutto l’anno con eventi dedicati alla celebrazione dello spirito di appartenenza e cerchiamo di districarci tra i vari eventi in base ai nostri impegni personali. È un lavoro che non vediamo come un peso poiché svolto con passione, l’ingrediente più importante per ogni associazione».
Francesco Stocchi conclude l’intervista con un invito alla cittadinanza. «Chiunque fosse interessato alle nostre attività e sia appassionato di storia medievale locale è invitato a partecipare alla nostra celebrazione il prossimo 11 giugno e durante ogni altra giornata in cui organizziamo gli eventi a tema. Oltre ad approfondire le conoscenze relative a importanti eventi storici, sarà possibile passare del tempo all’insegna della condivisione comune e del ricordo di un passato lontano, ma in realtà meno di quanto si possa pensare…».