di Terenzio Biondi – Accidenti! Stamani sembrava una bella giornata, con qualche innocua nuvoletta e un timido solicello primaverile, ma ora il tempo sta velocemente cambiando. Sono a pesca nel Torrente Capraia poco a valle della Badia di Santa Trinita. Mamma mia, che nuvoloni! Sta anche tuonando. Sarà meglio che torni di corsa alla macchina parcheggiata a Pontenano. Metto a posto la canna e prendo su per il bosco per arrivare al sentiero nei pressi di Casa Fonte Cavallari (nella foto).
Che faticata! Ora fa anche freddo, e il vento fischia tra i rami degli alberi per gettarsi poi sul rosso tappeto di foglie secche che copre la superficie del bosco provocando vere e proprie nuvole di foglie che svolazzano veloci verso il torrente giù in basso. Mi fermo un attimo ai piedi di un grosso castagno per riprendere fiato e poi… via di corsa verso il sentiero su a monte.
Ahi! Che botta! Non avevo visto quel ramo appuntito nascosto dalle foglie e ci ho battuto il piede. Mi si è anche rotto lo stivale. Accidenti! Comincia a piovere… goccioloni grossi come noci che fanno un rumore assordante sbattendo contro il manto di foglie secche… e… sì… sì… ora prende anche a grandinare… è una vera bufera… Meno male che sono quasi arrivato… ecco… sì, sono arrivato al sentiero… e laggiù – ora la vedo bene – c’è Casa Fonte Cavallari. Prendo a corsa e… ci sono! La casa è chiusa. Per fortuna trovo rifugio sotto la tettoia della scala esterna. Seduto su un gradino della scala finalmente mi posso riposare.
Abbandonata da tant’anni, Casa Fonte Cavallari è sempre bella e suggestiva, in mezzo ai boschi del Pratomagno a breve distanza dalla Badia di Santa Trinita. Durante la Resistenza fu rifugio di tanti partigiani che facevano parte della squadra volante “La Teppa”, comandata dal giovanissimo Licio Nencetti. E proprio da qui partì Licio il 24 maggio 1944 verso le cime del Pratomagno, dove doveva incontrarsi con “Potente”, comandante della Divisione Arno. Fu però catturato – probabilmente in un’imboscata – da un reparto tedesco e due giorni dopo fucilato nella piazza di Talla, davanti alla chiesa. Era stato anche torturato perché rivelasse i nomi e i nascondigli dei suoi amici partigiani, ma nessuna parola uscì dalla sua bocca, e davanti al plotone di esecuzione morì gridando “Viva l’Italia Libera!”.
Mi sento emozionato e poco dopo, terminata la pioggia e ricomparso il sole, riprendo il cammino lungo il sentiero verso Pontenano. E mi trovo a cantare a squarciagola, con lo sguardo rivolto al cielo, un canto della Resistenza che mi piaceva tanto quand’ero ragazzetto: “Fischia il vento e infuria la bufera / scarpe rotte e pur bisogna andar / a conquistare la rossa primavera / dove sorge il sol dell’avvenir”.
(I RACCONTI DEL TORRENTE Storie vere, leggende, incontri… nei torrenti del Casentino è un rubrica curata da Terenzio Biondi)