di Francesco Meola – Come dall’ormai lontano 1999 (anno della sua istituzione), anche lo scorso novembre non sono mancate le iniziative promosse sul territorio casentinese per celebrare La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Studenti, associazioni e enti, in particolar modo del territorio bibbienese, hanno dato vita a numerosi incontri sul tema, nella convinzione che soltanto attraverso un cambiamento culturale profondo all’interno delle comunità, sia possibile auspicare un futuro migliore per la donna. Il fenomeno della violenza ha infatti raggiunto numeri davvero preoccupanti e senza le adeguate contromisure il rischio di un’ulteriore degenerazione è sempre dietro l’angolo.
Un +10% di violazioni dei divieti da “codice rosso” e uno spaventoso +8% di femminicidi: sono questi i numeri da incubo che emergono dall’ultima relazione ufficiale pubblicata dal Viminale. Dal 1° gennaio 2021 al 21 novembre dello stesso anno in Italia sono stati quindi commessi 263 omicidi, con 109 vittime donne di cui 93 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 63 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex compagno. Un femminicidio ogni 72 ore.
Le vittime hanno nella maggior parte dei casi tra i 31 e i 44 anni, ma i numeri della fascia d’età compresa tra i 18 e 30 anni non sono più confortanti, con un preoccupante 8% per quanto riguarda le minorenni. Nell’80% dei casi, i soggetti coinvolti sono di nazionalità italiana ma le percentuali di quelli stranieri sono fortemente inficiate dalla minore propensione di questi ultimi alla denuncia. Da sottolineare, poi, l’incremento del fenomeno del revenge porn, ossia della condivisione pubblica di immagini o video intimi tramite Internet, senza il consenso dei protagonisti degli stessi.
A tal proposito sono 1.099 i casi registrati lo scorso anno fino al 31 ottobre, ovvero il 45% in più rispetto ai 759 dell’anno precedente. Introdotto come reato con la legge sul Codice rosso, nel 2019, in 27 mesi di applicazione ha visto complessivamente 2.329 reati denunciati; le vittime sono nel 73% dei casi donne, italiane (87%) e maggiorenni (82%). Le regioni in cui, in valori assoluti, si è verificato il maggior numero di violazioni sono in questo caso la Lombardia, la Campania e la Sicilia ma, rispetto alla popolazione, l’incidenza più alta si registra in Molise, Sicilia e Sardegna.
Ecco perché diventa sempre più importante il concetto di prevenzione, informazione e di supporto e per questo, restando all’area casentinese, ci piace sottolineare l’opera promossa dallo Sportello Ascolto Donna del Casentino che, nel 2021, ha visto 23 accessi, di cui 12 da parte di donne italiane e i restanti da parte di straniere residenti sul territorio. L’età media è di 43 anni e, nell’85% dei casi, la richiesta di aiuto è stata dovuta a vessazioni di tipo psicologico, accompagnate, nel 71% dei casi, da quelle di natura fisica. La metà degli accessi ha riguardato nuclei familiari con minori.
Tra le tante altre iniziative promosse nella vallata, un’ulteriore menzione lo merita l’incontro per la sicurezza delle donne promosso dallo Spartan Club di Bibbiena (foto sotto) con il patrocinio del Comune.
Per l’occasione abbiamo intervistato l’istruttore Marco Lucchetti, allenatore MMA presso questa palestra, dallo scorso anno.
Com’è nata l’idea di un incontro sulla tematica in questione?
«L’iniziativa è scaturita grazie agli ottimi rapporti che mi legano al proprietario della struttura presso la quale svolgo alcuni corsi di arti marziali. Mi è stato proposto di dare una mano e come fatto in passato presso altre palestre, ho deciso di mettere a disposizione delle partecipanti tutta la mia esperienza in materia di difesa personale».
Quali sono stati gli spunti sui quali avete discusso?
«Nel corso dell’incontro abbiamo toccato diversi aspetti, da quelli pratici a quelli psicologici. Restando alla parte pratica, abbiamo discusso di cose che apparentemente possono sembrare banali ma hanno un’importanza non da poco. Basti pensare a come, in alcuni casi, anche effettuare una semplice chiamata al 112 possa risultare difficile se ci si trova nel mezzo di un’aggressione. Ecco, noi abbiamo suggerito alle partecipanti alcune modalità di comportamento da assumere in presenza di circostanze a rischio. Gestire contesti potenzialmente pericolosi non è semplice e richiede una certa dose di esperienza e attenzione; potrà sembrarvi strano ma ci sono ancora persone che in taluni casi dimenticano di portare con sé il cellulare e spesso disattenzioni del genere possono rivelarsi determinanti nel facilitare il compito degli aggressori. Purtroppo viviamo in una società sempre più complessa e prevaricatrice in cui il fascino del male gioca un ruolo determinante. Colui che si sa imporre in modo violento, assurge sempre più a modello da seguire e questo alla lunga ha fatto sì che fenomeni come quello della violenza sulle donne dilagassero sempre più. Per quello che ci è stato possibile abbiamo cercato di ricreare in palestra tutte quelle situazioni di pericolo che potrebbero verificarsi per strada o nelle proprie abitazioni ma, a tal proposito, è bene evidenziare che non tutti gli incontri che si tengono quotidianamente un po’ in tutte le palestre d’Italia, sono veramente così utili. Le tecniche che vengono insegnate per difendersi, infatti, sono spesso di natura più che altro sportiva, ma la realtà non è paragonabile a un contesto del genere. Io dico sempre che non c’è cosa più pericolosa dell’illusione di sapersi difendere. Non basta conoscere qualche “mossa” per atterrare un potenziale aggressore. Spesso la paura ci blocca e anche la persona più preparata sul piano fisico può andare in difficoltà. Ecco perché, di pari passo alle tecniche di difesa, è necessario allenare anche la mente. Bisogna sempre essere all’erta e assumere tutti quegli atteggiamenti utili a evitare non soltanto la violenza sessuale ma anche quelle situazioni che possano favorire eventuali rapine o aggressioni. Faccio un esempio: in tante lasciano la borsa poggiata sul sedile del passeggero senza chiudere le portiere dell’auto. Bene, questa è una di quelle abitudini da evitare per tutelarsi da potenziali minacce. Ecco perché, nel corso dell’incontro, abbiamo cercato di dare soprattutto consigli, più che insegnare tecniche di difesa che aiutano ma non possono essere la soluzione a tutti i problemi. Talvolta sapere usare uno spray anti-aggressione può rappresentare un deterrente maggiore».
Quanto ha influito la pandemia di Coronavirus sull’incremento delle violenze?
«Il Covid ha inciso non poco sull’incremento della problematica. Sempre restando alle situazioni che più possano rendere l’idea, si pensi all’impossibilità di spostarsi in gruppo. Prima della pandemia erano tante le donne che sceglievano di muoversi insieme per lavoro o per delle semplici uscite di piacere. Con il Covid questa possibilità si è andata pressoché ad azzerare, favorendo così la probabilità di incappare più facilmente in situazioni di pericolo. Per non parlare poi della convivenza forzata e di quanto tutto questo abbia inciso all’interno di quei nuclei familiari già compromessi».
Avete già in mente altri incontri per il futuro?
«Certamente. Attualmente, ad esempio, stiamo lavorando all’organizzazione di appuntamenti che vadano incontro alle esigenze di sicurezza espresse dalle lavoratrici del commercio o da coloro che operano in campo sanitario.
Ogni settore, infatti, ha esigenze diverse dal momento che i rischi ai quali si è esposti sono sempre strettamente correlati all’ambiente in cui si opera».