di Gabriele Versari – Di recente è stata diffusa sui vari canali social una curiosa grafica caratterizzata da un titolo che ha destato non poca soggezione all’interno della nostra redazione: “Impara a Difenderti”. Il tutto accompagnato da una suggestiva immagine che raffigura il noto supereroe Capitan America mentre impugna il suo celeberrimo scudo. Come si può evincere dal sottotitolo, l’intento è quello di pubblicizzare delle lezioni di kickboxing che si svolgeranno nella palestra Casentino Combat, sita a Soci, nel comune di Bibbiena.
Per approfondire il discorso ci siamo recati presso la sede della Casentino Combat su invito di Andrea Voltarelli, istruttore di kickboxing e principale promotore dell’iniziativa, che ha subito spiegato tutti i passaggi che lo hanno indotto ad entrare concretamente in azione. «Tutto è cominciato con gli incontri annuali svoltisi nel luogo dove solitamente si ritrovano gli associati della Pro Loco Soci, cioè il Berretta Rossa. In tali occasioni si è riflettuto sulle modalità con cui apportare maggiore consapevolezza all’interno della comunità in tema di violenza, soprattutto quella rivolta contro le donne. Le riunioni, infatti, si sono sempre svolte durante la giornata mondiale dedicata alla violenza di genere. Tali ritrovi sono cominciati nel 2022. Quest’anno si è deciso di effettuare l’incontro all’interno della nostra palestra. Dallo stesso sono scaturiti spunti interessanti, in primis quello di portare avanti uno sforzo che potesse concretizzare le idee partorite durante i vari incontri attraverso un programma di alcuni mesi che coinvolgesse soprattutto i giovani. Così, dopo aver presentato l’dea dei corsi di autodifesa al Comune di Bibbiena, e dopo l’avvallo della giunta, ci siamo messi in contatto con la lista “Obiettivo Comune”. La risposta, in termini di consenso, è stata positiva e oggi chi finanzia il progetto è la stessa lista».
Ma come sarà organizzato e proposto il corso? Sempre Andrea Voltarelli lo spiega.. «La mia idea è stata quella di prendere spunto dallo stile di combattimento tipico della kickboxing e adattarlo alla pratica di difesa personale. Vista l’affinità tra il succitato sport e le tecniche di autodifesa ho deciso di convogliare i due stili per un unico scopo, cioè nel tentativo di sventare un attacco fisico che la persona può subire. Non intendiamo però ridurre il corso ad una serie di mere lezioni di arti marziali, bensì anteporre l’importanza della prevenzione della violenza, per far sì che questa non abbia neanche la possibilità di verificarsi. Prevenzione significa accortezze di cui bisogna tenere conto in determinate situazione. Per fare un esempio: insegnare ai ragazzi e ragazze a guardarsi intorno quando si torna a casa di notte, invece di mantenere lo sguardo fisso sullo smartphone; rimanere sempre nelle zone più luminose delle strade; affiancare altre persone se presenti in modo da non camminare in solitaria. Insomma, piccoli aspetti che in talune situazioni possono fare la differenza e che troppo spesso vengono date per scontate dai più.
Successivamente si entra nel vivo del corso, istruendo i partecipanti su come sfruttare le tecniche di autodifesa per sventare attacchi corporei, o almeno provarci. Di certo, tali “mosse” non saranno sempre efficaci, ma si tratterà comunque di uno strumento in più che si ha a disposizione in caso di emergenza. L’allenamento sarà inoltre mirato allo sviluppo della parte fisica, oltre che allo studio e alla messa in pratica delle tecniche. Dunque, il tutto sarà scandito da tre step: prevenzione, tecnica e fisico. Nell’arco di tempo previsto, che sarà di circa di sette mesi, l’obiettivo sarà quello di far crescere i e le partecipanti, sia dal punto di vista della messa in atto delle tecniche, sia spiritualmente, cioè incrementare la loro maturità e consapevolezza».
Proseguendo, si sottolinea l’importanza del coinvolgimento inclusivo, garantendo la partecipazione al corso sia alle ragazze sia ai ragazzi, ma concentrandosi su una specifica fascia d’età. «Ogni età ha le sue esigenze: buttare troppa carne al fuoco avrebbe un risultato non proficuo; per questo, dedicare i corsi ai giovani dai dodici ai sedici anni è stata una scelta dettata non solo dalla ragionevolezza di non coinvolgere individui più grandi o più piccoli, ma anche dalle risorse che abbiamo a disposizione, che per adesso ci permettono di effettuare una sola lezione a settimana. Se avremo la possibilità amplieremo il progetto alle fasce che affiancano quella a cui è dedicato il corso, ma ad oggi crediamo sia sbagliato includerle durante l’unica lezione a disposizione, poiché sarebbe impossibile trovare un approccio comunicativo funzionale per tutti. Si tratterebbe inoltre di avere a che fare anche con strutture fisiche diverse, per cui sarebbe impossibile usare un unico metodo di insegnamento».
Quando si arriva a parlare della grafica, Andrea Voltarelli cerca di chiarire l’intento primario che si intendeva associare al titolo “Impara a Difenderti”, dall’accezione quasi imperativa, e all’immagine raffigurante Capitan America. «Il volantino è stato concepito esclusivamente con i nostri sforzi; la lista “Obiettivo Comune” non ha contribuito alla realizzazione della grafica. All’interno del nostro team è presente un esperto di marketing che ha optato per dare alla grafica un carattere meramente pubblicitario. È logico che sia impossibile comprendere lo scopo di un interno progetto riferendosi unicamente ad un volantino. Il nostro obiettivo è stato quello di spingere più ragazze e ragazzi possibili alla partecipazione, null’altro. Il titolo era pensato come l’elemento atto a colpire e aumentare la curiosità, che avrebbe impegnato la persona a chiedere maggiori informazioni. Per quanto riguarda l’immagine, si è voluto utilizzare un personaggio noto nell’immaginario della cultura pop odierna, visto il target d’età dei destinatari del messaggio. Inoltre, il volantino normalmente è stato condiviso assieme ad un allegato, un messaggio di testo in cui si approfondiscono i temi dell’autodifesa e dello scopo ultimo dei corsi. Stessa dinamica per i post sui vari social, la grafica è sempre stata accompagnata da una descrizione composta dalle medesime parole di spiegazione. Lo scopo della stessa grafica pertanto è anche stato quello di restituire una sintesi del contenuto di quelle righe di testo. Ovviamente, occorre porre particolare attenzione quando si semplicizza un messaggio per renderlo più fruibile. Forse in questo passaggio potevamo essere più puntuali. C’è da dire che il tempo ci è stato tiranno, per cui non abbiamo potuto restituire un lavoro eccellente sotto il profilo comunicativo».
Secondo chi scrive, il discorso sull’autodifesa è legato a doppio filo ad alcune fra le più scottanti tematiche sui cui si costruisce il dibattito pubblico odierno, come la violenza di genere ed il bullismo. Ecco cosa ne pensa il nostro interlocutore.
«È una materia particolare; per quanto si possa essere preparati, non è mai semplice discuterne. A parer mio, si sarebbe dovuto porre uno sforzo ulteriore, soprattutto in merito all’istruzione: organizzare incontri scolastici con lo scopo di presentare il progetto avrebbe reso il lavoro più completo. Il social permette un’ampissima visibilità, ma a volte il messaggio è fraintendibile e lascia il tempo che trova, per così dire. C’è poi stato, come già detto, il fattore tempo ad influenzare il lavoro grafico. Inizialmente, noi della Casentino Combat ci aspettavamo che fosse la lista civica finanziatrice ad occuparsi della comunicazione. Siamo stati avvisati del fatto che dovessimo farci carico di pubblicizzare l’iniziativa pochissimo tempo fa; dunque, si è cercato di chiudere in fretta il lavoro, in modo da riuscire a far girare il volantino almeno una settimana prima dell’inizio dei corsi. Dal punto di vista organizzativo la questione poteva essere gestita in maniera più precisa».
Ma lasciando il discorso sulla fase preparatoria, ecco positive notizie sulla risposta che questa idea ha avuto, con un buon numero di giovani che già si sono iscritti. «Ci sono già state tredici adesioni. Ribadisco che un giro nelle scuole sarebbe di grande aiuto per aumentare i numeri della partecipazione. Sottolineo nuovamente che il corso è aperto a tutti, ragazze e ragazzi, per due motivi: il primo è legato all’importanza dell’inclusione; il secondo riguarda la violenza, che di fatto non si lega solo al genere, ma riguarda purtroppo tutti. Basti pensare ai fenomeni di bullismo presenti ad oggi in quasi tutte le istituzioni scolastiche. Anche se l’incipit dell’idea è stato il tema della violenza sulle donne, la nostra volontà è quella di allargare la possibilità di acquisire strumenti di protezione e tutela dell’incolumità a tutti e tutte. In ultimo mi preme evidenziare un concetto: il nostro corso di chiama difesa personale. Nessuno qui insegna ad attaccare. Sarà nostra responsabilità chiarire in maniera assoluta tale principio e farlo applicare alle nostre ragazze e ragazzi».