di Matteo Bocca – Uno dei parametri che concorrono a stabilire il livello di evoluzione di una società è la capacità di sapersi prendere cura dei più deboli, dei soggetti fragili, indifesi. Una società evoluta ha sviluppato la coscienza critica necessaria ad ampliare l’orizzonte dell’intelletto e dei sentimenti verso gli animali e la Natura, intesa come fragile madre genitrice costantemente minacciata proprio da noi, gli umani, l’unico mammifero esistente chiaramente vocato all’auto estinzione.
Il grande fisico Stephen Hawking, in una delle sue ultime interviste dichiarò che le generazioni future dovranno fronteggiare tre grandi sfide: l’intelligenza artificiale, l’inquinamento e la stupidità umana. Lungi dal voler qui analizzare le prime due, la terza, però, merita una riflessione locale che risulta particolarmente urticante alle persone sane di mente: l’abbandono degli animali. Posto che la maggior parte dei casentinesi sia normalmente dotata della sensibilità utile a provare più amore per il proprio cane che per il vicino di casa, è la minoranza barbara a necessitare invece la denuncia di questo problema che riguarda pochi elementi, come i bulli a scuola, ma che fanno però tanto rumore.
In Casentinistan il problema è grave. Molto grave. Tanto che un semplice confronto, analisi o qualsiasi altro bla bla per annacquare il problema non è più sufficiente. Quello dell’abbandono degli animali è un tema che non può più passare sotto l’uscio del quieto vivere. Non può e non deve più essere tollerato in nome dell’amicizia o della parentela. Va condannato senza mezzi termini e poi denunciato perché val la pena ricordare che l’abbandono di animali è un reato penale sancito dall’articolo 727 c.p.: “Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro”, e lo vogliamo ribadire ancora: chi abbandona gli animali, oltre a essere un maledetto ignorante, è anche un delinquente.
Come se non bastasse la vergogna del bracconaggio (altro reato penale fin troppo diffuso in Casentinistan) di cui tutti sanno e nessuno dice nulla testimoniando la solida tradizione omertosa nazionale, chi abbandona gli animali aggiunge un retrogusto disumano alla comunità nella quale vive e finisce per qualificarla alla stregua di un villaggio del Burundi (detto con il massimo rispetto per gli africani). Gli animali come oggetti da lavoro, come un badile o una mannaia, tanto per citare alcuni strumenti che qualificano ampiamente il livello intellettivo di questi nostri pallidi concittadini.
Si prova francamente una certa vergogna nel vedere le immagini diffuse dagli instancabili operatori del canile consortile del Casentino. Una vergogna rabbiosa perché chi abbandona gli animali sono soggetti che appartengono alla stessa collettività alla quale apparteniamo tutti, stessi doveri e, purtroppo, anche stessi diritti. Si fa veramente fatica a immaginare quale possa essere la sfera affettiva di un soggetto microcefalo che abbandona una madre con otto cuccioli, oppure lega un cane con la museruola a un cancello sotto al sole estivo per farlo morire di stenti. Robe da pelle d’oca, per i lettori normodotati.
Ci sono zone del Casentinistan nelle quali il fenomeno dell’abbandono degli animali è oramai noto e purtroppo più frequente di altre, zone dove troppo spesso gli animali vengono sacrificati sull’altare del “volemose bene”, che tanto c’è la guerra e la pandemia. Ma è proprio questo il punto. Una società evoluta non sospende, non dimentica nemmeno in tempo di guerra i propri valori civili, non abbandona gli ultimi e gli indifesi perché ci sono problemi più grandi da risolvere, perché è proprio questo il momento in cui è indispensabile serrare i ranghi e mantenere l’ordine. Questa è la manifestazione della saggezza e della maturità di un popolo.
La responsabilità di tutto ciò appartiene a tutti, amministratori compresi. Tutti sanno e non si può più tollerare questa pratica inqualificabile, che qualifica però al contrario il livello della società che sceglie di sopportare tutto questo in silenzio. Alcuni sindaci si sono dimostrati molto sensibili a questo argomento; a loro e all’Arma dei Carabinieri va il plauso e il ringraziamento per la costante collaborazione con l’Enpa e per l’attività di indagine e repressione di questa odiosa pratica. Ma altri sindaci, purtroppo, pare non riescano proprio a comprendere che alcuni dei loro esimi concittadini sono invece personaggi senza cervello che vanno educati con l’unica lingua che sono in grado di comprendere: quella giudiziaria. A questi amministratori dedichiamo il famoso cappello conico con le orecchie, nella speranza di poterli recuperare un giorno da dietro la lavagna.
In Casentinistan va tutto bene? Non c’è alcun problema da risolvere nella nostra coscienza collettiva? Non resta che continuare a stare zitti, a credere che tanto non val la pena di dire a un conoscente, un parente, un concittadino che sei un cretino se abbandoni un cane e pensare che, tutto sommato, con i problemi che ci sono, che vuoi che sia un animale abbandonato o torturato. Basta solo andare avanti così, se vi pare.