di Marco Roselli – Che stagioni abbiamo trascorso dal punto di vista delle coltivazioni? Come hanno inciso gli elementi climatici sulla produzione? Proviamo a tracciare un bilancio e a descrivere i motivi delle voci negative.
Climatologia del 2021
Due eventi hanno caratterizzato il 2021: il primo è stato la gelata tardiva del 9 aprile, con punte di -8°C, in un momento delicato per le piante; il secondo è stato il lungo periodo siccitoso estivo, non certo colmato dalle poche piogge di inizio ottobre.
Gli effetti del clima destabilizzato
In un lavoro di analisi trentennale di alcune stazioni meteo presenti nel territorio aretino, richiesto dallo scrivente a seguito dell’evento calamitoso di aprile, l’istituto regionale per la meteorologia Lamma conclude quanto segue:
“Stanno aumentando il numero di giorni con temperature ben oltre la media in estate, mentre il numero di giorni con temperature minori di zero è in calo, sia a livello annuale che nei mesi di marzo e aprile.
Tuttavia è verosimile che le gelate tardive possano produrre danni in aumento, in quanto seguono inverni sempre più miti, che anticipano la ripresa vegetativa”.
Sono fatti ormai noti a tutti, si dirà, ma messi in ordine fanno maggiore effetto e ci obbligano a ripensare il sistema colturale e gli strumenti di difesa attiva e passiva.
Fruttiferi
Annata difficilissima per i fruttiferi proprio a causa delle basse temperature intorno alla fioritura-allegagione. Le drupacee (pesco, albicocco, ciliegio, susino) hanno subito un danno pari al 90% ma anche il pero, tra le pomacee, ha avuto lo stesso decremento. Ciò nonostante le malattie tipiche delle specie sono state presenti, costringendo le imprese ad effettuare trattamenti per difendere le piante.
Olivo
Perché l’olivo non ha prodotto nonostante la bella fioritura di fine maggio? A fine maggio l’olivo, in molti ambienti si era presentato con una bellissima fioritura, tuttavia, come spesso accade, si sono sommati i due fenomeni avversi. La gelata di aprile, anche se a gemme chiuse ma ormai indotte, ha provocato sterilità fiorale e le elevate temperature nell’immediato periodo post allegagione hanno fatto il resto del lavoro. La pianta ha semplicemente deciso che non sarebbe stata in grado di sostenere le olive (anche per le limitate risorse che aveva, in ragione della abbondante produzione dell’anno precedente) e quindi non ha completato la fecondazione, oppure ha “scaricato” i frutticini appena formati.
Vite
La vite Casentino ha avuto una riduzione della produzione a causa della gelata, minore però che in altre zone della provincia, in quanto il germogliamento è avvenuto più tardivamente. La qualità delle uve è stata però ottimale, proprio a causa dell’assenza di umidità, e quindi con minore presenza delle malattie fungine tipiche della coltura.
Castagno
Anche il castagno, che sembrava aver fiorito molto bene, ha dovuto fare i conti con il clima arido estivo, pertanto la produzione è molto ridotta; le castagne e i marroni, nei ricci in cui si trovano, sono poco sviluppati. Anche questa produzione tipica casentinese ha quindi sofferto l’ennesima calamità.
Mais
In irriguo la coltura ha avuto rese normali, intorno ai 100 q/ha mentre in asciutta, non ha portato a termine la pannocchia, quindi la resa unitaria è scarsa se non addirittura assente.
Il mais è una coltivazione che necessita di molta acqua (mediamente un ettaro consuma 4.000 mc per portare a termine l’intero ciclo colturale). In annate siccitose come quella corrente l’Arno e i suoi tributari si riducono notevolmente, creando problemi all’ecosistema fluviale; se si aggiunge il prelievo colturale il bacino Casentinese non può che risentirne. Una soluzione a questo problema sarebbe quella di creare diversi laghetti collinari di raccolta in vari punti lungo l’asta dell’Arno, proposta avanzata fin dagli anni novanta da alcune organizzazioni agricole. Ciò consentirebbe di raccogliere gli eccessi di pioggia autunnali per poi distribuire l’acqua in estate.
In progetti pilota nell’ambito della provincia, tramite stazioni meteo e sensori al suolo, si sono potuti risparmiare da 1.000 a 1.500 mc/ha di acqua.
Foraggere
Leguminose e graminacee foraggere hanno potuto svilupparsi solamente per il primo taglio di maggio-giugno, per poi decadere nei mesi successivi, consentendo una resa ad ettaro cinque o sei volte minore di quella ordinaria che si aggira sui 50-60 q/ha.
Piante ornamentali
Spesso sono le ultime a cui prestiamo attenzione ma in quanto organismi viventi anche loro hanno sofferto l’andamento climatico dell’estate 2021. In particolare possiamo sottolineare il fatto che già a fine luglio molte specie avevano interrotto l’attività fotosintetica a causa delle temperature troppo elevate. Ciò non produce un mero effetto estetico, piuttosto impedisce alla pianta di accumulare zuccheri da utilizzare per la ripresa vegetativa successiva (zuccheri sotto forma di amido sono particolarmente depositati nell’apparato radicale e se ciò non avviene o accade solo in parte si ha una minore capacità di sostegno da parte delle radici). Il reiterarsi negli anni di fenomeni siccitosi, determina infine l’instabilità delle piante, con la possibilità che possano cadere esemplari di grande mole, come purtroppo già avvenuto. Mantenere la struttura dell’albero attraverso potature eseguite con la tecnica del “taglio di ritorno”.
Evitare di potare le conifere su rami superiori ad un anno di età.
Conclusioni
Il clima che cambia sta creando non pochi problemi agli attuali sistemi produttivi ma anche agli ecosistemi in generale; è pertanto necessario trovare alternative colturali e adottare sistemi moderni che consentano di ridurre gli sprechi. Per quanto riguarda il primo aspetto sembra proprio che il Casentino stia ridisegnando una parte dell’agricoltura, vista l’espansione della vite e dell’olivo; per quanto concerne il secondo elemento, appaiono inderogabili investimenti in strumenti evoluti di monitoraggio e gestione della risorsa idrica.