di Terenzio Biondi – Ho sempre avuto la “manìa”, nelle mie giornate di pesca, di risalire il corso dei torrenti fin nei pressi delle sorgenti, in mezzo a castagneti e faggete sterminate, anche se lassù in alto, dove il corso dell’acqua è ridotto a un vero e proprio “pisciolino”, non si trovano più trote. Si possono però fare incontri fantastici con tanti altri abitanti del torrente e della foresta, con fiori meravigliosi e rari, con piante secolari, con tracce di un passato lontano o lontanissimo…
Nei pressi delle sorgenti del Torrente Gravenna, nell’Alpe di Catenaia, esiste un luogo che sa regalarti emozioni uniche: è un enorme prato ai piedi del Sasso della Regina, regno di una natura incontaminata e meravigliosa, con tracce ben visibili di un mondo antichissimo. Un prato letteralmente coperto di fiori dai mille colori.
Fiori bellissimi, come i meravigliosi gigli delle foreste casentinesi di colore arancione sgargiante che spiccano in mezzo a miriadi di fiori selvatici dai colori più tenui, dal bianco purissimo al giallo dalle mille sfumature. Una moltitudine di insetti vi volteggiano sopra e si posano di fiore in fiore, e profumi ora intensi e ora delicati ti invitano a chiudere gli occhi e a sognare. Ai bordi del prato antichi muri fatti con pietre a secco.
È chiamato “orto delle monache” (nella foto) perché nel lontano medioevo era proprio l’orto del monastero del Sasso, che il conte Griffo fece costruire poco dopo l’anno Mille per la figlia, badessa del monastero. Ma – ahimè – le monache sembra non si comportassero troppo bene, tanto che furono cacciate e il loro posto fu preso prima dai monaci benedettini e poi dai monaci camaldolesi, fino a che un terribile terremoto agli inizi del 1400 distrusse l’abbazia, della quale rimangono solo enormi muri in pietra.
Non dovete però credere che le monache si siano definitivamente allontanate dall’Abbazia del Sasso. Tutt’altro! Come raccontano le antiche leggende dell’Alpe di Catenaia, le monache ci sono ancora, perlomeno la notte. Già, la notte – tutte le notti – le monache escono chissà da dove (sembra dai sotterranei dell’abbazia, ancora intatti) e vagano in processione per il prato recitando litanie, mentre un rumore di cavalli al galoppo nelle cime dell’Alpe si avvicina. C’è anche il conte Griffo, trasformato in falco, che ha preso dimora stabile sulla vetta del Sasso della Regina. E da lassù controlla il suo regno e sempre, quando vede estranei nella zona, si alza in volo emettendo versi minacciosi. U
n falco che volteggia alto nel cielo sopra l’orto delle monache io l’ho sempre visto, nelle mie escursioni all’Abbazia del Sasso; non posso invece testimoniare nulla sulle litanie notturne recitate dalle monache in processione o sul rumore di cavalli al galoppo, perché – lo confesso – non ho mai trovato il coraggio di aspettare lassù la notte fonda.
Ma forse un giorno ce la farò. Ho già sentito alcuni amici pescatori un po’ più coraggiosi di me, e in loro compagnia chissà…
(Rubrica I RACCONTI DEL TORRENTE Storie vere, leggende, incontri… nei torrenti del Casentino a cura di Terenzio Biondi)