di Matteo Bocca – Il Dizionario Treccani definisce l’Alchimia come “L’arte che si proponeva la manipolazione e trasformazione dei metalli poveri in oro” oppure, come un “Comportamento, metodo d’azione fondato sulla falsificazione, sull’inganno”. Se gli antichi alchimisti si sono oramai estinti con la scoperta della Fisica, quelli contemporanei sembrano invece proliferare e dalla trasformazione metallurgica sono passati a quella della realtà, molto più semplice e praticabile da chiunque sia disposto a vedere a tutti i costi l’oro dove c’è solo ottone.
In fin dei conti, se al giorno d’oggi c’è ancora gente disposta a credere sul serio che la terra sia piatta, o cava, o che l’uomo non sia mai stato sulla luna, non sorprende che gli alchimisti moderni trovino terreno fertile ove seminare ogni sorta di baggianata. Anzi, attraverso la comunicazione e i social media oggi i nuovi alchimisti si sono moltiplicati al punto tale che dall’era dell’informazione siamo passati in brevissimo tempo a quella della disinformazione. Negare tutto, negare sempre. La negazione e il ribaltamento della realtà come metodo di occultazione dell’evidenza, come strumento per convincere gli stolti a credere a qualunque cosa.
Quando si parla di turismo in Casentino alle volte viene spontaneo provare una certa tenerezza di fronte alla magnificazione dei dati comunicati alla stampa o dichiarati da alcuni amministratori. Recentemente, ad esempio, è stato pubblicato un dato in pompa magna che a prima vista sembra a dir poco sbalorditivo: nel 2021 i turisti in Casentino sono aumentati rispetto all’anno precedente del 40%!
Wow, un risultato strabiliante, se non fosse che dopo il tonfo del 2020 causato dal Covid (-38,46%), il Casentino altro non ha fatto che recuperare ciò che aveva perso e, per dirla tutta, in confronto al 2019 il Casentino è ancora a – 13,87%.
Per capirci meglio: rispetto al 2019, nel 2021 ci sono stati circa 25.000 turisti in meno e se confrontiamo anche il dato del 2018, in linea con il 2019, appare chiaro a chiunque sia dotato di buon senso che in Casentino i numeri sul turismo sono a dir poco ridicoli.
Vogliamo capirci ancora meglio? Nel report relativo alla frequentazione dei 28 ambiti turistici della Toscana, il Casentino si trova al quarto posto, partendo dalla fine. Peggio del Casentino vanno solo gli ambiti di Amiata, Lunigiana e Valtiberina. Non proprio un motivo di vanto. E dire che il Casentino potrebbe ambire a ben altri posti nella classifica: borghi tra i più belli d’Italia, castelli, foreste patrimonio Unesco, un Parco Nazionale e invece nemmeno una bandierina arancione del Touring Club Italiano. Ce ne sono 38 in Toscana, tre nella provincia di Arezzo: Anghiari, Lucignano e Castiglion Fiorentino. In Casentino: zero. Un vero primato anche questo.
D’altronde l’esaltazione di numeri inesistenti è un sport praticato a livello professionale da queste parti: si parla di enorme successo per una ciclopista ancora da finire senza dare alcun numero a supporto di tanto orgoglio. Non esistono infatti dati a disposizione per affermare che i pochi tratti percorribili della Ciclopista siano oggetto di assalto da parte dei turisti, ma a sentire gli amministratori pare facciano tutti a botte per percorrerla. E pensare che non è nemmeno inserita nel circuito EuroVelo proprio a causa delle diverse criticità emerse, ma anche questo non importa ai nostri entusiasti amministratori: la Ciclopista è un successo e lo garantiscono loro, sulla parola.
E sempre sulla parola, a sentire gli amministratori anche i progetti legati alle Aree Interne pare siano stati un successo straordinario. Pare, perché il previsto sito internet dal nome altisonante “Agorà dei Monti dello Spirito” che avrebbe dovuto “Portare a conoscenza (della popolazione, n.d.r.) il percorso di realizzazione della strategia attivando così azioni di monitoraggio di comunità utili a misurare le ricadute degli interventi” non è mai stato attivato, e non è quindi dato sapere come e dove siano stati spesi questi soldi, o quali grandi progetti siano stati attuati per incrementare il turismo casentinese. Qualcosa evidentemente non deve essere però andato per il giusto verso, altrimenti non si capisce come mai dal 2019 al 2021 dal Casentino siano spariti 25.000 turisti al netto della pandemia.
Per non parlare poi della Museo Card, presentata come una straordinaria operazione che avrebbe riempito i musei e attirato turisti da ogni dove. Quante ne sono state vendute? Non si sa, perché da nessuna parte si trova uno straccio di numero che possa supportare l’incredibile successo dichiarato dagli amministratori.
Alchimie, manipolazioni, interpretazione dei numeri come se la matematica fosse un’opinione e non una scienza che inchioda il Casentino al fondo della classifica degli ambiti turistici della Toscana. I dati e i numeri sono a disposizione di chiunque voglia consultarli, basta andare nella sezione statistiche relative al turismo sul portale della Regione Toscana per farsi un’idea e magari due conti per capire in che modo gli alchimisti contemporanei siano in grado di trasformare ottone in oro, o quanto meno provino a farcelo credere.
Vien da sospirare di fronte ai dati pubblicati da ISTAT relativi ai Comuni che hanno registrato i maggiori incrementi turistici nello scorso anno: il microscopico Comune di Limone del Garda, 1.200 anime in provincia di Brescia, nel 2021 ha ospitato 714.000 turisti con un incremento (reale) del 90% rispetto al 2020, anche se pure loro hanno scontato le perdite fisiologiche dovute al Covid rispetto al 2019. D’altronde, anche l’Osservatorio Nazionale del Turismo Italiano lo certifica con parole chiare “I dati turistici dell’Italia relativi al 2021 sono in generale miglioramento, ma siamo lontani dai numeri del 2019”. Chiaro e semplice: in Casentino è successo quello che mediamente si è verificato nel resto del paese. Anzi no, perché a voler ben guardare i movimenti dei turisti, quello del 2021 avrebbe dovuto essere l’anno della montagna, dei luoghi all’aria aperta, delle località dove si respira aria sana, ma alla luce dei dati casentinesi, pare che i turisti abbiano effettivamente scelto la montagna, ma da un’altra parte, altrimenti non si spiega dove siano andati i 25.000 turisti che mancano all’appello rispetto al 2019.
Quello di Limone del Garda è stato un miracolo? Certo che no, trattasi di serie politiche di sviluppo turistico, pianificate, condivise e attuate in modo sistematico per fronteggiare la crisi postpandemica, ma viene da piangere al solo pensare che in un comune grande meno di Chiusi della Verna sia passato quasi il quintuplo dei turisti transitati per l’intero Casentino.
La magia, l’illusionismo, la prestidirigiribirizzazione signori, direbbe Silvano, il mago da Milano. Sarebbe più facile e divertente ascoltare Raul Cremona nella sua interpretazione piuttosto che assistere allo spettacolo di magia dei numeri proposti dagli amministratori Casentinesi. La verità è che purtroppo in questa valle manca una visione reale di ciò che è divenuto il turismo moderno. In Casentino i cosiddetti progetti turistici altro non sono che scatole vuote costruite per fini elettorali, e a tale scopo spacciati per mirabolanti investimenti che si dimostrano invece flop clamorosi. I numeri parlano chiaro, e la matematica non è un’opinione.
Alchimia, alchimia portami via, magari in Danimarca, dove chi si candida a una carica pubblica lo fa al massimo per dieci anni (perché i danesi hanno capito da tempo che chi si attacca alle poltrone mette radici pericolose per la società), presentano un programma elettorale come avviene anche qui, solo che a differenza del nostro disgraziato Paese, se il candidato una volta eletto non mantiene le promesse, dovrà spiegarlo ai futuri datori di lavoro perché rimarrà impresso nel suo curriculum come una macchia indelebile. Non resta che attendere e sperare. Nel frattempo: Signore e Signori… Sin Salamin!