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domenica, 24 Novembre 2024

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Alla conquista del sonno (parte prima)

di Antonella Oddone – Il bambino che dorme poco o male, che si sveglia spesso, che non vorrebbe mai addormentarsi… sono problemi frequentissimi capaci di mettere in crisi il ménage familiare. La qualità del sonno dipende sia dal temperamento del bambino che da fattori relazionali e ambientali che possono interferire con la routine giornaliera, per esempio il ritorno al lavoro della mamma, l’inserimento al nido, conflitti genitoriali, viaggi e vacanze. Anche l’acquisizione di importanti tappe evolutive come il linguaggio e la deambulazione, sempre associate ad emozioni contrastanti (desiderio d’indipendenza e desiderio costante di rassicurazione e guida da parte dei genitori), possono disturbare la tranquillità del sonno. Capire come si struttura il sonno del bambino e che differenze ci sono con quello dell’adulto può aiutare a risolvere qualche dubbio e rasserenare genitori esausti.

Le età del sonno: Il neonato I ritmi sonno-veglia di mamma e bambino si sincronizzano fin dalla vita fetale. Il neonato dorme tantissimo, dalle 16 alle 18 ore al giorno, e il sonno è distribuito uniformemente durante le 24 ore. Esistono però grandi differenze tra un bambino e l’altro, già a questa età si può prevedere chi diventerà un dormiglione e chi dormirà pochissimo: alcuni bambini dormono 20 ore, mentre per altri sono sufficienti 14 ore; alcuni iniziano a fare un sonno continuativo durante la notte, altri si svegliano ogni 30-60 minuti. Non c’è nessuna differenza tra il giorno e la notte, e questo si spiega con il fatto che la produzione di melatonina (l’ormone che induce il sonno) inizia intorno al terzo mese; inoltre l’orologio ipotalamico che regola il sonno è immaturo nei primi mesi. Il neonato passa metà del sonno in fase REM, quella con i sogni, a riprova del legame fortissimo del sonno con l’apprendimento. La quantità di sonno REM diminuisce con l’età fino ad arrivare al 25% nell’adulto e ancora meno nella vecchiaia. I cicli del sonno durano molto poco, intorno ai 50 minuti (nell’adulto due ore) e sono seguiti dal risveglio. Per questo sembra che il bambino non dorma mai: in realtà, soprattutto il primo mese, dobbiamo soddisfare i bisogni primari, che non sono solo mangiare e dormire, ma anche e soprattutto ricerca di coccole e contatto, giorno e notte. Il sonno REM del neonato è molto leggero, intercalato da brevi risvegli e addormentamenti immediati, con movimenti di nicchiamento e mugolii. L’errore più frequente è quello di confondere questi periodi di sonno agitato con periodi di veglia, prendere in braccio il bambino, parlargli o cercare di dargli da mangiare.

Quarto-sesto mese di vita Un momento cruciale è intorno al quarto-sesto mese, quando il bambino percepisce di non essere più una cosa sola con la mamma ma, grazie al processo di individuazione-separazione, capisce che la mamma è “altro da sé”. Nasce da qui l’ansia da separazione e anche bambini che avevano cominciato a dormire con regolarità si svegliano e cercano il contatto con la mamma. Il segreto è: non accendere la luce, parlare sottovoce, cercare di non offrire subito il seno perché il motivo del risveglio non è la fame. Se il bambino piange i genitori gli andranno vicino per rassicurarlo, ma cercando di distrarlo il meno possibile, senza toglierlo dal letto (sempre che non dorma nel lettone) senza accendere le luci forti, parlando poco e nel tono più basso possibile, spiegando che lasciandolo solo non lo stanno abbandonando ma gli stanno insegnando a dormire. A questa età i bambini devono cominciare a capire che la notte è fatta per dormire e non per mangiare, dovranno imparare a riaddormentarsi da soli, come più tardi impareranno a mangiare e camminare, quindi non fatevi venire sensi di colpa se li lasciate piangere un pochino!

Tre-quattro anni Altro momento cruciale sono i tre-quattro anni, età in cui si ridistribuisce il sonno non-Rem e scompare la necessità del sonnellino pomeridiano. Non è scontato che vada tutto liscio, ma dopo un rodaggio che può durare alcuni mesi, il bambino sarà sveglio e vispo per tutta la giornata! La cosa positiva, quando scompare il sonnellino pomeridiano, è che la potenza del sonno non REM si trasferisce alla notte e quindi «di notte» il bambino tende finalmente a non svegliarsi più.

Cinque-Dodici anni Il momento d’oro del sonno è l’età tra 5 e 12 anni: il sonno evolve verso le caratteristiche dell’adulto con durata tra otto ore e nove ore e mezzo, la struttura del sonno è più stabile, scompare proprio del tutto il sonno diurno; l’addormentamento è rapido e l’orario di addormentamento ritarda progressivamente mentre l’orario di risveglio rimane fisso.

Adolescenza Infine l’adolescenza: gli adolescenti non andrebbero mai a letto perché il picco di secrezione di melatonina è spostato di due-tre ore; inoltre in questo periodo, a causa degli intensi movimenti ormonali, si riduce sensibilmente il sonno non REM, quello profondo.

DOTT.SSA ANTONELLA ODDONE Medico pediatra

ESSERE L’Equilibrio tra Benessere, Salute e Società

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