Giovanni Battista Donati Presidente di Confartigianato e Andrea Sereni Presidente di CNA sono molto preoccupati e non ne fanno mistero.
“Siamo al terzo anno di crisi e la nostra economia si avvita su se stessa. Uno degli effetti più deleteri è la chiusura di molte aziende che impoverisce il nostro sistema economico, la nostra capacità di creare ricchezza e che, evidentemente, porta ad una contrazione dei consumi”.
Uno dei meccanismi maggiormente impiegati in momenti di crisi aziendali è il ricorso al concordato preventivo. Alcuni dati mostrano con evidenza la gravità della situazione.
“Da quando è scoppiata la crisi – rilevano i Presidenti di CNA e Confartigianato – l’aumento dei fallimenti è stato sensibile: 48 nel 2008, 61 nel 2009, 91 nel 2010, mentre nel 2011 si era “scesi” a 66. Ma ai fallimenti vanno aggiunti i dati dei “concordati preventivi”, che evitano il fallimento vero e proprio, ma segnano comunque la fine di un’attività. Ebbene sono stati 24 nel 2010, 18 nel 2011 e nel solo primo semestre del 2012 balzano a quota 71”. Roba da non fare dormire la notte.
Non una ma molte domande sorgono spontanee a Sereni e Donati.
In un periodo come questo, in cui le aziende più strutturate tendono a usufruire di questa opportunità, quali sono le conseguenze sul mondo delle piccole e micro imprese subfornitrici o/e prestatrici di servizi?
Le nostre piccole aziende hanno la capacità economica, legale ed organizzativa per far valere i propri interessi o vengono considerate l’agnello sacrificale di una politica della comunicazione che vede solamente i grandi numeri?
Il legislatore ed i governanti italiani (tutti professori che vedono solo un mondo di grandi numeri) hanno la capacità di capire che il nostro sistema a rete diffusa deve essere salvato perché altrimenti crolla l’apparato economico?
Ed una volta crollato il sistema a rete, gli ammortizzatori sociali per i nostri dipendenti che le parti datoriali e sindacali hanno autonomamente creato, saranno sufficienti a reggere?
Non prendiamo poi in considerazione le esigenze degli artigiani e dei piccoli imprenditori che in questa Italia non sono ritenuti degni di nessuna tutela sociale ma anzi dai grandi giornali nazionali sono individuati solo come evasori fiscali.
“Nessuno ha la bacchetta magica per poter risolvere immediatamente questa situazione- concludono i Presidenti di Confartigianato e CNA – salvo fare una politica di assoluto controllo della spesa pubblica abbattendo tutti gli sprechi veri, reali ed enormi. Siamo un paese in cui la spesa pubblica ed il peso fiscale supera il 55% con 5 o 6 corpi di polizia, 5 gradi di governo, un numero infiinito di enti inutili, lavori pubblici che come il vino più invecchiano e più costano, la giustizia civile con tempi biblici ma i giornali, i mass-media in generale le istituzioni, la politica mettono in atto una serie di armi di distrazione di massa discutendo solamente di Province, di scontrini fiscali, della cattivissima canc