Prosegue questo fine settimana la rassegna “Appuntamenti d’Autunno” al Teatro Dovizi di Bibbiena, con la doppia replica della più recente produzione di teatro serale della compagnia NATA: “Annunziata detta Nancy”, di e con Riccardo Goretti, uno spettacolo coprodotto, oltre che dalla NATA, dal Kilowatt Festival (Premio Ubu 2011 al progetto), e distribuito dai giovani e arrabbiati Fonderia CultArt, un monologo che si snoda come un racconto epico e familiare nello stesso tempo, ricordando per certi versi i lavori di Ascanio Celestini o Saverio La Ruina.
Dalle ore 21:00 di Sabato 13 e di Domenica 14 il sipario del Dovizi si alzerà quindi sulla storia personale di Annunziata e della sua famiglia, una storia raccontata con passione e ironia da Goretti, nipote proprio dell’omonima protagonista.
Forte di una professionalità e di una padronanza del palcoscenico invidiabili, Goretti, con il solo artificio della parola farà vivere alla platea del piccolo Teatro di Bibbiena il piacere del racconto, il lento dipanarsi di una storia che è allo stesso tempo molte storie: delicata, dolce, a tratti brutale o insensata, commovente e spassosa al tempo stesso, come solo le grandi storie o, le grandi vite, sanno essere.
Queste le parole di Riccardo Goretti sul suo progetto: Questo spettacolo, inutile nasconderlo, nasce dalla mia esperienza di indagatore umano fatta con la compagnia de Gli Omini. Per anni ho girato l’Italia in lungo e in largo intervistando perfetti sconosciuti, cercando di capirne a fondo caratteristiche, sfaccettature, dubbi, sogni e paure. La buonuscita da questa avventura è stata la voglia di rivolgere la lente d’ingrandimento su di me. L’ho fatto. E’ risultato che non sono interessante. Allora ho parlato con la mia famiglia, una cosa che avrei dovuto fare da tempo.
Ne è uscito un percorso lineare di corpi, parole e musica che va dal 1923, anno di nascita di mia nonna, l’unica nonna ancora viva che ho, al 1979, anno di nascita del poco interessante autore. Con snodi nel 1951, anno di nascita di Angiolo, mio padre (o, per meglio dire, “i mi’ babbo”), e nel 1969, anno di incontro dei miei genitori. Per conservare la linearità cronologica del secolo breve, che poi tanto breve non fu, ho voluto seguire questo schema. Il resto è storia facile: per giorni ho intervistato la mia famiglia, riascoltato, sbobinato, sistemato… cambiato il meno possibile delle “frasi originali”. Quasi nulla.
Il testo è una traslitterazione più o meno fedele all’effetto sonoro del dialetto stiano (Stia, AR) per mia nonna e mio padre (anche se quest’ultimo si è sforzato di essere il più “ripulito” possibile… sarà forsanche che è maestro elementare e vuol dare il buon esempio…), e di quello bibbienese (Bibbiena, AR) per mia madre. Per fortuna, non sono veri e propri dialetti: hanno una calata specifica, quella sì, e molte storpiature dell’italiano corretto. L’idea di offrirmi come pagina bianca di un diario di vita scritto da loro mi è venuta naturalmente. E di questo sono già contento così.
Il fine settimana successivo il Teatro Dovizi ospiterà invece “I Ragazzi del ‘99” della giovane compagnia La Filostoccola, in scena a partire dalle 21:00 di Sabato 20 Ottobre.
Inizio Spettacolo: ore 21, 00
Ingresso: 10 euro
Per info e prenotazioni: 335 1980509