di Sefora Giovannetti – DADA sta a significare ambienti per didattiche di apprendimento È un modello educativo strutturato in questa maniera: i docenti non si spostano più da una aula ad un’altra a seconda del proprio orario di insegnamento, ma sono gli alunni a spostarsi In base alle materie. In sostanza viene superato il vecchio concetto di aula che nel nostro sistema di insegnamento è fisso e costante per tutto l’anno scolastico per trasformarsi invece in un ambiente che ha una sua struttura specifica in base alla materia che viene insegnata. Tale modello educativo nasce nel nord Europa e piano piano si sta diffondendo in altri paesi fino a raggiungere anche l’Italia.
Le aule che si vengono a creare quindi non sono identificative di un gruppo classe ma sono suddivise per materie e gli studenti non si sentono più di appartenere ad un unico luogo, ma si spostano continuamente durante la mattina. In questo modo gli insegnanti possono usufruire di una loro aula personalizzata allestita in base alle peculiarità ed esigenze della materia insegnata. Tale progetto (DADA) avrà inizio dal prossimo settembre, una delle prime scuole che adotterà tale modello educativo si trova in provincia di Salerno ed è una scuola secondaria di primo grado, il metodo verrà poi esteso successivamente ad una rete di scuole che si è formata nel 2015 e comprende circa 200 istituti comprensivi. Ovviamente un tale cambiamento è stato fattibile attraverso l’impegno di tutti i professionisti che gravitano all’interno della scuola: dagli insegnanti, al personale ATA e, ovviamente, il dirigente scolastico.
I professori hanno dovuto seguire corsi di formazione per comprendere al meglio i cambiamenti che avverranno con il nuovo metodo educativo: le lezioni avranno nuovi orari, saranno organizzate con un andamento biorario. Ma anche la fisicità della stessa struttura scolastica dovrà subire dei cambiamenti, verranno costituite delle zone suddivise per ambiti disciplinari ed ogni ambito sarà contraddistinto da colori diversi per facilitare l’identificazione delle zone. Ogni aula verrà corredata di elementi imprescindibili per la materia, ci saranno aule con una struttura specificatamente laboratoriale, aule fornite di strumenti multimediali 2.0 ed altre ancora munite di librerie, vocabolari, utili all’approfondimento di materie umanistiche.
Ovviamente oltre al cambiamento dei luoghi fisici dovranno attuarsi anche cambiamenti in ambito prettamente didattico, verrà sempre meno dato spazio alla tradizionale lezione frontale per seguire invece logiche costruttivistiche, collaborative ed inclusive. L’arredo dell’aula verrà concepito in modo versatile e flessibile, come del resto anche il posto in cui dovranno sedere gli studenti. L’aula così modificata sarà l’espressione evidente e tangibile del nuovo cambiamento. Molti sostengono che questo nuovo luogo di apprendimento possa essere in grado di rispondere in modo efficace ai bisogni formativi delle nuove generazioni poiché verrà dato spazio a un processo di apprendimento laboratoriale, strutturato in gruppi, con canali più o meno formali.
La modalità didattica avrà senza dubbio una caratteristica meno rigida e più, passatemi il termine, liquida. Spero che l’evidente entusiasmo iniziale che è più che giusto, porti a risultati tangibili. Tutte le innovazioni appena descritte saranno sicuramente positive purché apportino significativi miglioramenti in ambito didattico e ciò non è affatto scontato. Da molto tempo si parla del superamento della lezione frontale, vengono impartiti continuamente agli insegnanti corsi e corsi di formazione su tale argomento, ma effettivamente ad oggi nelle scuole italiane ancora la lezione frontale la fa da padrona.
Questa forse sarà l’occasione buona per poter compiere un passo in questo ambito e poter approdare a nuovi modelli educativi che sappiano recuperare ciò che di buono c’è stato nella vecchia metodologia apportando modifiche e nuovi sviluppi grazie alla nuova.
SEFORA GIOVANNETTI Docente scuola secondaria di primo grado Rassina
(Rubrica SCUOLA SOCIETA’ sognando futuri possibili di Sefora Giovannetti e Mauro Meschini)