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domenica, 24 Novembre 2024

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Badia Santa Trinità

di Simone Borchi – Il progetto “Lago degli Idoli” non era il risultato di un’attività eccezionale, ma il primo gradino dell’iniziativa “Archeologia in Casentino” che la Comunità Montana aveva inserito, su mia proposta, a partire dal 2003 nel proprio Piano di sviluppo economico-sociale. L’idea nasceva dalla consapevolezza che la gestione del patrimonio agricolo-forestale regionale, esteso sul 15% del territorio degli allora 13 comuni casentinesi, coinvolgeva non solo valori e interessi forestali, agro-pascolivi, turistici, ma anche emergenze culturali legate a siti di interesse archeologico e storico. Indagare questi siti e divulgare i risultati poteva valorizzare l’offerta turistica, l’immagine del territorio e lo stesso senso di appartenenza dei residenti.

Tra il 2003 e il 2008 il Lago degli Idoli aveva coinciso con l’avvio e il consolidamento di “Archeologia in Casentino”, per la cui continuazione occorreva valutare altre ipotesi progettuali in possesso dei requisiti di pluridisciplinarietà, multifunzionalità, miglioramento forestale e ambientale, promozione economica e divulgazione culturale. Dopo essermi confrontato con il presidente del Gruppo Archeologico Casentinese Massimo Ducci e con Alfredo Bresciani, dottore forestale mio collaboratore che aveva appassionatamente contribuito al progetto Lago degli Idoli, proposi alla Giunta della Comunità di attivare dal 2009 il progetto “Badia Santa Trinita”, costruito attorno ai ruderi dell’antica Abbazia immersa nei boschi del Pratomagno in Comune di Talla. Qui importanti beni archeologici medievali si uniscono all’opportunità del recupero edilizio di un fabbricato rurale, con adeguamento della viabilità forestale di accesso, e ai miglioramenti forestali in corso, ai quali doveva essere associata anche una componente paesaggistico-monumentale in modo da dare rilievo ai resti della chiesa abbaziale e agli scavi. Va infatti ricordato che pochi anni prima del trasferimento della gestione del demanio alla Comunità Montana, avvenuto nel 1977, l’Ispettorato forestale di Arezzo aveva rimboschito le pendici attorno alla Badia, con opera sicuramente meritevole, ma la piantagione di Duglasia attorno ai resti del monumento l’ha col tempo oppresso e reso scarsamente visibile, reclamando il ripristino di uno spazio aperto dominato dai ruderi della chiesa abbaziale.

Com’è noto, le origini della Badia Santa Trinita sono collocate alla fine del X secolo, con un’espansione territoriale sui versanti valdarnese e aretino del Pratomagno che raggiunse l’apice nel XIII, con successiva decadenza fino all’annessione nel 1425 all’Abbazia di Vallombrosa e un rapido degrado culminato nell’esproprio napoleonico del 1810 con vendita ai marchesi Corsi di Firenze, cui subentrarono nel 1811 i Cassi di Capraia. Questi costruirono allora, riutilizzando gli abbondanti materiali lapidei rovinati sul posto, una casa colonica, tuttora esistente anche se in precarie condizioni, che può essere trasformata in rifugio custodito, non solo per offrire servizi agli escursionisti, ma anche per garantire la vigilanza permanente del sito. Questo infatti era stato continuamente spogliato, in particolare dei numerosi manufatti in pietra, sfruttando le mulattiere e piste percorribili con fuoristrada. La Giunta approvò la mia proposta con deliberazione n.1 dell’8 gennaio 2009, con l’intenzione di coinvolgere, oltre alla Regione e al Gruppo Archeologico, il Comune di Talla, la Provincia, la Soprintendenza ai monumenti di Arezzo e l’Università di Siena-Arezzo, che aveva effettuato fra il 1999 e il 2001, sotto la direzione di Elisabetta De Minicis, alcuni saggi di scavo all’interno e all’esterno della chiesa.

La prima fase del progetto prevedeva, dopo la ricognizione della documentazione esistente e degli interventi pregressi sulle strutture, – la progettazione del miglioramento della strada forestale di accesso – l’individuazione di massima degli interventi realizzabili e dei relativi costi e ipotesi di copertura finanziaria – la realizzazione degli interventi forestali finanziabili direttamente dal settore agricoltura e foreste – la richiesta alla Regione di finanziare l’adeguamento della strada forestale di accesso.

In attuazione del progetto approvato, chiesi alla Regione di finanziare come “intervento a carattere straordinario”, quindi con risorse aggiuntive a quelle correnti, la progettazione dell’adeguamento della viabilità Anciolina-Badia, interamente nella proprietà regionale, e Fonte Cavallari-Badia, in parte ricadente su proprietà private. La Regione con decreto 3224 del 26 giugno 2009 assegnò € 14.545,00 che furono da me prontamente impegnati, tramite la vigente convenzione con la cooperativa DREAM Italia di Pratovecchio, per redigere il progetto esecutivo e consentirne la presentazione per chiedere il finanziamento “a carattere straordinario” sul bilancio 2011. L’ing. Enrico Pietrantonio consegnò il progetto con le caratteristiche concordate, consentendomi di presentarlo alla Regione in tempo utile, anche se il decreto fu approvato solo il 6 dicembre 2011, finanziando un primo stralcio di € 160.000,00.

Si trattava comunque di risorse sufficienti a migliorare i tratti di strada non idonei e, in particolare, quello che conduceva alla passerella sul torrente, la verifica e messa in sicurezza di questa, il tratto terminale fino allo spazio occupato dall’area archeologica. Quest’ ultimo doveva essere allargato a monte, costruendo un muro di contenimento, allo scopo di far transitare un autocarro con botte per il cemento, adottato come ipotesi di lavoro per dimensionare la carreggiata, la passerella e l’andamento stradale.

L’avere ottenuto il finanziamento per l’adeguamento della viabilità forestale rendeva possibili le fasi successive del progetto, con il coinvolgimento anche di altri soggetti finanziatori e detentori di competenze specifiche quali Provincia, Soprintendenza, Università, Gruppo Archeologico. Si prospettavano quindi scavi e ricerche archeologiche definitive, che sanzionassero l’esaurimento del sito come avvenuto per il Lago degli Idoli, nuovi e duraturi restauri dei ruderi medievali, il restauro e riuso dell’edificio rurale con destinazione a rifugio escursionistico vigilato, garantendo il supporto agli escursionisti e costituendo un forte deterrente contro i furti. Poteva essere ripensato un itinerario pedonale che unisse la Badia alle varie frazioni del Comune di Talla, quali Pontenano, Capraia, Faltona, e a quelle di Carda e Calleta nel Comune di Castelfocognano. I ruderi dell’Abbazia potevano, come accade per San Galgano, divenire luogo di rappresentazioni teatrali e musicali in un contesto suggestivo e unico, costituendo un ulteriore e originale anello di quella mirabile catena di monasteri e conventi casentinesi.

Tutto questo era ormai a portata di realizzazione, gli auspici avevano ceduto il posto alle idee, queste al progetto e ora poteva iniziare la sua realizzazione, invece il 31 dicembre 2011 si estingueva la Comunità Montana e subentrava l’Unione dei Comuni che, per legge, ne avrebbe dovuto continuare e completare tutte le iniziative in essere, mentre la prima azione fu lo smantellamento della struttura, abolendo e smembrando il settore agricoltura e foreste (che costituiva il 70% dell’Ente).

Comunque il progetto, approvato dalla Giunta nel 2009 e quindi vincolante, avrebbe dovuto continuare, l’adeguamento della strada forestale già finanziato doveva essere realizzato, qualcuno si doveva occupare di questi interventi, invece… niente! Nessuno ha più parlato del progetto, il finanziamento di € 160.000,00 sarà stato utilizzato per altre cose, magari previa autorizzazione regionale, e la sensazione è che i sindaci dell’Unione non sappiano nulla di tutto questo. Sono lontani i tempi di quando, nel 1972 il sindaco di Talla Gianfranco Giannini collaborava a una pubblicazione sul suo Comune, auspicando che alla Badia fosse restituito “parte del suo antico splendore”.

Intanto la Badia Santa Trinita aspetta e qualcuno dovrà dare una risposta!

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