di Elisa Mugnai – Cos’è l’ADHD? “È l’acronimo di “Disordine di Attenzione e Iperattività” (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), esposto in Diagnostic and Statistical Manual Of Mental Disorder – DSM V. L’ADHD è un disordine dello sviluppo neuropsichico del soggetto, le cui manifestazioni, che si presentano prima dei 7 anni di età, non sono causate da ritardo mentale, ma da difficoltà oggettive nell’autocontrollo. I soggetti che presentano ADHD possono essere impulsivi, ipermotilici, instabili, non riescono a seguire, a interessarsi e a portare a termine le attività intraprese…” (tratto dal dizionario di Pedagogia Clinica).
L’eziologia è multifattoriale:
-fattori prevalentemente genetici che interessano il funzionamento del sistema nervoso centrale e diversi neurotrasmettitori e fattori ambientali che intervengono modulando tale predisposizione;
-fattori anatomici-funzionali (una riduzione del volume della corteccia prefrontale);
-fattori non-genetici (complicanze, fumo e alcool in gravidanza etc.)
Come si manifesta?
Secondo il DSM-5, con sei o più dei sintomi di disattenzione oppure sei o più sintomi di iperattività-impulsività o entrambi; per almeno sei mesi con intensità che provoca il disadattamento e contrasta con il livello di sviluppo. Nel percorso del bambino si osserverà una eccessiva attività motoria già dalla primissima infanzia, il disturbo viene spesso diagnosticato per la prima volta durante la scuola primaria, quando l’adattamento scolastico risulta compromesso. Bambini che hanno difficoltà a mantenere la concentrazione, facili a distrarsi, che si muovono in continuazione sulla sedia o corrono da una da una parte all’altra senza una meta. Bambini che non portano a termine i compiti previsti, che si annoiano facilmente e che passano da un’attività all’altra molto velocemente. Sono bambini spesso impazienti, che reagiscono di impulso senza pensare alle conseguenze e molte volte si trovano rifiutati dal gruppo dei pari perché sono aggressivi o non rispettano le regole. Spesso accade che di fronte ai propri figli, diagnosticati con ADHD, molti genitori si sono arresi e spesso perdono la calma e si trovano in difficoltà a gestire la situazione.
Alcune volte nell’ambito familiare si riscontrano interazioni negative tra di essi specie perché la variabilità del quadro sintomatologico del soggetto porta spesso i genitori a credere che tutto il comportamento inopportuno sia volontario. I risultati scolastici sono spesso compromessi e svalorizzati e comportano tipicamente conflitti con la famiglia e con le autorità scolastiche. Un’inadeguata applicazione a compiti che richiedono sforzo protratto è spesso interpretata dagli altri come indice di pigrizia, di scarso senso di responsabilità e di comportamento oppositivo. Le caratteristiche secondarie dell’ADHD portano ad uno scarso rendimento scolastico che va a compromettere gli apprendimenti e una bassa autostima e scarsa opinione di sé. Questo anche a causa delle ripetute esperienze di insuccesso e con conseguenze importanti nella sfera relazionale-sociale. L’intervento per l’ADHD deve basarsi su un approccio multimodale che combina interventi psicoeducativi e psicosociali.
“Di fronte a queste manifestazioni, le quali concorrono alla controversia diagnosi in ADHD (Disturbo da Deficit dell’Attenzione/iperattività) occorre una valutazione attenta delle potenzialità, abilità e disponibilità capace di descrivere le caratteristiche peculiari della persona, l’ambiente dove vive, i fattori di mantenimento ecc. e progettare un intervento adeguato capace di migliorare il funzionamento globale del bambino” (tratto da Centro Studi Kromos).
Il pedagogista Clinico® con formazione in ADHD può progettare interventi di aiuto mirati per il bambino, per la sua famiglia e per la scuola. Questo favorirà il sostegno alla coppia genitoriale e creerà un’alleanza con gli insegnanti favorendo così un percorso sinergico e coerente per il benessere del bambino.
Dott.SSA ELISA MUGNAI
Pedagogista Clinico® iscritta ANPEC
mugnaielisapc@yahoo.com – tel. 333.1286027