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martedì, 14 Gennaio 2025

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“Bugiardi e ladri, sarete buttati giù dalle scogliere di Vertelli!”

di Terenzio Biondi – Quand’ero ragazzetto, tanti anni fa, andava di moda a Strada in Casentino un detto chi mi faceva paura, una frase che gli adulti rivolgevano ai ragazzi che avevano detto qualche bugia o compiuto qualche furtarello, con lo sguardo minaccioso e il dito indice della mano destra puntato sulla fronte del malcapitato: “Bugiardi e ladri, sarete buttati giù dalle scogliere di Vertelli!”.

C’eravamo informati da Gigione, che di mestiere faceva il pescatore e conosceva come le sue tasche il Torrente Scheggia ai piedi delle scogliere di Vertelli; e la sua descrizione delle scogliere ci aveva impressionato: enormi parete rocciose a picco sul torrente per decine, centinaia di metri. Sì che bisognava stare molto attenti, se si andava a lavorare nei boschi o nei campi di Vertelli sopra la scogliera, a non fare la fine di quel somarello – ci aveva detto sempre Gigione – che l’anno passato era scivolato mentre tornava a casa con due balle di castagne sulla groppa ed era stato ritrovato il giorno dopo presso la Pozza del Misurino morto, sfracellato, irriconoscibile… Che paura, ragazzi! Eravamo anche andati – io, Claudio e Beppe – a chiedere chiarimenti al cappellano don Luciano, perché qualche bugia la dicevamo e qualche furtarello ogni tanto ci capitava di farlo.

Specialmente a giugno, quando maturavano le ciliegie, e i fantastici ciliegi di Santiolo erano ai bordi del campo proprio ai confini con la strada; o in autunno, quando maturavano le mele neste e – guarda caso – tanti meli di Rosignolo erano nel ripido campo sotto la casa e qualche mela ruzzolava sempre nella fossetta a lato della via. “Mica sarà, don Luciano – gli avevamo chiesto – che rischiamo che il buon Dio si arrabbi e ci butti giù dalle scogliere di Vertelli?”.

Don Luciano si era messo a ridere e ci aveva rassicurati: il buon Dio non aveva mai e poi mai buttato nessuno giù dalle scogliere di Vertelli, e se ogni tanto qualche ciliegia o qualche mela ce la mangiavamo bastava che poi lo si dicesse a Rosignolo o a Santiolo, e gli si portasse, quando andavamo a pescare, un po’ di laschette e di ghiozzi da friggere per pareggiare il conto. Cosa che da allora noi cominciammo a fare puntualmente.

Quando, dopo qualche anno, ormai grandicelli, si cominciò ad andare a pescare nello Scheggia ai piedi di Vertelli, allora finalmente le vedemmo, le scogliere di Vertelli. Bellissime! Enormi massi lunghi decine di metri, di un colore bianco splendente circondato dal verde del bosco. E meravigliose le tante pozze sotto la scogliera, con acqua limpidissima, lunghe anche decine di metri e profonde fino a tre-quattro metri (ma non c’erano problemi: tutti e tre sapevamo nuotare benissimo, giacché avevamo imparato tutte le tecniche del nuoto nella pozza di Sant’Anna dai ragazzi più grandi).

Sui pesci che catturavamo in quelle pozze, pescando in genere con la bilancia, è meglio che non dica niente, tanto non ci credereste. E ancora oggi, a distanza di tanti anni, qualche giornata di pesca a spinning ce la faccio sempre, in genere a primavera inoltrata, e torno sempre a casa felice, con qualche grossa trota nel cestino e tante foto di un torrente meraviglioso, identico allo Scheggia della mia gioventù.

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(Rubrica I RACCONTI DEL TORRENTE Storie vere, leggende, incontri… nei torrenti del Casentino)

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