di Denise Pantuso – È sotto gli occhi di tutti che la contemporaneità propone modi di sentire e costruire la famiglia diversi dal secolo scorso. C’è maggiore libertà espressiva di coppie omosessuali, c’è maggiore indipendenza nelle figure femminili, maggiore intraprendenza negli uomini nel collaborare alla vita domestica, ci sono maggiori possibilità di mettere al mondo figli, c’è quindi una maggiore elasticità nei ruoli familiari e nella costruzione del sentimento di famiglia. Nonostante i cambiamenti la psicoanalisi riconosce alla famiglia di avere un ruolo costituente per il soggetto, cioè nessuno per come è fatto e per come è cresciuto può prescindere dal luogo di origine: la propria famiglia.
La famiglia inoltre è considerata una istituzione, laddove per istituzione si intende quel nucleo di persone che hanno il compito di civilizzare l’essere umano. Civilizzare nel vocabolario Treccani è definito come “(…) portare a condizioni di vita più evolute. (…) Darsi aspetto e maniere più civili, meno rozze”. Come i vari dizionari dei sinonimi e contrari su internet suggeriscono, civilizzare è sinonimo di ingentilire, progredire, educare, termini contrari ad abbrutire.
Tutto questo nei termini della psicoanalisi sta a significare che la famiglia è un’istituzione che ha il compito di saper trasmettere ai figli la capacità di governare e limitare la spinta interna di ciascun essere umano a volere tutto, a godere di tutto come e quando lo vuole, ovvero di limitare l’abbrutimento costitutivo dell’essere umano.
In fondo lo svezzamento non è proprio questo? Imparare a fare a meno della dipendenza dal seno materno, a fare a meno del mangiare le pappette con le mani o imboccati al fine, progressivamente, di imparare le minime regole di convivenza civile e autonomia nella vita.
La famiglia, come ho scritto, è un’istituzione e come ogni istituzione (scuola, comunità, carcere) ha il compito di civilizzare, permettere di saper sopportare la perdita di qualcosa per guadagnarsi qualcos’altro, ovvero la perdita della dipendenza, dell’autoreferenzialità, del soddisfacimento del bisogno a favore del legame sociale, dell’autonomia e l’acquisizione del sentimento della vita. Con i cambiamenti in corso nelle famiglie si può dire che la famiglia è rimasta immutata nelle sue funzioni di essere l’origine del soggetto e orientata alla civilizzazione?
Per rispondere a questa domanda è necessario fare una sorta di quadro sulla cultura pedagogica contemporanea caratterizzata, come filosofi, pedagogisti e psicoanalisti di varie scuole rilevano, da una certa inversione del discorso educativo. Infatti culturalmente siamo bombardati in ogni parte della vita quotidiana da parole che sono divenute dei principi fondanti le credenze e quindi le azioni. Tali parole sono benessere, felicità, trauma. L’importanza di queste tre parole a fondamento del discorso pedagogico e familiare è data dalla definizione di “bambino sovrano”.
Al bambino oggi si deve garantire un certo grado di benessere, felicità ed evitamento del trauma invertendo inevitabilmente la logica della perdita come quel giusto trauma che apre al sentimento della vita. Considerare il bambino come sovrano significa attribuirgli un’importanza considerevole nel prendere le decisioni che non sono più “per lui” ma “da lui”. Il consueto “Gli lascio scegliere ciò che vuole” ha preso la forma di un arresto di quei principi educativi che non sono figli dell’epoca del padre padrone, ma che sono figli della tendenza umana a ricercare una certa pace tra le persone, una certa regolamentazione per stare insieme.
Oggi la frase “la mia libertà finisce dove incontro la tua” si è trasformata in “la mia libertà non può finire”, lasciando inevitabilmente fuori regola la costruzione del soggetto e la sua civilizzazione. A testimoniare questa inversione è l’aumento delle difficoltà psichiche nel periodo infantile. I bambini infatti sono sempre più ansiosi per ogni gesto quotidiano che li lega al mondo, ansiosi delle novità, finendo spesso per sviluppare esperienze di forte insicurezza, ipervigilanza all’errore, fobie in tenera età oppure assenza di limiti e difficoltà di varia natura che li vede impossibilitati ad inserirsi in un senso comune delle cose.
Dott.ssa Denise Pantuso Psicologa e psicoterapeuta individuo, coppia e famiglia www.denisepantuso.it – tel. 393.4079178
(Rubrica ESSERE L’Equilibrio tra Benessere, Salute e Società)