di Fiorenzo Rossetti – “Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia”. Questo pensiero dello scrittore Mario Rigoni Stern ci aiuta ad introdurre il difficile rapporto fra fruizione e conservazione del territorio, soffermandoci, inoltre, a riflettere sulla sottile linea di demarcazione tra pericolo e rischio.
Qual è il corretto approccio alla montagna, in termini di sicurezza e rispetto?
Con la possibilità di riprendere le attività all’aria aperta, non necessariamente vicino a casa, come è avvenuto negli ultimi mesi a causa delle restrizioni dettate dalla situazione pandemica, i parchi naturali, in maniera simile a quanto visto lo scorso anno, ricominceranno ad essere intensamente frequentati.
Tanti sono i modi di frequentare e vivere il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. L’escursionismo, comunque, racchiude in sé il gesto di più grande naturalità per il genere umano: camminare.
Vestire gli abiti dell’escursionista significa percorrere un processo di maturazione mentale, fisica e comportamentale non indifferente, che ci può consentire di affrontare nella maniera più appropriata, rispettosa e appagante un’esperienza in una area naturale protetta.
Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad una crescita esponenziale dei frequentatori del Parco: una buona notizia, ammortizzata dai numerosi fatti di cronaca aventi ad oggetto i comportamenti scellerati di alcuni fruitori, che hanno inciso ed incidono negativamente sulla conservazione dell’area protetta e sulla sicurezza degli stessi improvvisati escursionisti.
Sono del pensiero che affrontare i pericoli incuranti dei rischi conduca a sicuri problemi; tuttavia, scartare ogni tipo di rischio significa perdere il senso della vita.
Su ognuno di noi ricade la responsabilità di percorrere la strada dell’inscindibile binomio tra sicurezza e rispetto per i luoghi della natura.
Educazione, preparazione e sensibilità: queste sono le qualità imprescindibili che ciascuno è chiamato ad applicare, cercando di implementare la propria formazione tecnica e conoscenza scientifica, culturale ed etica legata alla frequentazione di boschi, prati e montagne.
Una buona gestione, sotto questo profilo, comporta un netto astenersi e scostarsi da una comunicazione fuorviante, che mostra ambienti dall’incredibile bellezza e dalla apparentemente facile accessibilità, del tutto sicuri e privi di rischio, indiscriminatamente alla portata di chiunque. Si tratta di un tipo di comunicazione favorita in special modo dai social network e dal mondo del web.
La montagna e i suoi luoghi naturali non devono essere considerati, ad ogni costo, accessibili a tutti. Comunicare con una bella immagine, d’impatto, una determinata località, oggigiorno, significa condannarla alla frequentazione di massa, all’antropizzazione e alla conseguente perdita delle sue peculiarità naturali. Rappresentare un luogo sempre con un sole splendente o in condizioni meteorologiche ottimali, significa generare l’illusione di un tempo sempre perfetto, sereno e sorridente. Poi, quando, invece, ci si ritrova ad affrontare un bel diluvio, il cosiddetto “brutto tempo” (per qualcuno, ma non per tutti), ci si lamenta di esserci bagnati e infreddoliti (quando va bene).
Altro strumento di fondamentale importanza è il regolamento di fruizione, di cui ogni Parco dovrebbe essere fornito: è importante che esso sia attuale e che sia ispirato ad un corretto bilanciamento tra frequentazione, sicurezza e rispetto dei luoghi.
Non ultimo, un ruolo fondamentale può indubbiamente essere riconosciuto agli operatori del territorio, che possono trasmettere ai fruitori questo tipo di cultura. Guide ambientali e turistiche, Guardie Ecologiche Volontarie, CAI e Soccorso Alpino sono solo alcuni esempi. Concludere accordi con tutte queste realtà in tema di vigilanza ed educazione ambientale non potrebbe che rappresentare un valore aggiunto. Del resto, nei compiti di un parco rientra anche un’azione diretta, coinvolgendo il proprio personale, in sinergia con le autorità preposte, quali i Carabinieri Forestali, sfruttando la costante presenza sul territorio con l’obiettivo di accrescere la responsabilità dei frequentatori verso le tematiche della sicurezza durante le escursioni (facili o difficili), del rispetto degli ambienti naturali e della capacità, nel caso di necessità ed emergenza, di finalizzare alla buona riuscita l’opera dei soccorritori.
Se è vero che scarponi e zaino sono l’elemento iconico che caratterizza un’escursionista, ricordiamoci che la sicurezza va indossata; pertanto un abbigliamento e un equipaggiamento adeguati costituiscono una prima via di prevenzione, in ogni stagione e nelle diverse situazioni meteorologiche.
Ovviamente, questo non basta! È al pari importante, prima di introdursi nei meravigliosi ambienti del Parco, un’adeguata preparazione tecnica, fisica e mentale. La conoscenza delle basi cartografiche, i principi dell’orientamento e navigazione sul territorio, la pianificazione delle escursioni sin dai giorni prima dell’attività, la conoscenza dei regolamenti del Parco, la gestione del gruppo di amici, la conoscenza dei pericoli oggettivi e soggettivi impliciti e la gestione delle eventuali emergenze sono la base per il successo di questa appagante attività all’aria aperta in mezzo ad una incredibile natura.