di Riccardo Buffetti – Tante domande, poche risposte, moltissime spese. Un’angoscia continua per i condomini della ex canonica di San Mamante, finita di ristrutturare nel 2018 e suddivisa in 4 unità abitative adibite a case popolari.
Una casa popolare è un alloggio di edilizia urbana destinata a categorie di persone particolarmente svantaggiate, solitamente classificate tra persone senza reddito (o molto basso), cittadini portatori di disabilità ecc… Per stabilire chi detiene il diritto di alloggiare in una di queste strutture si partecipa ad un bando pubblico. Sulla base di un punteggio, calcolato su più fattori, si stabilisce la graduatoria per l’assegnazione. La domanda iniziale viene consegnata al proprio Comune di residenza, alla Provincia, alla Regione o ad un Ente che mette a disposizione gli alloggi. Questa premessa per sottolineare l’importanza di avere una casa per queste famiglie, che con ogni probabilità (non entriamo nel merito personale per ovvi motivi) in situazioni normali non riuscirebbe a permettersi di conciliare un affitto all’esigenza di fare fronte alle necessità di sé e dei propri cari.
Il problema nel caso che trattiamo, Santa Mama, nasce proprio dagli alloggi: dal momento dell’ingresso negli appartamenti, invece di trovare la sperata serenità per alcune famiglie sono iniziati i problemi.
La storia del recupero della canonica della frazione di Santa Mama inizia diversi anni fa, quando il Comune di Subbiano, insieme ad Arezzo Casa, decide di partecipare ad un Piano di Recupero di iniziativa pubblica per il restauro e il risanamento conservativo della struttura (delibere consiliari n. 20/2006 e 41/2006). Sono successivamente state deliberate dalla Giunta comunale (n. 3/2008 e 2/2010) le approvazioni del progetto preliminare per l’acquisto e il recupero della canonica di San Mamante da destinarsi ad alloggi, con il finanziamento complessivo di € 608.505,00 rientrato nel programma regionale di edilizia residenziale pubblica, deliberato dal Consiglio regionale toscano nel 2004 (delibera n. 51 del 26/05/2004). Successivamente, Arezzo Casa ha gestito l’intero intervento (l’attuazione dei programmi era demandata ai soggetti gestori del patrimonio, nello specifico alla Società Arezzo Casa S.p.a.) coinvolgendo il Comune di Subbiano solo per la ristrutturazione dell’alloggio del parroco; lavori che, in questo caso, sono stati completamente svolti.
Ma si può dire lo stesso della ristrutturazione della restante parte di canonica?
Prima di poter usufruire delle abitazioni, i futuri inquilini hanno dovuto, come prassi, firmare il verbale di consegna degli appartamenti, che erano completamente vuoti, nessun mobilio o accessorio era presente.
Capite bene che per un nucleo familiare già in difficoltà economica, dover arredare una casa, di tutto punto per giunta, non è assolutamente semplice. È stato, però, una volta entrati in modo ufficiale che si sono resi conto della realtà, diversa da quella che era stata ipotizzata. Nonostante questo i condomini si sono presi anche questo carico sulle spalle e sono andati avanti, convinti che con un altro sacrificio forse le difficoltà sarebbero terminate, ma non è stato così.
Un inquilino ci ha fornito nel dettaglio il verbale consegnato dall’ente in cui venivano elencati tutte le caratteristiche dell’abitazione, con a fianco, però, le annotazioni che lui ha inserito per evidenziare le difformità riscontrate.
Nel punto “i pavimenti sono in buono stato di conservazione” è stato fatto notare che i pavimenti del corridoio e di molte stanze sono risultati dissestati. Inoltre, “l’alloggio è dotato di antenna centrale TV” è apparsa solo un’ipotesi perché, in realtà, secondo i condomini, non ha mai funzionato. Da aggiungere poi che i soffitti degli alloggi si sverniciano e nei piani inferiori, addirittura, cadono polveri e detriti quando qualcuno cammina nell’appartamento situato sopra. Per non parlare, poi, della muffa, presente in maniera evidente in alcuni punti. Altra nota dolente le fosse biologiche che, oltre a non essere state ripulite, a causa di interventi non realizzati in modo adeguato agli scarichi hanno anche creato fuoriuscita di materiale organico da un appartamento. Si devono segnalare, inoltre, le tubature dell’acqua rotte e il distaccamento della vetrata del portone di entrata, che avrebbe potuto causare gravissime conseguenze.
Questo il triste elenco di tutto ciò che è stato rilevato non adeguatamente funzionante fin dai primi giorni, ma poi chi ha sostenuto le spese per risolvere questi problemi?
A ogni lavoro effettuato da Arezzo Casa, i condomini si sono ritrovate nelle loro bollette di affitto addebitate cifre esorbitanti, che in alcuni casi hanno superato anche i 300 Euro (da aggiungersi agli 80 Euro di affitto di locazione e alle altre bollette).
Spese così elevate, assolutamente non previste, sono ancora più difficili da sopportare per chi abita in una casa popolare.
In ogni caso, di fronte a tutto questo, gli interessati hanno anche provato a tirarsi su le maniche per cercare di aggiustare alcune problematiche da soli, ma non è stato sempre possibile. Infatti le abitazioni, per alcune caratteristiche storiche, sono sotto la tutela delle Belle Arti, che hanno messo un freno ai lavori autonomi delle famiglie costringendole, ennesimo paradosso della vicenda, a rivolgersi per la realizzazione degli intereventi nuovamente ad Arezzo Casa, con conseguenti ulteriori spese da sostenere.
Da una ricerca che abbiamo effettuato consultando il loro sito internet, sembra che lo stesso Arezzo Casa, che ha in custodia le case popolari di Santa Mama, abbia complessivamente circa 45 alloggi a Subbiano. Tra questi si troverebbero situazioni che vedono altre persone residenti costrette ad affrontare problematiche simili che turbano la loro quotidiana serenità.
Concludendo l’illustrazione di questa vicenda non possiamo non chiedere, per quanto riguarda in modo specifico Santa Mama, cosa sia realmente accaduto nel tempo che è stato necessario per la ristrutturazione della canonica, indicativamente dal 2014 al 2018.
Come sono stati affidati i lavori? Chi ha supervisionato lo stato di avanzamento degli interventi? Quale o quali imprese sono state coinvolte nei lavori del cantiere?
Inoltre, venendo alle difficoltà che incontra chi ora abita in quei locali, come mai gli alloggi sono stati consegnati, e inaugurati, pur in presenza di tutte queste problematiche?
Infine, e soprattutto, perché devono essere proprio i condomini a pagare di tasca loro, con tutte le difficoltà economiche a cui già sono sottoposti, le riparazioni effettuate da Arezzo Casa, se sono dovute a lavori precedenti non fatti proprio “ad arte”?