di Mauro Meschini – Era il gennaio del 2021 quando abbiamo proposto un approfondimento sui dati relativi al numero dei residenti dei diversi comuni del Casentino. In quell’articolo abbiamo analizzato la differenza tra il 2009 e il 2019 ottenendo un risultato probabilmente già immaginato da molti: in 10 anni il Casentino aveva perduto circa 2500 residenti.
Come avevamo detto nel 2021: «… come se un ipotetico undicesimo comune del Casentino fosse completamente scomparso, lasciando un grande vuoto…». Osservando i dati che proponiamo oggi ci rendiamo conto che, in un tempo ben più breve, possiamo affermare che è come se un altro ipotetico comune del Casentino sia svanito, infatti sono 756 gli abitanti che mancano facendo riferimento ad un periodo di tempo che va dal l ° gennaio 2020 al 1° gennaio 2022.
Se questo trend dovesse rimanere costante possiamo ipotizzare che nel 2030 quasi 4000 persone potrebbero aver lasciato il nostro territorio, un evento che rappresenterebbe un impatto pesantissimo sul Casentino, una vera e propria catastrofe che potrebbe portare il numero di abitanti sotto la soglia delle 30.000 persone.
Sempre nell’articolo pubblicato quasi due anni fa scrivevamo proprio in relazione ai dati presentati: «Probabilmente già più di uno aveva forse il dubbio che qualcosa non stesse andando proprio per il verso giusto, forse è sufficiente passare qualche ora in qualche paese o in qualche frazione del Casentino per rendersi conto che ormai molte realtà produttive non sono più presenti, che le strade dei centri storici, ma anche di altre zone commerciali, mostrano spesso saracinesche ormai abbassate per sempre. Questi sono i segni tangibili che poi portano, e hanno portato, molti a fare la scelta più drastica, lasciare questo territorio, cercare altrove opportunità di lavoro e di vita che permettano di trovare risposte alle esigenze delle famiglie».
Di fronte a tutti questo non sarebbe stato, e sarebbe ancora di più adesso, il caso di fare qualcosa? Di prendere decisioni drastiche e capaci di incidere sulla situazione?
Probabilmente si. Proprio il 2021 è stato l’anno in cui si sarebbe dovuto ridiscutere e ridefinire le deleghe che i singoli comuni, quelli aderenti, attribuivano all’Unione dei Comuni del Casentino. Una situazione socio-economica non certo florida avrebbe consigliato di usare questo passaggio per cercare di promuovere una riflessione complessiva su quanto era stato fatto coinvolgendo cittadini, imprese, associazioni e realtà dei territori.
Ma purtroppo quello che è stato fatto è stato l’opposto, praticamente si è fatto passare questa scadenza come se non avesse nessuna importanza, lasciando in vita una situazione ibrida in cui alcuni comuni continuano a stare con un piede dentro e uno fuori dall’Unione e dove la stretta cerchia che amministra il Casentino continua più che altro a guardare al proprio comune o comunello, seguendo magari i consigli che continuano ad arrivare da chi sta «più in alto».
Naturalmente in questo schema gli interessi del Casentino e dei suoi cittadini, quelli che vorrebbero avere la possibilità di rimanere a vivere tranquillamente in questa vallata, non sono considerati.
Ma chissà cosa succederà nel 2024, quando quasi tutti i comuni del Casentino saranno chiamati a rinnovare le proprie amministrazioni? Dopo quello che ci hanno offerto i risultati dello scorso 25 settembre ci sembra di poter affermare che l’aria è cambiata, e molto.
Si dovrà però vedere come si evolverà la situazione in questi due anni, cioè se «l’onda nera» sarà ancora in grado di essere un richiamo oppure se, come è probabile e come è accaduto già in precedenza per altre infatuazioni passeggere, anche questa presunta novità si rivelerà l’ennesima delusione.
Inoltre, e purtroppo, sappiamo bene come le elezioni amministrative rappresentino un appuntamento che risponde a regole completamente diverse e se si continuerà a fare affidamento ai soliti burattinai, potrà forse cambiare qualche nome ma, nei fatti, tutto rimarrà come prima. C’è da augurarsi invece che possa nascere davvero qualcosa di nuovo e costruttivo e che, soprattutto, si aprano quella vera discussione e quel vero confronto e dibattito che fino a ora sono mancati.