di Anselmo Fantoni – Quando 25 anni fa alcuni pionieri dettero origine al Gusto dei Guidi, il Casentino era una terra in cui la vite e l’olivo facevano parte di una vecchia storia e sembrava assurdo che in terra toscana, famosa proprio per l’olio e il vino, si desse origine ad una manifestazione totalmente scollegata dalla realtà produttiva locale. Sembrava proprio una festa pazza e non certo saggia, ma a volte i visionari hanno la vista lunga e i grandi innovatori un pizzico di follia. A scuola ci avevano insegnato che durante l’impero romano, i vini Casentinesi erano molto apprezzati dai legionari, al pari di quelli campani e greci, ma poi ci avevano anche detto che il vino, nel tempo imperiale, si beveva puro solo nei borghi malfamati di Roma, la gente per bene lo addizionava con spezie o acqua di mare, per cui la qualità del vino ci pareva fosse data dall’alchimia dei componenti aggiunti più che dal valore del prodotto naturale.
Ma questo non toglie il fatto che noi eravamo terra da vino, nel frattempo alcuni Casentinesi guidati da Lorenzo Giuliani avevano intrapreso il percorso formativo per diventare sommelier e avevano coronato il sogno di diventare non solo conoscitori del vino, ma anche ambasciatori del buon bere e del buon mangiare affiancati negli ultimi anni da nuovi colleghi giovani e preparati.
A Poppi, capoluogo culturale della nostra valle, il cui maestoso castello domina e protegge, la kermesse dedicata al vino raggiunge quest’anno la sua 26° edizione (Il Gusto dei Guidi, Poppi, 23-24-25 agosto), nel tempo ci sono stati alti e bassi e due anni di fermo durante la follia Covid, ma la manifestazione si sta confermando come una delle più longeve della vallata, ma cosa è successo nel frattempo?
Ai suoi albori l’unica traccia di una cantina che produceva vino era rappresentata dalla Fattoria dei Monaci camaldolesi a La Mausolea, in verità il vino che si produceva non era gran che, ma il fascino della Cantina storica rimane intatto e chi ha la fortuna di averla visitata almeno una volta non può rimanere indifferente a cotanta bellezza.
Oggi oltre ad una nuova cantina i vini sono migliorati tantissimo e la gamma è stata ampliata così da rappresentare la realtà produttiva più importante dal punto di vista quantitativo dell’Alto Casentino. Anche grazie al grande exploit di Vincenzo Tommasi col suo Civettaja, oramai apprezzato in tutto il mondo, molti hanno deciso di seguirne le orme, non copiando, ma creando vini diversi e altrettanto accattivanti, con vignaioli di grande personalità e vini per tutti i gusti.
Oggi in realtà le cantine attive, più o meno grandi sono già 28 e presto altre si aggiungeranno al gruppo, facendo intravedere un futuro in cui il panorama agricolo di questa piccola valle potrebbe assumere un aspetto molto diverso. Dei produttori “stranieri” hanno impiantato nuovi vigneti, giovani agronomi ed enologi hanno realizzato piccole chicche, imprenditori mai sazi di creare aziende hanno deciso di seguire le orme dei colleghi bresciani, professionisti che nella vite ricercano la quadratura del cerchio della loro esistenza.
Un panorama in ebollizione con tante idee e aspettative, un percorso che ha bisogno di tanta pazienza perché la vite per dare il suo meglio non è una centometrista, ma più una maratoneta, si esprime al meglio nel tempo. Speriamo che i nostri pionieri non si scoraggino ma che invece riescano a collaborare per una crescita collettiva così da raggiungere il traguardo più alto: far diventare il nostro bel Casentino non solo la valle dell’anima, con Pievi, castelli e Monasteri, ma anche un luogo dove natura e uomini possano collaborare per donarci prodotti piacevoli e ritorno economico così da poter trattenere i nostri giovani per un rinascimento non solo produttivo.
I nostri vignaioli hanno già posto le basi per la costituzione di un consorzio, ma come tutti i progetti c’è bisogno di tempo, va conciliato le necessità di chi scalpitando vorrebbe tutto e subito, chi ha bisogno di capire e riflettere, chi all’interno di un raggruppamento si sente soffocato e non libero di dare sfogo alle proprie idee di viticoltura, chi è convinto che non ha bisogno degli altri per crescere, chi vorrebbe fare il Presidente. Siamo ancora al tempo dei Guidi, ogni castello contro l’altro armato, con la Val di Chiana e il Chianti in contrapposizione per la conquista della valle come a Campaldino, fortunatamente questa volta la battaglia non chiederà un tributo di vite umane, ma il riuscire a fare squadra può fare la differenza, oggi e soprattutto domani.
Diventa centrale questa edizione numero ventitre del Gusto dei Guidi, essa può diventare la festa del vino casentinese, una festa a cui sono invitati tanti produttori toscani e non, non solo per far conoscere la crescita qualitativa e quantitativa della nostra valle, ma per dimostrare che il nostro piccolo territorio ha qualcosa di importante da dire nel panorama vitivinicolo toscano, non deve essere singolar tenzone, ma un momento in cui ci si guarda negli occhi, si decida cosa si vuol fare da grandi, si torni all’umiltà di chi con tanta fatica e pazienza ha deciso di intraprendere un cammino arduo e a lungo termine, come cita un proverbio: «da soli si va veloci, insieme si va lontano».
Allora il consorziarsi dovrebbe coinvolgere non solo i vignaioli, ma anche gli agricoltori, gli allevatori, i salumieri, i casari, i ristoratori, gli albergatori, i sommelier AIS, Slow Food, l’ecomuseo e chi più ne ha più ne metta. Ovviamente le istituzioni dovrebbero agevolare e supportare un tale progetto riconoscendo al Gusto dei Guidi il merito di aver contribuito a questa nuova opportunità.
Due parole sull’olivo sono doverose, sempre a La Mausolea fino a dopo il secondo dopo guerra c’era un frantoio, segno che una volta si coltivavano gli olivi, non è quindi impossibile che ciò accada di nuovo e in effetti si cominciano a vedere nuovi piccoli impianti familiari, ma anche un impianto di tipo intensivo che potrebbe fare da apripista per altre esperienze.
Come vedete si sta preparando una nuova era, il Casentinoshire sta lanciando la sua sfida e tutti i Casentinesi, nessuno escluso, possono tornare protagonisti, quindi il vero appuntamento per tutti coloro che amano la valle è a fine agosto a Poppi, per fare festa, per dimostrare quanto amiamo questa valle, per guardarci negli occhi, per collaborare e per sfidarci e alla fine stringerci la mano, perché nel vino c’è la verità, perché la verità come la vite ha bisogno di tempo e non si può nascondere e a tutti un augurio che gli ambiziosi traguardi vengano raggiunti. Buon pro a tutti.