di Francesco Benucci – Nelle settimane passate, tra la critica e nei cinema, ha riscosso un meritato successo il film di Paola Cortellesi, “C’è ancora domani”, un inno al cambiamento, alla speranza, alla forza di volontà, che prende vita nel secondo dopoguerra all’insegna di elezioni, emancipazione, desiderio di pace. Ebbene, sempre in autunno, ha visto la luce un libro il cui incipit si colloca nel medesimo contesto dell’opera cinematografica, per poi dipanarsi negli anni successivi fino ai giorni nostri, un libro che ribalta il punto di vista e che, invece di immedesimarsi negli italiani di allora e nella loro percezione del futuro, adotta lo sguardo di chi vive oggi e percorre a ritroso brani di vita trascorsa, consapevole di quanto queste tappe abbiano alimentato la propria persona e il relativo approccio all’esistenza: insomma, c’è ancora…ieri!
Proprio il proponimento di raccogliere in un volume i ricordi di uomini e donne di Stia e Pratovecchio nati nel 1948, porta alla pubblicazione, nel settembre 2023, del libro 1948 – Noi giovani dentro. La proposta iniziale, ad opera di Lorena Fiorini, vede la luce in occasione del pranzo dei 70 anni, di cui si parla nel capitolo “L’invito”, e si focalizza sulle rimembranze più disparate della generazione quarantottina.
Nel 2019 Maria Rita Di Siero riprende l’idea, diventa curatrice della stesura insieme a Paolo Paggetti e raccoglie i contributi di numerosi coetanei delle due comunità; l’isolamento dovuto al Covid favorisce l’effettiva realizzazione di un volume, scritto senza scopo di lucro ma semplicemente a prezzo di costo da parte degli autori, che contiene i suddetti ricordi e che è presentato al pranzo per celebrare i 75 anni e che al momento si può acquistare nelle edicole di Stia e Pratovecchio. Sarebbe tuttavia sbagliato pensare ad un semplice elenco autoreferenziale di episodi, tutt’altro: le pagine del tomo contengono molto di più e da esse emergono volti, emozioni, insegnamenti, si sente un’anima che vuole parlare agli altri, trasmettendo lo spirito di un’epoca; questa impostazione è evidente sin dalla prefazione in cui l’autrice Giselda Landi inquadra le storie dei nostri nella loro natura peculiare e al contempo in quel loro incastonarsi nel flusso di quella grande Storia di cui ognuno fa parte, esprimendo così la visione di fondo dei brani seguenti, brani prima divisi per periodi disposti in ordine cronologico e poi, in appendice, dedicati ad alcuni argomenti ad hoc: dal loro punto di vista su alcuni temi d’attualità (femminicidio, invasione dell’Ucraina, pandemia…), al ricordo di don Carlo, dalle ricette alla citazione di un illustre quarantottino come… re Carlo III!
Il risultato finale è un’opera corale, i cui autori sono elencati a inizio libro, che ha avuto riscontri positivi, al di là delle aspettative, che ha travalicato il tradizionale campanilismo, che si rivolge a uomini e donne di ogni età, soprattutto ai giovani per comunicare loro usi, costumi, tradizioni e valori affinché non vadano persi nel tempo e possano offrire spunti, suggestioni, sorrisi e riflessioni. In particolare si tratta di un volume che denota una sua coinvolgente originalità mettendo per iscritto quel fiume di ricordi, gioie, delusioni che per le altre generazioni resta spesso un patrimonio aleatorio e che invece i nostri hanno trasformato in un qualcosa di concreto, spinti da una voglia di ritrovarsi e condividere accentuatasi nel tempo e simboleggiata da quel Crocus rappresentato in copertina, un genere di piante che si adatta ovunque e manifesta la sua presenza quando gli altri non ci sono, proprio come quei quarantottini che vivono intensamente i mutamenti e che, con caparbietà e volontà, compiono il loro percorso.
L’esperienza di scrittura ha fatto riaffiorare ricordi che forse sarebbero caduti nell’oblio, ha cementato ancora di più il legame tra di loro, anche con chi non c’è più, ha corroborato il desiderio di lasciare qualcosa, ha portato a ulteriori occasioni di incontro e a tante risate, ha dato un contorno di bellezza e partecipazione all’inevitabile nostalgia, altrimenti, talvolta, “annacquata” dai rimpianti. E ha anche suggerito l’idea di distribuire il libro nel resto del Casentino, non solo per farlo conoscere ma, altresì, per fungere da stimolo affinché ulteriori generazioni scrivano il proprio almanacco di ricordi, esperienze, riflessioni, in modo tale che ognuno possa ritrovare, risalendo alle proprie radici e alla propria storia, quelle emozioni che, indipendentemente dall’età anagrafica, ci rendono sempre giovani dentro, ci alimentano come un fuoco, ci regalano emozioni di vita e ci ricordano che, oltre al domani, c’è ancora un grande, indimenticabile ieri.