di Mauro Meschini – Ha lasciato l’amaro in bocca quel video che è rimbalzato sui social nel giorno di Ferragosto, presentando la situazione che stavano vivendo centinaia di automobilisti che avevano scelto di venire in Casentino per regalarsi un giorno di relax in fuga dal caldo africano della città.
Una lunga fila di auto incolonnate da Santa Mama fino al cavalcavia ferroviario di Rassina posto di fronte alla Colacem. Abbiamo verificato su Google Maps che si tratta di una distanza di circa 5 Km, considerando circa 200 auto a chilometro, possiamo approssimativamente dire che un migliaio di automobilisti, con le rispettive famiglie e accompagnatori, hanno trascorso parte della loro giornata di vacanza incolonnati di fronte a quello che il nostro giornale ha definito il «Protagonista dell’estate casentinese»: cioè il semaforo al cavalcavia di Rassina.
Naturalmente queste nostre considerazioni valgono soprattutto per chi, presumibilmente a inizio giornata, aveva pensato di spostarsi verso la nostra vallata approfittando della ricorrenza festiva, ma poi si devono ricordare anche coloro che, facendo il viaggio nella direzione opposta già al mattino, avevano pensato ad altre destinazioni e, ancora, al successivo rientro di chi si era già fatto la fila. Insomma è stata davvero una giornata complicata, forse più delle tante che ormai da settimane affrontano quotidianamente i pendolari casentinesi costretti, in alcuni momenti, a fare i conti con più di un semaforo nelle stesse giornate per il sovrapporsi di cantieri e lavori lungo la fantomatica SR71.
Difficile aggiungere ancora commenti e riflessioni al fiume di parole che, in questa estate, ha invaso giornali e social, facendo diventare la questione strada-semafori-cantieri l’argomento più gettonato. Sì, è difficile provare a trovare un nuovo punto di vista, un approccio originale, quando sembra che tutto e il suo contrario, sia già stato detto o scritto. Come dicevamo all’inizio però, ciò che è successo a Ferragosto e che sta accadendo da tempo, lascia anche l’amaro in bocca per l’immagine che questo territorio trasmette all’esterno. Sì, lo sappiamo, e lo abbiamo tantissime volte ribadito, che ci sono responsabilità che vengono da lontano, che sono stati fatti errori madornali, che si continua a perseverare con scelte e decisioni incapaci di offrire soluzioni concrete. Ma fa male vedere il Casentino presentato così, non è giusto e non lo merita questo territorio tanto che questo dovrebbe spingere a fare finalmente scelte diverse e a sperimentare altre soluzioni.
Non sappiamo se questo accadrà, certo viste le difficoltà presenti per spostarsi sulla strada, pensare di potenziare il servizio ferroviario e utilizzare quella linea adesso probabilmente non del tutto valorizzata, potrebbe essere una possibilità da considerare. Forse anche il giorno di Ferragosto se fossero state previste, e opportunamente pubblicizzate, delle corse del treno per e dal Casentino, più di uno avrebbe potuto scegliere di lasciare l’auto a casa, ancora più convinto sapendo che una volta in Casentino avrebbe avuto a disposizione anche alcuni collegamenti autobus per le principali mete del territorio.
Fantascienza? Se la consideriamo così, allora lasciamo perdere e teniamoci quello che abbiamo. Se invece vogliamo provare a sperimentare altro forse il tema del treno nelle giornate festive è un argomento da mettere all’ordine del giorno. Tra l’altro proprio un comunicato del Gruppo La Ferroviaria Italiana del 3 giugno scorso aveva posto in qualche modo la questione.
«L’estate 2024 sarà all’insegna del treno, grazie ai nuovi servizi offerti dal Gruppo La Ferroviaria Italiana. Per quattro domeniche, il 16, 23 e 30 giugno e il 7 luglio, ma con la previsione di aumentare ulteriormente il servizio, sarà possibile raggiungere il Casentino e la Valdichiana grazie all’incremento delle corse da Arezzo a Stia e da Arezzo a Sinalunga effettuate dai treni del Trasporto Ferroviario Toscano…». Iniziativa limitata ma che sembrava andare nella direzione giusta se non che qualche perplessità poteva venire andando a verificare nel concreto quale sarebbe stato il servizio offerto. «A partire dal 16 giugno, il treno partirà da Stia alle ore 14.25 con arrivo ad Arezzo alle 15.29 e ripartirà da Arezzo alle 15.39 con arrivo a Stia alle 16.40. La seconda corsa è prevista da Stia alle 16.50 con arrivo ad Arezzo alle 17.57, mentre da Arezzo alle 19.15 e arrivo a Stia alle 20.22…».
Leggendo questi orari ci sono tornati in mente quelli già sperimentati nelle passate festività natalizie, quando tutto anche in quel caso era organizzato per portare le persone fuori dal Casentino e non viceversa. Ma è così complicato pensare ad un treno che parte da Arezzo al mattino per portare turisti e aretini a trascorre una giornata festiva in Casentino? Forse questo andrebbe fatto presente a LFI che, probabilmente facendo notevoli sforzi, progetta i suoi orari pensando ad altri obiettivi e priorità.
Una proposta fatta con una voce sola e a nome di tutto il territorio potrebbe aiutare a spingere e orientare diversamente le scelte del gestore della linea ferroviaria, a cominciare proprio già dal prossimo periodo autunnale, quando dovremo cominciare ad avere l’ambizione di poter mettere in campo iniziative e appuntamenti in grado di dirottare anche verso il Casentino una parte, non necessariamente minima, del pubblico che da un po’ di anni, sceglie Arezzo come città del Natale.
Se non accadrà niente, se continueremo a parlare 10 lingue diverse, se continueremo a presentare sporadiche proposte più simili a meteore che a concreti progetti turistici, vedremo tranquillamente partire i treni verso il capoluogo che LFI, sempre nel comunicato di giugno, ha già in programma di organizzare: «La novità dei treni dell’estate nasce, in parte, anche dalla scommessa dei treni speciali verso la Citta del Natale. Una scommessa vinta che si ripeterà anche per il Natale 2024 con treni sia nella linea della Valdichiana, sia in quella del Casentino. Sono già state individuate le date in cui saranno attivati i treni speciali: l’1, l’8, il 15, il 22 e il 29 dicembre…».
Certo, direte voi tornando alla proposta di intensificare nel complesso il servizio ferroviario, in questo periodo non è proprio semplice affrontare un viaggio in treno. Si sono verificati in alcuni casi pessimi episodi, anche un’aggressione ad una capotreno che è stata costretta a ricorrere alle cure dell’ospedale, per fortuna senza conseguenze gravi. Non è naturalmente colpa del treno e non significa che viaggiare in treno o su un mezzo pubblico è pericoloso. Certo può accadere che nei contesti aperti a tutti si verifichino episodi spiacevoli o si creino le condizioni favorevoli alla crescita di situazioni critiche.
Le forze dell’ordine stanno attuando opportuni interventi che già stanno ottenendo positivi risultati e da parte sua, sempre il Gruppo LFI, ha comunque voluto dare attenzione alla sicurezza dei passeggeri, in particolare delle donne: «La sicurezza nei treni è da sempre una priorità del Gruppo LFI. In questa ottica sono stati selezionati, all’interno dei vagoni, 16 posti riservati alle donne in prossimità della cabina di guida così da avere un contatto diretto con il personale viaggiante…». Scelte semplici che possono aiutare a viaggiare più tranquilli.
Naturalmente dobbiamo anche ricordare che non si deve sempre delegare la tranquillità e la sicurezza comune ad azioni repressive di polizia, l’impegno e l’obiettivo di tutti deve essere quello di promuovere e favorire le condizioni perché nessuno sia lasciato indietro e di diffondere e condividere con tutti i valori di cooperazione e solidarietà che possono rendere più forte e coesa ogni comunità.