di Melissa Frulloni – Si sa, nel mese di marzo è facile abusare di mimose e problematiche di genere e salire sul carro di quelli che “la questione femminile dovrebbe essere centrale nell’agenda politica e sociale”… Sì, anche questo anno andrà a finire più o meno così e sentiremo uscire queste parole dalla bocca di personaggi più o meno noti, nazionali e nostrali.
Se ci avete seguito nelle puntante precedenti saprete che con il nostro giornale cerchiamo di affrontare le questioni di genere anche in “periodi non sospetti” dell’anno, non solo per sensibilizzare sul tema, ma anche per portare a conoscenza i nostri lettori e lettrici di aspetti legati al mondo femminile che ci riguardano tutti, donne e uomini, e che sono diritti, valori, imprescindibili.
Per questo nel numero di gennaio di CASENTINO2000, abbiamo affrontato il tema dell’Interruzione Volontaria di Gravidanza, con due articoli; uno legato al percorso da seguire nella nostra ASL per praticare l’IVG, l’altro la testimonianza di una donna che si è sottoposta alla procedura.
Torniamo a parlarne con un’intervista doppia a due medici della ASL: una obiettrice di coscienza (che quindi non pratica IVG) e una non obiettrice. Le domande sono le stesse per entrambe, ma come vedrete le risposte sono molto diverse. Come sempre lasciamo a voi il giudizio sul tema, in base anche alle vostre convinzioni, ma non ci stancheremo mai di ribadire quanto sia fondamentale ed essenziale il diritto all’aborto e che ad ogni donna, debba essere riconosciuto e garantito. Sempre.
Quale è stato il suo percorso di studi e professionale? Quale posizione ricopre attualmente all’interno della Asl Sud Est? Medico obiettore: «Ho studiato medicina a Napoli e poi ho frequentato la specialistica a Siena. Nel corso dei 5 anni sono stata in una struttura per la formazione in sala parto e poi altri 6 mesi al Meyer a Firenze occupandomi di diagnosi prenatale. Sono ad Arezzo da qualche anno e lavoro in sala parto, ostetricia e anche qui mi occupo di diagnosi prenatale.» Medico non obiettore: «Ho studiato medicina a Bologna e poi ho seguito la specializzazione in Abruzzo. Ho fatto percorsi in vari ospedali, anche negli Stati Uniti ed infine ad Arezzo. Lavoro nel reparto di ostetricia e ginecologia, in sala parto, presso il Consultorio, svolgo attività di diagnosi prenatale e anche di prevenzione del carcinoma del collo dell’utero.»
Ha avuto un’esperienza diretta nella pratica dell’IVG, chirurgico o farmacologico? Può raccontarcela? Medico obiettore: «Non l’ho mai praticata perché da quando sono entrata in reparto ho deciso di essere obiettrice. Non ho problemi ad essere coinvolta nel percorso pre e post IVG, ma mi rifiuto di praticare l’atto in sé, che sia questo chirurgico o farmacologico. Faccio counseling in Consultorio e ovviamente non mi tirerei indietro nel caso si trattasse di una pratica salva-vita, quindi in una situazione di emergenza, ma dovendo scegliere non voglio farlo, neppure in caso di malformazioni fetali. La mia è una scelta etica, ma non è legata alla fede o alla religione, ma piuttosto alla mia coscienza. Quando diventiamo medici ci dicono di agire in scienza e coscienza e la mia mi dice che, mi passi il termine, non posso fare a pezzi un bambino…» Medico non obiettore: «Sono sempre stata non obiettrice, da quando ho iniziato l’università. Durante la specializzazione ho fatto parte del servizio di interruzione di gravidanza; in Abruzzo non c’era la possibilità di seguire l’iter di IVG farmacologico, quindi assistevamo nella pratica chirurgica le pazienti in ospedale. Arrivata in Toscana ho potuto non solo eseguire anche la pratica farmacologica, ma seguire tutto l’iter facendo counseling prima e dopo la pratica. Ho potuto così fare un’esperienza sul tema a 360 gradi seguendo tutte le fasi di questo delicato percorso. La sanità toscana è molto più avanti di quella abruzzese, per moltissime cose ed anche, sicuramente, per l’IVG. Come medico non giudico assolutamente la scelta della paziente, che appartiene solo ed esclusivamente a lei. Chiaramente trattandosi di IVG ed essendo io una donna, il coinvolgimento è inevitabile, soprattutto in casi più particolari che mi è capitato di seguire. Sicuramente è un aspetto del nostro lavoro non troppo soddisfacente e da non fare a cuor leggero, ma si tratta comunque di aiutare qualcuno in difficoltà e io non mi sono mai tirata indietro. La pratica farmacologica ti pone in una condizione di maggiore distacco rispetto all’atto chirurgico, in un certo senso risulta “più facile”, nonostante non manchino, anche in quel caso, importanti risvolti psicologici. Ricordo una donna incinta di due gemelli che decise di abortire perché avrebbe voluto solamente un bambino; in quel caso ammetto che la cosa mi toccò molto perché ero convinta che la problematica che la paziente esprimeva era sicuramente risolvibile rispetto alle altre che mi ero trovata a dover affrontare, legate magari a problemi economici, sociali, a scelte di vita complesse… Ovviamente alla donna non ho fatto trasparire nulla di ciò che pensassi e ho eseguito la pratica normalmente; in quanto medico non mi sarei mai tirata indentro, come donna ovviamente spesso mi interrogo su questo tipo di scelte.»
Come valuta il servizio offerto dalla nostra ASL in relazione all’IVG? Secondo la sua personale esperienza ci sono aspetti da rivedere, migliorare o modificare? Medico obiettore: «Credo che il nostro sia un percorso ben strutturato; la donna accede al Consultorio e viene assistita in un iter predefinito che la sostiene nella sua scelta, ma anche la aiuta a fare quella scelta, informandola su tutto e supportandola anche con psicologi o assistenti sociali. Queste figure sono presenti e sempre a disposizione delle donne che lo richiedono.» Medico Non Obiettore: «Il percorso della nostra ASL per me è molto ben strutturato. Vengo da una realtà, quella abruzzese, completamente diversa e ho avuto modo di notare moltissime differenze. In Toscana, ma in particolare ad Arezzo, quello che offriamo alle donne è da reputarsi di un buon livello. Proprio l’altro giorno ho visto una giornalata sulla contraccezione gratuita in Francia; qui in Toscana lo facciamo da anni, per tutte le donne, anche nel post parto… Credo che ci siano pratiche davvero meritevoli ed è giusto che vengano sponsorizzate e fatte conoscere perché possono veramente portare le donne ad una sensibilizzazione che è indispensabile, o quanto sia importante il lavoro nelle scuole, rivolgendoci ai più giovani… L’ideale sarebbe arrivare ad avere zero gravidanze indesiderate, ma ci saranno sempre delle zone grigie della società in cui è praticamente impossibile arrivare; pensiamo alle donne straniere che si rivolgono al consultorio solo dopo essere rimaste incinta. Reputo importante anche la vicinanza fisica tra ospedale e consultorio; spesso i medici che lavorano da una parte fanno turni anche nell’altra e così c’è uno scambio continuo di informazioni. Le donne si trovano incanalate in un percorso rodato, indirizzate e quindi facilitate nel reperimento delle informazioni, ma anche delle cose pratiche da fare in ogni percorso, dalla nascita all’IVG, che si possono trovare ad affrontare.»
Ha mai avuto modo di confrontarsi con colleghi/colleghe obiettori o non obiettori? In entrambi i casi, quale è stata la sostanza del confronto? Medico obiettore: «Nel gruppo di diagnosi prenatale ne abbiamo discusso soprattutto per garantire la presenza di medici non obiettori in turno, la finalità del dibattito è stata prevalentemente questa.» Medico non obiettore: «Il confronto è sempre molto complesso, perché è difficile far cambiare idea a queste persone. Come detto credo che (e ne sono sempre più convinta) molti colleghi e colleghe si rifugino nell’obiezione per sfuggire ad un certo tipo di lavoro, specialmente i medici più anziani. Trovo ancora più assurdo che siano obiettori infermieri o anestesisti che sono attori totalmente periferici di questo tipo di pratica…»
Cosa pensa delle pratiche abortive? E dei medici obiettori o non obiettori di coscienza? Medico obiettore: «Ringrazio i medici non obiettori perché garantiscono questo diritto che per me è fondamentale; quindi non solo non li critico, non li giudico, ma sono felice che ci siano. Anche nei turni in ospedale cerchiamo sempre di garantire la presenza di almeno un medico non obiettore in modo da rispondere a tutte le esigenze delle pazienti.» Medico non obiettore: «Non condivido la scelta dei medici obiettori; sono contraria perché credo che limiti la libertà di un’altra persona e questo non lo trovo giusto. Alcuni di loro sono mossi da motivi etici o religiosi, ma molto più spesso l’obiezione di coscienza è usata per tirarsi fuori da un aspetto del nostro lavoro non proprio gratificante. Molte volte le donne con cui entriamo in contatto vengono da situazioni difficili; significa lavorare dialogando con realtà complesse e questo può spaventare, quindi c’è chi si rifugia nell’obiezione solo per sfuggire ad un certo tipo di lavoro da svolgere e questa cosa la trovo ancora più incredibile. Così come non capisco come, nel 2023, chi è donna o uomo di scienza, giustifichi questa scelta con la religione. Mi metto sempre nei panni dei pazienti e penso che se toccasse a me vorrei arrivare in un ospedale e trovare medici disposti a curarmi, qualsiasi sia la mia richiesta. Anche perché sono convinta che se una donna vuole interrompere la gravidanza trova il modo di farlo, che sia in sicurezza o meno, con metodi legali o meno. Magari non succederà in Toscana o in Italia, ma è un messaggio generale che credo sia giusto far passare, perché facendo parte di un sistema pubblico abbiamo il dovere di garantire ciò che è scritto nella legge. Quindi se oggi ti iscrivi a ginecologia sai che oltre alle visite, le ecografie, gli screening devi fare anche l’IVG, punto, per me non dovresti avere possibilità di dire no. Sembrerò un po’ drastica ma la vedo così, perché sai che la legge consente di interrompere una gravidanza e che una tua paziente te lo potrebbe chiedere, se non vuoi farlo, allora scegli un altro percorso, che so io, fai il dermatologo. Perché così rischiamo di non garantire a tutte le donne questo diritto. Credo che questo sia uno degli aspetti della legge 194 assolutamente da riformare… In Abruzzo accoglievamo le donne dalla provincia, ma anche del Molise (in cui ci sono pochissimi medici non obiettori) e in un giorno arrivavamo a praticare anche otto IVG. Credo che non sia giusto né per le pazienti, né per noi medici. Se tutti eseguissero la pratica sarebbe molto più sicuro e non ci ritroveremmo in un giorno a dover praticare così tante interruzioni. E si eviterebbe anche a tante donne un viaggio della speranza alla ricerca del medico non obiettore, considerando il fatto che non tutte hanno i mezzi fisici, economici o anche sociali/psicologici per recarsi, magari in un’altra regione, per praticare l’IVG.
Stiamo parlando di diritti essenziali per le donne, che fanno parte della lotta di genere; aver bisogno di praticare un aborto potrebbe toccare a tutte, quindi tutte e tutti (sì anche gli uomini non dovrebbero per nulla sentirsi esclusi), dovremmo impegnarci per difendere questo diritto. Trovo impensabile che una donna possa arrivare in sala operatoria e magari trovare anestesisti obiettori o medici obiettori… Chi siamo noi per puntare il dito?»