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martedì, 4 Febbraio 2025

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CPIA, la scuola per tutti

di Beatrice Mazzanti – Don Milani aveva scritto su una parete della sua scuola “I care”, sottolineando quanto fosse per lui importante il prendersi cura degli altri anche nell’attività di insegnamento. La scuola non è solo un luogo per imparare, ma un luogo che aiuta a crescere, instaurare relazioni sociali e offrendo gli strumenti necessari per integrarci nella società e nel contesto in cui viviamo. Questo importante compito la scuola lo può svolgere anche per aiutare a superare le difficoltà e i problemi legati a esperienze migratorie, che portano le persone a spostarsi da un Paese all’altro e hanno la necessità di avere un aiuto importante per integrarsi e conoscere la nuova realtà in cui si vanno a collocare. Ci sono realtà territoriali come quella del CPIA (Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti), che svolgono una funzione importante in questo senso proponendo corsi di italiano ai cittadini stranieri per aiutarli nell’integrazione nel nuovo luogo in cui adesso vivono.

Abbiamo intervistato il Dirigente Paolo Paradiso per farci dire a chi e come il CPIA propone le sue attività. Può spiegarci cosa è il CPIA, per far capire meglio ai nostri lettori cosa è questa scuola e cosa rappresenta per la comunità? «Il CPIA si occupa della formazione degli adulti; si possono iscrivere tutti coloro i quali hanno compiuto il sedicesimo anno di età e non hanno conseguito un titolo di studio. Rilasciamo attestazioni di A1 e A2 di lingua italiana oltre alla licenza media e ai corsi di studio fino al primo monoennio di Scuola Secondaria di II grado. I nostri iscritti sono prevalentemente stranieri; conoscere la lingua italiana è il primo e fondamentale strumento di integrazione».

Ci può parlare dell’offerta formativa che offre il CPIA di Bibbiena, cosa può dirci al riguardo? «Bibbiena, insieme a Sansepolcro e a San Giovanni Valdarno, è una sede distaccata del CPIA; in questa sede abbiamo i corsi di alfabetizzazione A1 e A2. Sono corsi molto frequentati soprattutto da minori stranieri non accompagnati. Grazie al lavoro della docente abbiamo attivato collaborazioni con il Comune e con altri enti del territorio che rendono ancora più efficace il lavoro e la funzione del CPIA».

Bibbiena sta “reagendo” in modo positivo a questa proposta? «Bibbiena è una bellissima realtà; gli Enti, a partire dal Comune, sono molto attenti e sensibili alla formazione degli adulti e degli stranieri, con l’associazione Thaomà, che si occupa dell’accoglienza, abbiamo instaurato un dialogo schietto e collaborativo. Insomma c’è una unicità di intenti che fa bene, ritengo, all’intera comunità».

Sappiamo che in passato erano attivi anche a Bibbiena corsi per il conseguimento della licenza media e del diploma di scuola superiore, avete in programma in futuro di inserirli di nuovo? «La volontà di ripristinare i corsi ad oggi non più attivi è viva in ognuno di noi; così come in tutte le scuole però occorrono gli iscritti per poter attivare le classi. Ad oggi non ci sono i numeri sufficienti per farlo ma confidiamo nella bontà del lavoro che si sta facendo per poter riprendere quanto interrotto».

Essere il Dirigente Scolastico in questa scuola che sensazioni ed emozioni le dà? «I CPIA sono scuole dalle molteplici potenzialità; ancora poco conosciuti e forse anche da rivedere sotto l’aspetto organizzativo generale. Dirigerlo significa voler porre attenzione a bisogni e attitudini di persone che spesso hanno un vissuto alle spalle estremamente particolare. Vedere e sentire persone che frequentano tra mille sacrifici fa capire ancora di più l’importanza della scuola, per accrescere come singolo e come comunità, nella vita di ciascuno».

Per quanto riguarda i ragazzi e le ragazze straniere che raccomandazioni si sente di dare per imparare la lingua? «Le raccomandazioni generali non credo possano essere utili. Abbiamo tantissimi docenti validi capaci di attuare strategie didattiche funzionali per ogni studente. Ciò che occorre però è la motivazione, senza quella nessuna strategia potrà risultare adatta.

Quale percorso formativo invece consiglierebbe ad un ragazzo o ad una ragazza appena arrivato in Italia? «I docenti al momento dell’iscrizione valutano il livello di conoscenza della lingua italiana; si parte dal livello A1 per poter essere iscritti anche al livello A2. Alcuni arrivano già con dei titoli di studio che vengono valutati in base alla normativa nazionale vigente e possono anche al primo monoennio della Scuola Secondaria di II grado. Il consiglio è quello di iscriversi a scuola, avviare e concludere un percorso scolastico è fondamentale nel loro percorso di vita».

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