di Martina Naccarato – Questo vuol essere un articolo che parla di gioventù, di sogni, di lavoro, di futuro e soprattutto di come un paese che spesso è considerato di serie B come la Polonia, possa diventare fonte d’ispirazione ed esempio di evoluzione e civiltà. Abbiamo deciso d’intervistare Daniele Acciai, un giovane casentinese originario di Soci, laureato all’Accademia di Belle Arti con specializzazione in arti visive e linguaggi espressivi dell’arte, in particolare decorazione, che vive a Firenze, ma, che è in procinto di trasferirsi a Poznań.
Quali sono i motivi che, una volta terminati gli studi universitari, l’hanno spinta a partire per la Polonia e partecipare al progetto Erasmus plus-mobilità post-laurea? «Sono partito subito dopo aver conseguito la laurea magistrale, ovvero, nell’aprile di quest’anno e sono tornato in Italia dopo cinque mesi, cioè alla fine di agosto. Ho deciso di recarmi proprio a Poznań perché è la città natale di mia madre, perciò, la conosco molto bene e in più, perché parlo correntemente polacco, tanto che mi definirei quasi madrelingua. Il progetto al quale ho partecipato si è svolto principalmente all’interno dell’ufficio comunale architettura ed estetica della città, dove ricoprivo il ruolo di esteta cittadino, cioè una figura professionale che ancora non esiste in Italia e che si occupa di abbellire la città, ma anche di renderla più “funzionale“ e fruibile a tutti».
Quali sono i compiti principali che le sono stati affidati nel corso del progetto? Com’era una sua giornata tipo? «Lavoravo dalle cinque alle sei ore al giorno dal lunedì al venerdì e, ovviamente, essendo un tirocinante, ero sempre affiancato da un tutor, lo stesso che mi ha seguito per tutto il periodo di permanenza in Polonia. Generalmente, nell’arco di una giornata lavorativa facevo veri e propri progetti che poi avrei realizzato io stesso, almeno in parte, infatti, tra le altre cose ho creato paline per le fermate degli autobus e costruito plastici che si sono rivelati molto realistici, perché realizzati usando una stampante 3D a colori. Inoltre, anche fotografare oggetti e monumenti è stato parte integrante del lavoro, in quanto diversi scatti si sono rivelati molto utili dal punto di vista pratico, ovvero, proprio in fase di realizzazione di progetti».
Sicuramente, nel periodo in cui ha vissuto a Poznaň ha avuto modo d’incontrare e conoscere molte persone di età diverse, forte di questa esperienza, ci può raccontare brevemente quale è la condizione in cui vive la maggior parte dei giovani polacchi? «Innanzitutto, mi preme dire che a Poznań, ma più in generale in tutta la Polonia, i giovani vengono veramente considerati, soprattutto perché non sono un “peso“ come in Italia, ma bensì, una grandissima risorsa anzi, oserei affermare che sono il futuro, ecco perché, tutti i concittadini e i datori di lavoro li valorizzano, li incoraggiano costantemente e fanno in modo che il loro impiego venga retribuito più che degnamente. Questo è il motivo principale per cui tutti i ragazzi polacchi anziché apparire stressati apatici, appaiono come persone “nel pieno della loro forma“, con tantissima voglia d’imparare, di fare cose nuove e di contribuire a rendere migliore la loro città».
Come e dove s’immagina il suo futuro? Ci parli brevemente dei suoi progetti. «Senz’altro, nel gennaio 2019 tornerò a Poznań, perché mi è stato proposto di lavorare con lo stesso gruppo con cui ho partecipato al progetto descritto, di svolgere le mansioni svolte in aggiunta ad alcune nuove che ancora non conosco, ma questa volta farò tutto ciò da dipendente, ovvero, dopo aver firmato un vero e proprio contratto a tempo determinato, forte anche del fatto che in Polonia esiste il cosiddetto minimo salariale, che rappresenta uno dei motivi per cui tutti lavorano con serietà e precisione. Inoltre, sono i giovani polacchi a scegliere il lavoro e non il lavoro a scegliere loro, perché, al contrario di quello che accade in Italia, l’offerta è superiore alla domanda. Infine, mi preme molto parlare di una mia idea che è ancora del tutto embrionale: vorrei esportare la Fiera del gusto in Polonia e creare una sorta di mappa del gusto nella quale al cibo tipico del Paese si abbina anche l’oggettistica». In conclusione di questo articolo, vogliamo sottolineare come l’esperienza che ha vissuto Daniele voglia se non addirittura debba essere non solo un esempio, ma anche uno stimolo per tutti coloro che, a qualsiasi età, non hanno più né il coraggio né la forza di credere nel loro sogni e di lottare con costanza per perseguire i propri scopi, ebbene sì, avete capito perfettamente, chiunque desideri qualcosa, con il tempo, con la fatica e con tutti i mezzi che ha a disposizione può ottenerla, però, solo a patto che non si arrenda mai. Come diceva Niccolò Machiavelli, «Dove c’è una grande volontà non possono esserci grandi difficoltà».
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