di Mauro Meschini – Con il comunicato di rito, nel mese di novembre si è saputo che l’edificio che ospitava la RSA di Stia tornerà, dopo un necessario intervento di ristrutturazione, a ospitare una struttura per gli anziani.
«L’intervento che abbiamo costruito in partnership con la Misericordia di Stia si affianca a quello già previsto per Bibbiena e rientra nel programma degli investimenti della cooperativa finalizzato ad estendere e migliorare l’offerta dei servizi socio sanitari agli anziani casentinesi. Con questo ulteriore intervento – annuncia Paolo Peruzzi, Presidente Koinè – si va a recuperare una struttura storica importante per Stia Pratovecchio e per tutto il Casentino che era stata chiusa per gravi carenze strutturali. In questa fase, insieme ad una grande impresa di costruzioni e a Misericordia, stiamo lavorando al progetto esecutivo della nuova RSA che, realisticamente, comporterà un investimento attorno ai 4 milioni di euro, generando 40 posti letto e circa altrettanti nuovi posti di lavoro, rioccupando quindi gli operatori sociali che avevano perso l’occupazione…».
Tutto dovrebbe quindi tornare come prima, ci saranno di nuovo i posti per gli anziani e ci saranno i posti di lavoro andati in fumo all’inizio della scorsa estate. In particolare le opportunità di lavoro saranno una boccata di ossigeno per una realtà dove la situazione non è certo florida, ma probabilmente saranno altre lavoratrici e altri lavoratori a essere impegnati nella nuova RSA visto che, la gran parte di chi ha vissuto sulla propria pelle il fallimento e la chiusura, ha già ritrovato altrove un’occupazione o ha comunque individuato altre soluzioni per fare fronte all’improvviso difficile momento. D’altra parte, come si legge nel comunicato, siamo ancora alla fase progettuale e quindi realisticamente di apertura si dovrebbe forse parlare nel 2023, un tempo non lunghissimo ma certamente non facile da affrontare da una qualsiasi famiglia senza le entrate garantite da un lavoro.
Anche molti degli ospiti che avranno la possibilità di usufruire della nuova struttura saranno nuovi per questa nuova realtà. In questo caso, purtroppo, è lo scorrere del tempo che potrebbe essere inesorabile, ma in ogni caso tutti gli anziani ospiti presenti a giugno hanno già ritrovato da tempo una sistemazione mentre molti, presenti nel 2020, sono stati portati via dalle conseguenze dei contagi da Covid-19.
Nelle parole del sindaco di Stia Nicolò Caleri e del Governatore della Misericordia Filippo Berti, che prontamente si sono accodati all’entusiasmo per questa notizia diffusa dalla cooperativa Koiné, non ci sembra si faccia cenno a quello che è accaduto proprio un anno fa nella RSA di Stia.
Ora è il tempo della soddisfazione per il primo cittadino che un anno fa si era contraddistinto per la sua assenza in un momento tanto difficile, mentre il responsabile della Misericordia sembra mostrare sollievo per una soluzione che potrebbe aiutare a far uscire l’ente che dirige fuori dai problemi finanziari che l’acquisto della struttura di Stia aveva comportato.
Ma in questo mese di dicembre 2021, durante il quale passare per le strade che costeggiano la ormai desolatamente chiusa RSA di Stia suscita ancora malinconia e amarezza, è impossibile non ritornare con la mente a tutto quanto è accaduto.
Non ritornare al clamore registrato a giugno nelle settimane che avevano visto la definitiva chiusura della struttura simbolo per il paese: con gli anziani collocati fuori dal loro Comune, con le famiglie disorientate e almeno confortate dal fatto di aver potuto trovare, in qualche modo, una soluzione ad una situazione certamente non facile; con le lavoratrici impegnate a difendere i loro diritti; con il paese anche questa volta, purtroppo, disposto ad accettare senza battere ciglio quanto accaduto, come se fosse stato comunque frutto di un destino avverso a cui non era possibile opporsi.
Oltre a questo in questo mese di dicembre è impossibile non ritornare con la mente ancora più indietro, a quanto accaduto proprio a dicembre 2020, quando, ancora prima del trauma dei trasferimenti, la tranquilla e serena routine della “casa dei nonni” era stata travolta dalla diffusione dei contagi da Covid-19.
Quasi tutti gli anziani contagiati; una serie di morti che hanno dimezzato il numero degli ospiti; contagi anche tra il personale; una situazione che aveva portato ad una totale chiusura per provvedere alla completa sanificazione della RSA in attesa che dai reparti Covid fosse possibile vedere il ritorno di chi fosse riuscito a superare quel tragico momento.
A vedere quello che poi è accaduto all’inizio della primavera successiva con la “vera” e definitiva chiusura quanto visto nel mese di dicembre si potrebbe considerare un drammatico presagio, anche perché in entrambi i casi non si è veramente potuto sapere cosa è successo.
Sembra infatti quasi impossibile che dopo aver superato indenne la prima fase dell’epidemia e dopo quanto accaduto in altre strutture per anziani, sia stato possibile permettere al virus di entrare così prepotentemente nella RSA. D’altra parte anche a giugno siamo arrivati alla chiusura per problemi strutturali conosciuti da anni e senza che concretamente la proprietà, il gestore di allora, ma anche la stessa Amministrazione comunale, che comunque doveva essere interessata ad una situazione che vedeva coinvolti tanti anziani, tante famiglie e tante lavoratrici residenti nel Comune, facessero realmente passi concreti e scelte adeguate a trovare soluzioni.
Ora, in questo dicembre 2021, anche se le nuove notizie portano motivi per guardare avanti con maggiore fiducia, le luci del Natale non riescono forse a scaldare del tutto l’atmosfera. Rimane per adesso il silenzio e la desolazione di quell’edificio, ormai da tempo vuoto; rimane la malinconia e il ricordo personale di molti per chi non è più con noi; rimangono anche le quotidiane storie di tante famiglie e di tanti anziani che in questi mesi, e ancora per quelli futuri, in caso di necessità non hanno potuto e non potranno subito trovare, a pochi passi da casa, conforto, sicurezza e un luogo sicuro dove ricevere le attenzioni e cure adeguate.
Sono questi i pensieri che ci sentiamo di condividere con quella parte di Pratovecchio Stia che, in questi ultimi anni, ha vissuto con preoccupazione l’addensarsi ripetuto di nubi sul futuro delle strutture presenti nel Comune rivolte all’ospitalità degli anziani. È infatti noto a tutti come la vicenda della chiusura della RSA di Stia fosse stata preceduta da un momento di crisi anche per la RSA di Pratovecchio, oggetto per un certo periodo di altri proclami e mega progetti, risolti poi con una “puntellatura” che ha permesso per adesso di spengere i riflettori sul caso, ma che non sembra avere dato certezze definitive.
Adesso che ci viene detto che si può guardare avanti, lo dovremmo fare non dimenticando il passato e quanto di sbagliato è stato fatto, ma soprattutto lo dobbiamo fare tenendo ben vivo il ricordo e la memoria di chi è stato anima e vita di questo luogo ormai centrale e sicuro riferimento per Pratovecchio Stia.
Abbiamo una semplice proposta da portare alla condivisione di tutti: nel momento in cui si riapriranno le porte della RSA di Stia, dedichiamo questo luogo, che torna a essere pieno di emozioni, affetti e storie, a “I Nonni del 2020” e attraverso di loro a tutti gli anziani che hanno trascorso un tempo più o meno lungo della loro vita in questo spazio riempiendolo con la loro saggezza, esperienza e umanità.