Poiché siamo convinti che il Casentino non può fare a meno di una gestione unitaria sempre più integrale, ripartiamo dalla domanda che avevamo fatto a Sindaci nell’introdurre l’incontro del 3 maggio: “ E dopo l’8 maggio?”
Ora dobbiamo rispondere a questa domanda, anzi devono rispondere i Sindaci, anche facendo una analisi seria (e non strumentale) dei risultati del referendum ed uscendo dalle tristi e retrograde battaglie di campanile o di contrapposizione politica sempre meno comprensibili ed accettabili.
Partiamo da un principio: i risultati di un referendum si accettano, non si discutono.
Si possono però analizzare. Intanto la partecipazione. Si è cercato di svilire e depotenziare il significato del referendum, facendo passare l’idea del disinteresse dei cittadini per la scarsa partecipazione. Noi la riteniamo, al contrario, eccezionale ed inaspettata. In una tornata elettorale che ha visto sindaci eletti con meno del 30% dei votanti, con una partecipazione al voto amministrativo complessivamente in forte calo dappertutto, un referendum (partito male, e proseguito peggio) ignorato fino alla fine dalla politica e dai media , mai spiegato alla gente, che ottiene una partecipazione del 40% (tenendo poi conto del disinteresse motivato di Capolona e Subbiano) è un dato eccezionale, certo non trascurabile. La vittoria del no con il 54%, considerato lo schieramento di quasi tutti i sindaci, del PD, PSI e FdS, della CGIL, della stessa ARCI, (ed una certa scomparsa del comitato originario promosso dalla Lega) non ci sembra un risultato eclatante e dovrebbe far riflettere tutti, soprattutto a sinistra, al di là di frettolosi proclami d vittoria.
Ma è da qui che vorremmo ricominciare.
SEL si era proposta di svolgere un ruolo di informazione, di facilitazione del confronto, sapendo che comunque una soluzione unitaria per il Casentino andava trovata ed in tempi stretti.
Sul campo rimane, come strumento immediatamente disponibile, l’Unione dei Comuni. Sappiamo però che questa può davvero essere utile ed efficace se coinvolge tutti i comuni (almeno gli 11 dell’alto Casentino). Questo non lo si può ottenere semplicemente dicendo: ha vinto il no, Bibbiena rientri! E nemmeno: a Bibbiena ha vinto il sì, quindi sto fuori dal’Unione.
Va immediatamente ripreso in mano lo Statuto dell’Unione, discusso in un confronto aperto e trovata una soluzione condivisa da tutti i comuni: nessuno può pensare di andare avanti con atteggiamenti ricattatori o strumentali, né Bibbiena, né gli altri comuni guidati dal centro sinistra. Una Unione dei Comuni senza Bibbiena è destinata a non avere futuro. Bibbiena da sola non potrà reggere la sfida dei tempi della crisi e resterebbe un’isola chiusa nel suo fortino, senza svolgere quel ruolo di leadership che le compete se non altro per le sue dimensioni.
Noi lavoreremo in questa direzione, cercheremo ancora di riattivare il confronto. Solo così potremo verificare se c’è davvero la volontà tra i Sindaci di dare una gestione unitaria al Casentino, o se ci si copre dietro scuse pretestuose per mantenere lo status quo, con i più o meno piccoli poteri che nessun sindaco vuol perdere.
Anche perché, è bene ricordarlo, l’Unione dei Comuni prevede di metter in pochi mesi in gestione unitaria il 90% dei servizi, compresa la gestione del territorio, (per noi la più urgente ed indispensabile). Un comune unico di fatto. E non sarà facile, per chi ha fatto proprio motto leghista/bogheziano “padroni a casa nostra”, convincere i cittadini che invece devono cedere quote di sovranità così importanti. Ed i proclami della minoranza di Pratovecchio (PD e FdS) sulla difesa della identità del paese non aiutano certo in questa direzione e rimettono in discussione anche l’idea della fusione dei piccoli comuni, compresa quella di Pratovecchio-Stia.
Sinistra Ecologia Libertà Coordinamento Casentino