di Matteo Bocca – In tempi come questi non vi è bene più prezioso e istruttivo della memoria, un esercizio che dovrebbe fornirci gli strumenti necessari a correggere gli errori del passato per evitare che si ripetano in futuro, ma che pare a tutta evidenza servire sempre a meno. Per questo motivo la memoria va perpetuata e sostenuta con ogni mezzo, e rafforzata con ogni azione possibile per implementare la coscienza della società su ciò che è stato e cercare di comprendere ciò che saranno il mondo, il nostro Paese e il Casentino del futuro. Questo è il ruolo e lo scopo che si prefigge anche l’Ecomuseo del Casentino, prezioso scrigno di memoria storica e sociale che va mantenuto ad ogni costo per non abbandonare all’oblio quei saperi, quelle tradizioni, mestieri e conoscenze che purtroppo sono andate più volte perdute ovunque nel corso della storia.
L’Ecomuseo nasce come aggregazione tra l’Unione dei Comuni, la Provincia di Arezzo, undici comuni del Casentino e quattordici altri soggetti tra associazioni e privati, ed è articolata in quindici “Antenne”, siti di interesse suddivisi in sei aree tematiche: l’archeologia, la civiltà castellana, l’acqua, il bosco, le attività agropastorali e quelle manifatturiere. Ma non solo. Propone percorsi didattici con le scuole, progetti di integrazione sociale e artistici, e “Accompagna nelle attività di ascolto, ispirazione e coinvolgimento”, il Piano Strutturale Intercomunale (composto da dieci comuni più l’Unione dei Comuni) per “Un percorso di riflessione e pianificazione che porterà a definire una visione strategica di quello che il Casentino è, e di ciò che potrebbe diventare”. Il condizionale, sembra d’obbligo.
L’Ecomuseo, tra le svariate proposte e collaborazioni si promuove attraverso il sito ecomuseo.casentino.toscana.it e le pagine social, ma anche una Museocard e un’App di narrazione storica denominata Weglint. Progetti e collaborazioni lodevoli ma che tuttavia non sono immuni da alcune criticità che, sia ben chiaro, non inficiano in alcun modo l’utilità e l’importanza dell’Ecomuseo. La prima che balza all’occhio è l’assenza di una seconda lingua nel sito dell’Ecomuseo: è solo in italiano. Peccato, non solo perché tradurre il sito almeno in inglese non costerebbe molto in termini economici e di impegno, ma anche perché in tal modo si preclude la visita nei luoghi dell’Ecomuseo ai turisti stranieri che magari, visitando ad esempio il Mulin di Bucchio, potrebbero decidere di mettere sulla griglia una bella trota del locale allevamento invece di una bistecchina di pollo acquistata al discount e ricoperta di spezie per darle un senso a tutti i costi. D’accordo che l’Ecomuseo dovrebbe servire principalmente come strumento rivolto alla popolazione, colpita come tutti dall’italico vizio di ignorare le meraviglie che stanno sotto casa, ma un sito che si presenta in più lingue offre anche agli stranieri la possibilità di visitare questi luoghi straordinari, e magari lasciare pure un’offerta che il tradizionale braccio corto nazionale stenta a elargire.
Anche l’app Weglint nata da una startup milanese, nonostante sia un’ottima idea, è purtroppo scaricabile solo nella versione Android, anche se fa piacere però constatare che i racconti del Casentino sono tra i più cliccati e preferiti. Ma è la Valtiberina Casentino Card a lasciare sinceramente un po’ perplessi. Lo scopo è indubbiamente nobile e oramai diffuso: una card che permette l’accesso a una serie di musei, castelli e siti di interesse storico e culturale a un prezzo calmierato o addirittura gratuito. Ci sono due tipi di card, una da sei giorni, e una annuale.
Nella prima ci sono otto siti gratuiti, tutti in Valtiberina, e sette a prezzo scontato, tutti quelli del Casentino più tre della Valtiberina. Con la seconda card annuale invece, vi sono ben undici siti gratuiti, tutti in Valtiberina, e quattro scontati, tutti quelli del Casentino… insomma, in Casentino si paga comunque. In Valtiberina ci sono cinque punti vendita della card, e in Casentino uno, al Museo della Lana, anche se dal sito del museo non vi è traccia della Museo Card. Anzi, a dire il vero non se ne trova traccia nemmeno nel sito dell’Unione dei Comuni, che è anche capofila del progetto, nel sito dell’Ecomuseo, nel sito del museo archeologico di Bibbiena e nemmeno in quello di Romena. Basterebbe un semplice link per dare un rilievo maggiore a questa buona iniziativa, perché non farlo?
Entrambe le Card offrirebbero inoltre la possibilità di acquistare prodotti tipici del Casentino a prezzi scontati, se ce ne fossero. Nel sito della valtiberinacasentinocard.it c’è una sezione card+ dal menù a tendina della Home Page che rimanda alla sezione dove dovrebbe esserci la lista dei prodotti acquistabili a prezzi scontati. Dovrebbe, perché al posto dei prodotti compare la scritta “Stiamo scegliendo i prodotti tipici migliori…”. La speranza è che la lista dei prodotti sia talmente lunga da imporre un lavoro di selezione annoso e certosino, perché al contrario, verrebbe da supporre che non ci sia una sola azienda in Casentino disposta a offrire prodotti a prezzi scontati. Sempre dal sito della Card è possibile noleggiare biciclette di ogni genere per visitare i musei e i siti del Casentino, peccato però che con tutti i noleggi che ci sono oramai nella valle, il servizio sia svolto da un’impresa di Sansepolcro. Non sarebbe più sensato che ogni valle facesse lavorare le proprie imprese di noleggio?
Vi è poi l’aspetto della trasparenza. Sarebbe utile e prezioso avere nel sito dell’Ecomuseo un contatore delle visite, un rendiconto delle Museo Card vendute, quanti dei molteplici e interessanti progetti rivolti alle scuole sono stati attuati e quante delle dispense disponibili gratuitamente sono state scaricate. Tutte informazioni utili a condividere con la popolazione l’andamento e la consistenza di questi progetti, ed invogliare eventualmente altri a frequentare i meravigliosi luoghi Antenne dell’Ecomuseo.
L’Ecomuseo è come si diceva uno scrigno prezioso del territorio da conservare e perpetuare per le generazioni future e per il bene della nostra memoria sociale. Non è immune da alcuni difetti che non offuscano però l’importanza che riveste nella cultura del territorio e nella preservazione di una memoria storica che in Casentino ha radici millenarie, e potrebbe anche giocare un ruolo importante come indotto di un progetto turistico strutturato.