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lunedì, 25 Novembre 2024

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Esprimi un pensiero… e ti identificano!

di Mauro Meschini – Sabato 20 aprile 2024, Castel San Niccolò, sit in contro l’ipotesi di asfaltare la strada del Pratomagno, argomento che abbiamo proposto recentemente anche su CASENTINO2000 in un articolo. Su quello che è accaduto ecco il post pubblicato su Facebook da Mariella Maglioni.

Ho 68 anni e da molto tempo mi occupo di politica. In tutti questi anni non mi era mai capitato quello che è accaduto stamani a Strada in Casentino dove il mio gruppo, Casentino Antifascista, aveva organizzato insieme ad altre Associazioni del territorio un sit in per Pratomagno senza asfalto. Avevamo pagato la tassa per occupazione del suolo pubblico e appena messo piede su quel suolo Digos e Carabinieri, quattro persone in tutto, ci hanno chiesto di identificarci. Niente contro di loro, ci mancherebbe, sono persone che fanno il loro lavoro, ma non è un bel segnale che si stia col fiato sul collo a cittadini che vogliono dire la loro. I tempi cambiano e la democrazia vacilla. Tocca a noi alzare la testa e aprire gli occhi. Tocca a noi lottare per il nostro diritto alla cittadinanza attiva, il nostro diritto ad esprimere le nostre opinioni“.

Letta la notizia, ci è sembrato che non fosse così nuova, con un veloce salto indietro nel tempo abbiamo in effetti ritrovato momenti in cui fatti simili erano già accaduti.

Il 18 febbraio 2024 una notizia pubblicata su La Stampa.

La Digos oggi a Milano ha identificato una dozzina di persone che si sono raccolte per onorare con fiori la memoria di Alexei Navalny. È successo in corso Como, sotto la targa in ricordo di Anna Politkovskaya, la giornalista russa anti-Putin uccisa dopo anni di persecuzioni. Amaro in bocca e incredulità da parte dei manifestanti.

«Volevamo un momento di raccoglimento, ma eravamo pochi, una dozzina al massimo», ha spiegato una delle manifestanti. Il tam tam era avvenuto su Facebook e di lì a poche ore dalla scomparsa del dissidente, la decisione di commemorare Navalny. «Erano agenti Digos e noi siamo rimasti molto sorpresi, perché erano in borghese. Abbiamo chiesto spiegazioni e loro a quel punto ci hanno mostrato il tesserino. Non mi sembra un crimine manifestare per la morte di un dissidente», ha aggiunto un manifestante“.

L’8 febbraio 2024 ancora un post su Facebook, questa volta pubblicato da UDU Firenze – Sinistra Universitaria.

Oggi, 8 febbraio, si è tenuta l’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università degli Studi di Firenze. In questa occasione, sono stat3 invitat3 a presenziare tutt3 3 rappresentant3 de3 student3. Come UDU Firenze, avevamo programmato di manifestare in modo pacifico e silenzioso la nostra opinione verso le degradanti condizioni in cui versa la comunità studentesca. Per questo, avevamo preparato dei fogli A3 riportanti slogan e anche citazioni del Presidente della Repubblica circa l’importanza del diritto allo studio.

In qualche modo, la segreteria della Rettrice è venuta a sapere delle nostre intenzioni e ha informato la DIGOS, la quale ha provveduto a scortare l3 nostr3 rappresentanti e il nostro senatore accademico fuori dal Teatro del Maggio Musicale, impedendoci così di partecipare all’evento. Sono stati requisiti i documenti di identità e l3 rappresentanti sono stat3 trattenut3 dalle 10:30 alle 12:30, con la possibilità di andare in bagno dopo un’ora sotto scorta. Alle ripetute richieste di spiegazioni, gli agenti in servizio continuavano a rispondere che stavano ancora procedendo ai controlli delle identità.

Si tratta dell’ennesimo caso in cui una voce di dissenso è stata silenziata. In un contesto dove vengono continuamente represse le forme di contestazione e i luoghi di confronto sono sempre meno, la cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico era un momento in cui far sentire la nostra voce. La contestazione è un nostro diritto. Svilisce notare come la cerimonia per il centenario della nostra Università sia stata uno strumento di celebrazione autorefenziale, senza la possibilità di confronto“.

Andiamo ancora più indietro. L’8 dicembre 2023 un’altro articolo, questa volta da Il Dubbio, in merito alla vicenda del loggionista identificato dalla Digos alla Scala di Milano per aver gridato “Viva l’Italia antifascista”.

… Si chiude il sipario (tredici minuti di applausi) ma rimane la polemica politica il giorno dopo il debutto del Don Carlo. Una polemica ridimensionata dal centrodestra… e allo stesso tempo rilanciata a piena voce dal centrosinistra… Ad ogni modo, Marco Vizzardelli e un altro spettatore – precisa la Questura di Milano – non sono stati identificati «per il contenuto della frase» ma «per garantire la sicurezza della rappresentazione». A spiegare l’accaduto è il loggionista in persona. «I poliziotti che mi hanno identificato sono scoppiati a ridere e mi hanno detto “la pensiamo come lei” quando ho fatto notare che sarebbe stato un reato dire “w l’Italia fascista”, non quello che ho detto io»…“.

Cosa dire ancora dopo questa breve, ma crediamo esaustiva serie di notizie?…

Abbiamo provato a porre la stessa domanda proprio a Mariella Maglioni, con cui abbiamo scambiato qualche messaggio su WhatsApp.

«Che vuoi dire? Ora va di moda così. È una constatazione amara di questo atteggiamento censorio proprio a carico di persone attive in politica, che vogliono fare la loro parte, che si fanno carico dei problemi di tutti.  Le opinioni vanno  espresse, il proprio pensiero può tradursi in azione e manifestare dissenso. Ma non per questo si può censurare, fermare, condizionare, intimidire chi pacificamente e pubblicamente esprime pareri magari contrari a chi governa o all’opinione comune. Non voglio fare polemica e non ce l’ho con gli uomini che ci hanno identificato. Gli ho stretto anche la mano. Voglio semplicemente riflettere su ciò che sta accadendo… È una strategia atta a convincere le persone a stare a casa e farsi i fatti propri. E questo non è un bene… Non conosco legalmente quali sono i termini dell’identificazione, ma immagino scatti quando un cittadino viene trovato in una condizione che fa pensare ad un illecito.  La gente che protesta non mi pare possa rientrare in questa categoria».

In merito a questo abbiamo forse trovato in un articolo pubblicato su fanpage.it, sempre l’8 dicembre 2023, una possibile spiegazione al quesito che poneva Mariella Maglioni.

“… La Digos, Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali, è un ufficio di polizia presente nelle varie questure d’Italia. Il compito di questa divisione è di contrasto al terrorismo e, più in generale, di tutela dell’ordine pubblico, specie durante manifestazioni ed eventi politici e sportivi. Gli agenti della Digos sono il più delle volte in borghese, anche se sono spesso riconoscibili dall’atteggiamento.

Nell’ambito di queste funzioni, la Digos ha il potere, ma non il dovere, di identificare chicchessia. O, meglio, l’articolo 4 del Tulps, il Testo Unico delle Leggi Pubblica sicurezza, prevede la “facoltà di ordinare che le persone pericolose o sospette”, o chi non sia in grado o si rifiuti di provare la propria identità, “siano sottoposti a rilievi segnaletici”. Il nostro sistema di gestione dell’ordine pubblico si basa ancora in gran parte su questo testo unico, varato nel 1931, un’epoca in cui evidentemente sostenere l’Italia antifascista rendeva le persone pericolose o sospette“.

Ora sicuramente sarà un caso che, queste “operazioni” a tutela dell’ordine pubblico, siano previste da norme varate durante il Regime Fascista, e sarà sicuramente solo una coincidenza che proprio con l’attuale esecutivo pare siano tornate particolarmente di “moda”, come diceva poco sopra Mariella Maglioni… in ogni caso, per quanto ci riguarda, vogliamo solo fare una raccomandazione: quando uscite di casa, ricordatevi di portare con voi un documento e, soprattutto, non rinunciate a uscire!

 

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