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sabato, 23 Novembre 2024

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«Evitiamo l’inutile e costosa variante del Corsalone»

di Melissa Frulloni – Che cosa c’entra la ex cementeria Sacci di Corsalone con la sanità del Casentino? Apparentemente nulla, ma in realtà, se guardiamo alla proposta lanciata alla Regione Toscana dal Sindaco di Bibbiena, Filippo Vagnoli, queste due realtà sono profondamente legate tra di loro.

“Chiediamo alla Regione Toscana di non sprecare 30 milioni di euro nella variante del Corsalone; che ne investa la metà per demolire la Sacci! 15 milioni di euro infatti potrebbero servire per riqualificare l’area, realizzando al posto dell’ex cementeria il polo scolastico del Casentino. Per quanto riguarda invece i restanti 15 milioni di euro, la Regione potrebbe usarli per la nostra sanità, per assumere medici e per migliorare i servizi dell’Ospedale di Bibbiena.”

Facciamo un passo indietro e vediamo come Vagnoli è arrivato a formulare questa innovativa proposta. “Sappiamo tutti che la Regione Toscana non è messa per niente bene dal punto di vista finanziario, quindi mi chiedo, perché buttare via 30 milioni di euro per realizzare una strada inutile (per la precisione il costo della nuova variante di Corsalone sarà di 32 milioni ai quali la Regione accederà attraverso mutui e quindi gravando ulteriormente sulle tasche dei cittadini anche casentinesi… N.d.r.) quando la sanità toscana ha bisogno di investimenti e risorse? Da qui la proposta di dividere la cifra riservata alla realizzazione della strada in due, destinando metà dell’investimento alla sanità e all’ospedale di vallata e l’altra metà alla demolizione dell’ex Sacci. L’idea è più che sensata e permetterebbe non solo di risparmiare un bel po’ di soldi pubblici, ma soprattutto di investirne molti nella sanità e nella riqualificazione di un’area che non è certo un bel biglietto da visita per il Casentino.”

Quale è il problema della sanità casentinese? «Dal mio punto di vista, molti dei problemi della sanità in Casentino, nascono con l’istituzione dell’Area Vasta che per definizione penalizza le zone più marginali come la nostra… Ma di conseguenza penalizza anche le zone meno marginali; ne sono un esempio la sanità aretina e l’Ospedale San Donato che sono stati sfavoriti dalla crescente richiesta di utenti che arrivano proprio dalla provincia. È stato tutto accentrato sotto il falso mito del risparmio, ma dopo 10 anni di Area Vasta è palese che qualcosa non ha funzionato, visto che la Regione Toscana ha dei gravi problemi dal punto di vista finanziario, soprattutto in ambito sanitario. Ci siamo quindi ritrovati senza alcun soldo risparmiato, ma con i servizi sanitari depotenziati, soprattutto in zone marginali come il Casentino.

Ognuno di noi, quotidianamente ha a che fare con problemi e disservizi del sistema sanitario toscano; faccio un esempio: le persone vengono mandate a fare degli esami di diagnostica dal Casentino, in Valdarno o ad Arezzo e poi devono tornarci per ritirare il CD con il referto e le risposte… È una cosa banale, ma per me fa ben capire che manca una regia competente nella gestione sanitaria regionale; chi è che ha a casa un lettore CD? Possibile che nel 2024 siamo ancora legati a questi dispositivi obsoleti? Ripeto, è un esempio banale, ma credo sia emblematico di quanto il nostro sistema sanitario sia indietro su molti aspetti, da quelli più importanti a quelli basilari come questo.

Tornando all’Area Vasta… La Giunta Regionale ha chiesto a tutte le ASL della Toscana un piano di risparmi per risanare i problemi finanziari in essere; i risparmi (quindi i tagli…) saranno effettuati su tutti gli ospedali regionali… Toccherà anche a quello del Casentino! Sarebbe molto interessante e importante capire quanto verrà risparmiato sull’ospedale di vallata. Appurato che abbiamo un consigliere regionale in commissione sanità, Ceccarelli, potrebbe farcelo sapere e mettere a conoscenza tutti i casentinesi di quello che verrà risparmiato sull’Ospedale di Bibbiena. Purtroppo credo che sarà molto difficile ricevere informazioni in merito, forse più facile ottenerle attraverso un’interrogazione della minoranza…

Inoltre, i dipartimenti sono a livello di Area Vasta quindi il direttore di dipartimento deve raggiungere un certo obiettivo di risparmio, non per il Casentino o il singolo territorio, ma per tutta l’Area Vasta. Va da sé che quindi i direttori generali siano portati a risparmiare su zone marginali e non certo su quelle centrali, in cui ci sono grandi ospedali che rispondono alle esigenze sanitarie di una popolazione più vasta. Tagliare su zone come il Casentino, anziché su Siena, ad esempio, è certamente più facile… Ci sono meno polemiche da dover gestire, e meno voti!»

E sulla mancanza di medici nel nostro Ospedale? «La mancanza di medici è per la Regione e la ASL la scusa perfetta per dire che in Casentino, a livello sanitario, le cose non funzionano. Sì, è vero la carenza di personale medico è un problema nazionale, ma c’è anche un’altra verità… Recentemente è stato fatto un concorso per l’assunzione di nuovi medici per l’Ospedale di Bibbiena e grazie a questo abbiamo un nuovo medico, quindi se la ASL istituisce dei concorsi mirati per le singole zone, i professionisti partecipano e arrivano anche negli ospedali più marginali come il nostro. Il problema è che spesso i concorsi vengono fatti per tutta l’Area Vasta e a quel punto chi è che sceglie il Casentino?

Inoltre ci sono graduatorie aperte per diverse specialistiche, sia tra i medici che tra gli infermieri e ce ne sono molti tra questi casentinesi che lavorano in altri ospedali d’Italia e che vorrebbero tornare nella vallata, ma che però non vengono chiamati. Le graduatorie quindi non mancano, ma non si attinge da queste per “ripopolare” il nostro ospedale. È chiaro che se la Regione vuole risparmiare, non sarà certo propensa ad assumere nuovi medici o infermieri e quindi ad investire nella sanità casentinese.

Chiamo ancora in causa Ceccarelli; è stato in Giunta Regionale e non ha mai speso una parola per la sanità del Casentino, ora che invece è in Commissione Sanità e che quindi conta un decimo rispetto alla posizione che occupava prima, è diventato il paladino del nostro territorio e della sanità casentinese… La situazione in cui siamo, i problemi che abbiamo oggi vengono da lontano; che cosa ha fatto fino ad ora? Ci si sveglia tutto insieme per la sanità, così come per la strada del Casentino. All’ennesimo semaforo tutti sulle barricate, ma anche i problemi della SR71 da dove arrivano? Da quanti anni ce li portiamo dietro?»

Cosa è stato fatto per migliorare la situazione sanitaria casentinese? E cosa si potrebbe ancora fare? «La Conferenza dei Sindaci aveva chiesto che si tornasse al Distretto Autonomo del Casentino; questo per me è stato un primo passo per migliorare le cose, anche se è evidente che c’è un’irregolarità dell’applicazione della legge regionale che prevede che ogni distretto nomini delle figure apicali di riferimento esclusive per quella zona. Faccio alcuni esempi. Il Direttore Amministrativo della nostra ASL si occupa della zona del Casentino e di quella della Valtiberina, dividendosi tra le due vallate. Siamo ancora nell’ottica di risparmio sulla sanità voluta della Regione Toscana e ovviamente a rimetterci è il servizio e quindi noi cittadini. Un direttore come può seguire due zone così distanti e così diverse tra loro?

E ancora; la direttrice dell’Ospedale del Casentino, è anche la direttrice dell’ospedale di Arezzo, di quello della Valtiberina e della Fratta. L’Ospedale San Donato ha 2000 dipendenti, quello di Bibbiena ne ha 200. Come è possibile che riesca a coordinare tutto? Non parliamo certamente delle sue qualità di gestione, ma dei numeri che si trova a dover affrontare. Immaginiamo se al posto di questi ospedali stessimo parlando di un gruppo aziendale, che amministratore delegato e consiglio di amministrazione ci aspetteremmo di trovare per gestire tutto questo? Nella nostra sanità vedo una gestione alla giornata, manca una strategia a lungo termine, il tutto aggravato dal fatto che il Casentino, come detto, è una zona marginale e quindi più sacrificabile. La Regione continua ad affermare di voler aiutare le aree interne, ma nella pratica mette in atto politiche che vanno contro alle zone più disagiate; i contributi dati servono per lavarsi la coscienza, ma nell’atto pratico si va in tutt’altra direzione.

Altro grande problema (sia per la sanità che per altri temi) è la frammentazione del nostro territorio. Cinque comuni che insieme non arrivano neppure a 4.000 abitanti, bloccano processi decisionali fondamentali per la vallata… Succede in Conferenza dei Sindaci ed è evidente che i micro-comuni siano un problema per lo sviluppo del Casentino. E posso anche capire che per un sindaco di un comune di 600 abitanti che ha pochissime risorse per la sua comunità, è difficile opporsi alle decisioni regionali, quando magari la Regione Toscana gli ha dato un contributo, ad esempio, per realizzare un parco pubblico o per sistemare una strada… I comuni così piccoli sono più controllabili e come detto sono sicuramente il punto debole del nostro territorio.

La soluzione? Torniamo sempre lì… Il Comune Unico del Casentino! Un sindaco di un comune che conta più di 30 mila abitanti che potere avrebbe in Regione? Cosa potrebbe pretendere? Le sue decisioni e le sue posizioni avrebbero un peso notevole; pensate che il Casentino sarebbe uno dei comuni, per estensione territoriale, più grande di tutta la Toscana! Credo sia questo quello che ci manca e che ci servirebbe, anche per pretendere servizi sanitari adeguati.»

Torniamo alla proposta iniziale… Un polo scolastico alla Sacci? «Sì, tornando alla Sacci e ricapitolando la situazione… La Regione, che dice di avere già il progetto esecutivo della variante del Corsalone, ha tutte le facoltà e possibilità per espropriare l’ex cementeria e iniziare i lavori per la realizzazione della strada; le cause vinte dalla proprietà hanno confermato che non ci sono problemi di salute pubblica, quindi si può precedere. Sono convinto però che 32 milioni di euro per quella strada siano soldi pubblici buttati… L’unica vera utilità legata alla sua realizzazione sarebbe stata abbattere la Sacci ma (ed è stato più volte affermato anche dalla Regione stessa) la nuova strada non porterà alla demolizione dell’ex cementificio.

Nella relazione infatti si legge che la Regione non demolirà la ex cementeria perché questa dovrebbe essere demolita della proprietà, costretta dal Comune, costretto da ARPAT… La cosa ci lascia basiti! Come già affermato anche sulle pagine di questo giornale, ci sembra che ci sia da parte della Regione una non volontà ad espropriare e che questo dimostri la totale assenza di determinazione, da parte dell’ente, di realizzare la variante. Staremo a vedere… Convinti dell’inutilità della realizzazione della nuova strada abbiamo deciso di proporre alla Regione Toscana di usare la metà dei soldi previsti nel progetto per riqualificare l’intera area Sacci e creare al posto dell’ex cementificio il polo scolastico del Casentino.

Crediamo che questo sarebbe l’ideale per il nostro territorio; un’attrattiva non solo per gli studenti casentinesi, ma anche per quelli aretini. Ci immaginiamo un vero e proprio campus, con un dormitorio che possa ospitare indirizzi scolastici legati al turismo o alla natura e al Parco Nazionale. Pensiamo a quanti giovani casentinesi si recano fuori dalla vallata per fare l’alberghiero o il forestale. La vicinanza della stazione rende l’idea ancora più fattibile, con il treno che potrebbe arrivare proprio alle porte del polo scolastico. Il Comune di Bibbiena è a disposizione per studiare, insieme alla proprietà e alla Regione, il progetto migliore, a patto che la Sacci venga demolita e che finalmente si possa riqualificare l’intera area intorno all’ex cementificio.

Alcuni anni fa, il Comune di Bibbiena, insieme a quello di Chiusi della Verna, Castel Focognano, Talla e Chitignano, ha partecipato ad un bando per usufruire dei fondi del PNRR, presentando proprio un progetto di rigenerazione urbana relativo all’area dell’ex Sacci. Avevamo fatto un protocollo d’intesa con la proprietà e il bando prevedeva l’assegnazione di 5 milioni di euro per ogni progetto. Purtroppo non abbiamo vinto, ma la nostra partecipazione dimostra che da sempre siamo impegnati in questa battaglia e che vogliamo veramente trovare una soluzione per porre fine alla questione.

Lo stesso vale per la proprietà; ricordiamo che Marino Franceschi ha inviato mesi fa al Comune di Bibbiena la richiesta per recuperare l’area. Aspettiamo quindi la risposta della Regione Toscana; manca solamente un suo via libera per demolire finalmente la Sacci, investire nella sanità casentinese e… risparmiare tanti soldi pubblici evitando così un’altra inutile variante!»

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