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giovedì, 21 Novembre 2024

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Foreste casentinesi: sacre o laiche?

di Fiorenzo Rossetti – Fu davvero una faticaccia quella per accordarsi sul nome del nuovo Parco nazionale che stava per nascere tra le montagne a cavallo tra Romagna e Toscana. Eravamo nei primi Anni ’90 del secolo scorso e da lì a poco, il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna avrebbe visto muovere i suoi primi passi. Un nome, quello scelto, ricco di riferimenti geografici e tra i più lunghi nel panorama dei Parchi nazionali; basta solo questo per testimoniare il campanilismo che serpeggiava tra i due versanti dell’Appennino. Il “bagno di sangue” sulla scelta del nome del Parco, a giudicare dal risultato, si deve essere placato a caro prezzo, trovando un compromesso solo di fronte al nome che tutti, oggigiorno, conosciamo.

Eppure, malgrado le difficoltà già incontrate, il Parco potrebbe assumere un nuovo nome. Quale? Parco delle Foreste Sacre. Già da alcuni anni, tra gli addetti ai lavori legati all’Ente Parco, questa proposta veniva ventilata, ma ora le cose sembrerebbero più concrete. Dapprima un articolo apparso sulla stampa locale toscana, uscito a luglio di questo anno, contenente una intervista ad Andrea Gennai (peraltro nominato, nell’estate scorsa, con Decreto, dal Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, nuovo direttore del Parco, al quale invio le mie congratulazioni e un augurio di buon lavoro) che, facendo leva sul concetto di “sacralità” che attraversa ogni angolo del Parco legato al monastero di Camaldoli e al Santuario della Verna, affermava che gli amministratori siano concordi nel voler proporre di trasformare, in un futuro non troppo lontano, l’attuale nome del Parco in quello di “Parco Nazionale delle Foreste Sacre”, proprio per sottolineare (a detta sua) la rilevanza di questa iniziativa per tutta la comunità.

Una ulteriore prova di questa volontà di modificare il nominativo del Parco, si è poi manifestata attraverso due appuntamenti di fine agosto, uno svolto a Poppi e l’altro a Campigna, organizzati dall’Ente Parco stesso e che ha visto la partecipazione, ad entrambe le iniziative, del Direttore e del Presidente del Parco. Le serate erano intitolate “Le foreste casentinesi diventano Sacre”, sottotitolo “Provocazioni sulle Foreste Casentinesi alla conquista del panorama internazionale”. La notizia di questa idea di un cambio di nome al Parco non è passata inosservata; il tessuto politico casentinese non è stato a guardare, andando a formare, da subito, una proposta di Ordine del giorno, presentata dalla lista “Per Pratovecchio Stia” da discutere in Consiglio comunale. La proposta di modificare il nome del «Parco delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna» e di trasformarlo in «Parco nazionale delle Foreste Sacre», non è apparsa condivisibile e opportuna, può lasciare il territorio privo di un collegamento diretto col Parco e sembra più una operazione di marketing commerciale, allontanando il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi dalle comunità che ne fanno parte.

Il dibattito, quindi, pare accendersi (come ai vecchi tempi). Quali siano le reali motivazioni e intenzioni dell’Amministrazione del Parco nazionale non sono del tutto chiare. Analizzando il titolo delle due citate iniziative riusciamo però a permetterci di interpretare il pensiero “logico” che forse è serpeggiato tra i tecnici e amministratori del Parco. Il titolo raccoglie interessi diversi: da una parte l’importanza delle foreste per la biosfera, con l’aggiunta dell’immagine di sacralità; tutta questa religiosità poi va a cozzare su una arrogante “conquista” di un “panorama internazionale”, che non si capisce bene se intenderla come primato nel saper conservare la natura o nell’acchiappare like con i social. È stata una “provocazione”, quella del cambio nome, come da loro scritto nel titolo delle serate, che però, avendo programmato le due iniziative in maniera equa tra Toscana e Romagna, appare invece un primo incontro di condivisione con i cittadini e portatori di interessi.

Il nome attuale e proposto può piacere o meno, generare o meno un legame col territorio e le sue comunità in maniera diretta, o più o meno valorizzare il territorio grazie a strategie di marketing, ma dovrebbe essere realizzato, dati studio alla mano, con un confronto aperto. Sono personalmente credente e ho sempre pensato che le foreste del Parco siano la vera cattedrale in cui incontrare i sentimenti più nobili, puri e sacri.

Oggettivamente però le foreste dovrebbero essere laiche, rivendicando un’assoluta indipendenza e autonomia nei confronti di qualsiasi confessione religiosa.

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