di Francesca Maggini – Francesco Santini, giovane musicista casentinese, una passione vera, profonda per gli 88 tasti, ci racconta la sua musica come scelta di vita. Nato a Bibbiena nel 2000, fin da piccolo ha condiviso con la sua famiglia la passione per la musica. A soli 8 anni entra a far parte del Coro Polifonico Santa Cecilia (oggi insieme vocale Accordion) diretto dal padre, poi inizia a studiare violino. Entrato al Liceo Scientifico scopre la bellezza e una personale inclinazione per il pianoforte, così nel 2015, lascia il violino e si dedica completamente al pianoforte. Dopo il liceo, non ha dubbi… la sua strada è la musica e così si iscrive al Conservatorio. Al momento, laureato in triennale, sta terminando la magistrale, frequenta due corsi di perfezionamento esterni al conservatorio e ha iniziato ad insegnare pianoforte in una associazione di Firenze che promuove arti e cultura.
Ma partiamo dall’inizio… «La mia passione per la musica ha radici nella mia stessa storia familiare. Non penso ci sia un momento preciso, quanto una serie di vicissitudini che hanno fatto crescere, in me, l’amore per ciò che faccio. Probabilmente, il periodo in cui ho, profondamente, capito che la musica era la mia vera passione è stata la prima partecipazione, nel 2016, a Naturalmente Pianoforte. Allora si facevano masterclass e lezioni, oltre a suonare in giro per il paese di Pratovecchio. Penso sia stata proprio quella suggestiva atmosfera, le giornate intere in classe a far lezione e poi il contatto diretto con il pubblico che ha fatto scoccare la vera scintilla. È stata una grande emozione. Anche se amavo già molto la musica questa esperienza è stata quella decisiva che mi ha permesso di capire quanto la musica fosse la mia strada per il futuro e la mia passione».
Parlaci del tuo percorso formativo… «Pur respirando da sempre la musica in ambito famigliare ho iniziato a studiare musica alle medie con il violino. Nel 2014 però, all’inizio del liceo, ho scoperto il pianoforte e ho iniziato la formazione sotto la Guida del Maestro Vito Venezia, con cui ho studiato per 4 anni. Nel 2016, oltre alla partecipazione a Naturalmente Pianoforte, ho partecipato al mio Primo concorso pianistico classificandomi al secondo posto. Sempre nel 2016, ho tenuto il mio primo concerto da solista al teatro Dovizi di Bibbiena e nel 2019 sono Stato ammesso al Conservatorio L. Cherubini a Firenze, in cui ho iniziato il mio percorso formativo accademico con il Maestro Fabrizio Lanzoni. Ho collaborato con diversi musicisti interni ed esterni al Conservatorio (cantanti, pianisti, strumentisti) con alcuni dei quali collaboro, tutt’ora, in modo stabile. Tra le esibizioni più importanti ci sono concerti che, spesso, teniamo io ed il flautista (e direttore d’orchestra) Tommaso Giannoni, con cui faccio duo stabile per l’associazione Lions Pistoia; un concerto in cui ho eseguito musiche di Morricone assieme all’orchestra giovanile “Emanuele Muzio”, diretta, sempre, dal Maestro Tommaso Giannoni; l’esecuzione di musiche di Faure e di Bach per violoncello e pianoforte, assieme alla violoncellista Maria Salvatori, al Gran Galà di ballo, tenutosi al Teatro Petrarca di Arezzo, in cui abbiamo accompagnato i migliori ballerini del panorama del balletto classico internazionale (etoile del San Carlo di Napoli, dell’Opera di Roma, del Royal Ballet di Londra e dell’Operá di Parigi). Parallelamente al percorso istituzionale, nel 2021 ho iniziato un percorso di alto perfezionamento con il maestro Samuele Amidei, con cui faccio lezioni e masterclass di strumento principale e di musica da camera. Nel 2023, sono entrato in contatto con il pianista Massimiliano Ferrati ed ho iniziato un secondo percorso di alto perfezionamento a Roma e a Terni».
Per te si tratta di musica a 360 gradi… coro, band e piano… come convivono queste tre anime diverse (se sono diverse)? «In realtà coro, band e piano sono 3 parti di quella grande anima che è la musica stessa. Secondo me, indipendentemente dal genere che fai e dallo strumento che suoni, ciò che unisce tutto e tutti è proprio la musica. Con i Manhattan Club (la mia band) suoniamo prettamente pop e blues, mentre come pianista suono, principalmente, musica classica. Le due cose però non si scontrano mai, basti pensare che la musica leggera non è altro che diretta discendente della musica classica. Sono necessari tanta attenzione, concentrazione, pensiero e coinvolgimento in proporzione estremamente diverse, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: fare musica e farla bene, coinvolgere e farsi coinvolgere, emozionare ed emozionarsi e non c’è assolutamente niente di più bello!».
La difficoltà maggiore e la soddisfazione più grande? «La difficoltà maggiore che ho affrontato è stato, sicuramente, il primo contatto con una commissione giudicante. Con il tempo ti abitui ma, la prima volta, nell’attimo prima di salire sul palco, quella sensazione di stretta allo stomaco che provi ti disorienta e ti blocca. Poi, man mano che ti esibisci e capisci come gestirla diviene una sensazione, in realtà, piacevole e anzi non vedi l’ora che arrivi, perché con l’esperienza, l’associ al fatto che di lì a poco farai ciò che più ami: suonare e soprattutto suonare per il pubblico. La soddisfazione più grande, ad oggi, invece, è stata l’esibizione ad Arezzo al Gran Galà di ballo, se parliamo di momenti specifici. Se invece penso alle varie esibizioni e concerti che ho tenuto, le soddisfazioni più grandi sono i commenti, di persone che non conosco che, nelle varie occasioni, mi hanno ringraziato per averle fatte emozionare e perché ciò che ho interpretato gli è arrivato al cuore. Questo è il modo migliore e più bello per essere ripagati di tutto il lavoro e il sacrifico che si fa».
Cos’è la musica? «Questa è una domanda molto difficile. La musica per me è tutto ciò che mi circonda, è uno stile di vita, è ciò che amo fare. Non penso di riuscire a descrivere a parole cos’è la musica, perché è un qualcosa di talmente grande, meraviglioso ed importante che non riuscirei a concentrarne l’essenza in parole. Ciò che posso dire è che la musica è lo strumento con cui posso meglio esprimere chi sono, mi tocca nel profondo e riesce a tirare fuori tutto ciò che a parole, sarebbe, per me, impossibile esprimere».
C’è un segreto per essere bravi musicisti? «Secondo me la chiave per essere bravi musicisti è avere passione, testa e costanza. Devi amare profondamente la musica e tutto ciò che da essa deriva, perché la musica, sotto certi punti di vista, è sacrificio e se non la ami veramente diventa molto impegnativa; testa perché devi sempre essere concentrato e pensare, capire cosa i compositori hanno voluto dire e saper decifrare in partitura ciò che deve essere eseguito al modo giusto; costanza e rigore perché la musica è un’arte che richiede sempre continuità e rigore di studio, oltre all’aspetto di ricerca continua di espressività ed emotività».
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? «Per quanto riguarda la band stiamo scrivendo ed organizzando un concerto che si terrà a Bibbiena a fine maggio, per quanto concerne me e i miei progetti personali, al momento sono concentrato sulla laurea magistrale. Sul dopo sono ancora indeciso, sicuramente continuerò a studiare e ad esibirmi. Probabilmente, una volta laureato, farò un master, ma non so ancora se prima di musica da camera e poi di pianoforte o viceversa».