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mercoledì, 5 Febbraio 2025

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Gli “acchiappa fantasmi” al Castello di Strada!

Alzi la mano chi non si è interessato almeno una volta ad un fenomeno paranormale! Sicuramente, molti di voi staranno pensando: “A me non interessa proprio! Sono tutte cavolate!” Ok, certo avete le vostre buone ragioni per credere o non credere a certe cose, ma non potete negare che tutti noi, (chi più, chi meno) ci mettiamo sempre sull’attenti non appena sentiamo parlare di spiriti, presenze o semplicemente di “strane coincidenze”. È nella nostra natura essere attratti dall’ignoto, ciò che non conosciamo ci fa paura, ma allo stesso tempo scatena adrenalina e tante emozioni che non possiamo far finta di non sentire. Da qualche mese a questa parte anche noi siamo entrati in contatto con il così detto “mondo dell’occulto”, iniziando a tessere dei rapporti con un gruppo di ricercatori romagnoli che, nel gergo comune definiremo dei veri e propri “acchiappa fantasmi”. Loro, però non ci tengo ad essere etichettati e ci hanno spiegato che quello che fanno è soprattutto ricerca e indagini su tutti quei fenomeni o attività definite paranormali, per cui non c’è una spiegazione logica e razionale. Italian Paranormal Research (nella foto accanto) è sbarcata in Casentino da Forlì e le forze che l’hanno trascinata nella nostra vallata si sono mosse all’interno del Castello di San Niccolò a Strada, dove i nostri “ghostbusters” hanno già scoperto delle strane presenze.

Il fondatore e ideatore di questo gruppo di lavoro si chiama Carmelo Paparone: “A giugno, dopo circa 6 anni di letture, partecipazione a conferenze, convegni ed eventi relativi all’ignoto e all’occulto, sono riuscito a dare vita a Italian Paranormal Research, che effettua proprio in questo campo tutta una serie di ricerche ed indagini.” Sposa il suo progetto l’amico Cesare Casadei, diventato il co fondatore del gruppo e poi anche Fabio Parisi, Ramona Mengozzi, Soìli Ranieri, Bryan Giunchi (studioso di ufologia) ed Annika Castagnoli che entrano ufficialmente nella brigata di I.P.R. Come collaboratori esterni invece ci sono Adamo Farabegoli e Beatrice Fabbri che completano la squadra degli “acchiappa fantasmi” nostrali.

Carmelo come siete venuti a conoscenza del Castello di San Niccolò e cosa vi ha portato in Casentino? «L’esistenza del Castello di San Niccolò ci è stata segnalata da una nostra collaboratrice, Beatrice Fabbri, che tra l’altro è un’organizzatrice di eventi. La sua curiosità per i fenomeni più strani ci ha dato l’opportunità di entrare in contatto con la storia di questo bellissimo maniero, abbiamo scoperto la leggenda di Telda, la donna guerriera che fu squarciata in due dagli uomini di Niccolò Piccinino durante l’assedio al Castello e ci siamo interessati anche alla vicenda del vecchio proprietario Giovanni Biondi che purtroppo da circa un anno è venuto a mancare. Dalle nostre indagini al Castello è emerso davvero qualcosa, là dentro succedono effettivamente delle cose che non hanno una spiegazione logica. Al Castello abbiamo effettuato ben due sopralluoghi; in quello del 30 luglio ci sono stati una serie di riscontri: delle catene nelle ex prigioni che si muovono da sole, ad un’ombra che passa davanti all’obiettivo di una nostra telecamera quando invece non c’era nessuno. Invece, nell’indagine notturna del 29 ottobre, purtroppo non siamo riusciti a catturare nulla che riconducesse alla leggendaria Telda. Però, nei nostri file audio/video siamo riusciti ad immortalare una figura ed una voce maschile, probabilmente di un castellano dell’epoca; dalle registrazioni del nostro kit di telecamere fisse ad infrarossi piazzate nelle varie stanze del Castello, abbiamo riscontrato da un sensore di movimento posto sul letto storico in una delle sale, una luce alle ore 00:59, mentre il Castello era deserto e noi eravamo tutti nel cortile per una pausa; poi verso la fine dell’indagine nella sala principale, una sfera di luce intensa che si sposta dal basso verso l’alto e a pochi secondi di distanza un tonfo abbastanza forte che ci ha davvero fatto sussultare. L’ultimo episodio di rilevanza è successo in una delle due cantine utilizzate storicamente come prigioni; dopo la richiesta ad eventuali entità di manifestarsi con un rumore, abbiamo sentito un suono di tipo metallico, come se fosse caduta una spada, ma non siamo riusciti a trovare nulla che si fosse mosso. Inoltre con la videocamera ad infrarossi abbiamo individuato un’ombra muoversi dopo tale rumore; nel materiale fotografico raccolto sempre con la nostra digitale fullspectrum abbiamo catturato dei fasci di luce in una delle cantine a cui però non abbiamo dato un’identità, supponiamo piuttosto che si tratti di energie in movimento. Infine, nel cortile del Castello, abbiamo immortalato la figura di una bambina che somiglia molto alla figura dell’ormai famosa “Azzurrina di Montebello”, parliamo solo di somiglianza poiché non possiamo e non potremmo mai affermare che si tratti della stessa entità.»

Quali strumentazioni e quali tecniche utilizzate per le vostre indagini e in particolari quali avete usato per il Castello? «Devo premettere che le nostre indagini sono del tutto rispettose del luogo e del così detto “invisibile”; il nostro scopo non è provocare le entità, nelle indagini non siamo aggressivi. Ci avvaliamo soprattutto di due sensitive e della nostra attrezzatura tecnica. È importante ricordare che se non c’è un riscontro diretto tra le sensazioni delle sensitive e le anomalie segnalate dalle attrezzature, il materiale è da considerarsi nullo. La nostra attrezzatura è composta da una videocamera e una fotocamera digitale, una videocamera ad infrarossi, una videocamera ed una fotocamera fullspectrum, che riesce cioè a catturare tutto lo spettro dell’ambiente inclusi l’infrarosso e l’ultravioletto, una termocamera ed un termometro ad infrarossi che catturano le variazioni di temperatura anomale in ambienti statici, un kit di video sorveglianza con telecamere ad infrarossi posto al campobase di ogni indagine, un tablet con programma di analisi spettrale collegato ad un microfono a condensazione, un microfono parabolico con cuffia, tre registratori digitali con microfoni direzionali, due rilevatori di campi elettromagnetici, un rilevatore di variazioni di campi elettrostatici, una “spirit box”, ossia una sorta di radiolina ad onde corte che programmata in un certo modo, scorre nelle normali frequenze intervallandosi con vuoti di 150-250-350 millisecondi, dando la possibilità di catturare eventuali risposte a determinate domande, che viene usata soprattutto nella metafonia e quattro griglie laser.»

Carmelo e i suoi ragazzi cercano di realizzare le loro indagini in modo accurato e preciso, utilizzando tutta l’attrezzatura possibile e soprattutto analizzando in modo ragionato tutto il materiale che raccolgono. Le loro scoperte sono sicuramente interessanti e portano alla luce ciò che spesso non vogliamo vedere e quello che abbiamo paura di conoscere.

Vi invitiamo a seguire il canale YouTube del gruppo (https://www.youtube.com/channel/UC5YCAmAHkALe0i6TtMgM6QA) per “toccare con mano” e capire più da vicino in che cosa consiste il lavoro di Italian Paranormal Research. Nella pagina troverete anche il video realizzato durante il sopralluogo al Castello di San Niccolò.

Come dicevamo, ognuno di noi è libero di credere o meno a tutto questo… Noi nel Castello ci siamo stati e anche senza attrezzature e particolari capacità sensitive, abbiamo percepito un grande forza e una grande presenza in quel luogo… La sua storia, i suoi secoli di vita, le tante persone che lo hanno attraversato, ma anche la tenacia del Maestro Biondi che ha sempre cercato di farlo vivere nel tempo, rendono sicuramente il Castello di Strada un luogo magico…

(tratto da CASENTINO2000 | n. 278 | Gennaio 2017)

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