Lunedì mattina Paride è fuori dalla porta del bar che aspetta. Nell’attesa si volta verso la vetrata per vedere come sta. Ancora è poco tempo, sono le prime volte e si sente insicuro. In cima alle scale anche Elena si ferma un attimo. Si sistema la gonna ed aggiusta i capelli. Si vedono da lontano. La corrispondenza d’amorosi sensi che passa dagli occhi trasmette emozioni forti.
– Buongiorno, ciao, come stai? Come è andato il fine settimana? La invita ad entrare.
– Bene, grazie. Mi sei mancato (sussurrato).
Si siedono al tavolo.
– Tu cosa prendi? Caffè? Chiede lui.
– Si,va bene, risponde lei.
Lui la guarda intensamente. Lei, con un poco di timidezza, non riesce a fare altrettanto ed allora gira il cucchiaino nella tazzina. E continua a farlo mentre l’uomo le parla.
Elena si sente quegli occhi addosso che raccontano di una passione tremenda che è la sua. Non ricorda di aver mai provato nulla di simile.
Sente quello sguardo che scruta ogni fibra del suo corpo, desiderato da morire tutto il fine settimana.
– Mangi qualcosa?
Servono due brioche.
Lui gliela porge, le loro mani si sfiorano. Le dita si intrecciano per un istante, giusto un attimo. Si guardano attorno. Sono in piazza Tarlati, al Podestà.
Sono clandestini sulla nave della vita.
Salgono nello studio per iniziare la giornata lavorativa ma non sono la dentro. Sono fuori.
Fuori dalla stanza. Fuori dal palazzo. Dal paese. Lontano da tutti, in quel luogo dove anche il niente diventa tutto perché ci sono loro che bastano a se stessi.
Occhi negli occhi tutto il tempo. Elena si alza per fare delle fotocopie. Paride la segue accostandosi alle sue spalle. Ci sono pochi centimetri da quel collo scoperto che è così bello, lungo e bianco come alabastro. Il rumore della fotocopiatrice copre il sospiro forte dell’uomo mentre il suo fiato caldo raggiunge quell’epidermide facendola fremere. Egli se ne accorge ed osserva quelle cellule eccitate che sembrano avere la parola. Anche lei lo vede benché girata; i suoi occhi sono anche dietro. Lui immagina di baciarle quelle spalle così invitanti e quasi non resiste. Un collega li desta per un attimo:
– Ce la fai a terminare il progetto oggi?
– Ma si, certamente, credo di si, risponde imbarazzato.
Ma poi la cinge in vita e le loro labbra si saldano ad alta temperatura, quella che fonde i cuori. Le sue braccia la stringono mentre iniziano a girare e girare nella stanza vuota, per poi girare ancora in un valzer meraviglioso. Il posto di lavoro adesso è il palazzo reale di San Pietroburgo:
“Io e te, amor mio, quando viene dicembre. E’ una dolce melodia, che l’inverno porta via” (dal film “Anastasia”).
Immaginano la soavità e la passione fino a che non la sdraia sulla scrivania e le alza la gonna, mentre lei gli sfila il maglione. Per farsi spazio, con le mani ormai senza controllo, puliscono il piano dalle scartoffie che volano dappertutto senza riguardo. La bacia partendo da quel collo che sembra voler divorare per poi indugiare sui suoi capezzoli e più in basso.
Lei gli sbottona i pantaloni e si prendono in un amplesso animalesco.
– Devi fare le fotocopie anche tu? Vai pure, io ho fatto. Occhi da cerbiatto.
Ognuno torna alla propria postazione ma sono ancora abbracciati e girano in quel valzer.
Pioggia Benedetto il brutto tempo, la pioggia e le corte giornate. Finito il lavoro avevano pochi minuti che dovevano essere protetti. Si erano dati appuntamento al parcheggio di Santa Maria del Sasso, quello più in basso, che l’altro era troppo illuminato. Entrambi avevano delle utilitarie ma ciò non poteva certo essere una garanzia. Dovevano fare attenzione. Perché non si inoltravano nel bosco di S. Antonio? Oppure a Querceto? Troppo poco il tempo prima di rientrare in famiglia. Avrebbero preferito il buio pesto ma la luce bluastra del santuario, che arrivava solo parzialmente, ed i vetri appannati, potevano essere un compromesso accettabile. Paride arrivò per primo e parcheggiò in fondo al piazzale, nel punto più cieco, in modo da lasciare spazio all’auto di Elena, così che restasse nascosta dalla propria.
Piovigginava. La vide arrivare. Prima di scendere si tirò su il cappuccio.
Erano due secondi, ma, con il volto coperto, si sentiva un poco più tranquilla. Seduta accanto al suo uomo non si scoprì subito; così, era ancora più bella. Rimasero a guardarsi senza dire una parola. Si sentiva solo il rumore della pioggia che adesso batteva forte sul cofano. Poi la sua testa infilò dentro quel cappuccio e le sue mani la tirarono forte a se.
– Che dobbiamo fare?
– Non lo so. Rispose lui. Ma quello che so è che non posso fare a meno di te.
– Neppure io posso pensare che tu non ci sei. Ma è un casino, lo sai anche tu.
– Si è così. Viviamo e vediamo dove ci porta.
Le si gettò al collo.
– Tienimi stretta a te ti prego.
– Si, non temere, lo farò sempre. A stanotte.
– A stanotte.
Entra in casa ed appoggia la borsa a terra.
– Ciao! Sono rientrato!
– Ciao tesoro! Come è andata la giornata? Domanda Lucia.
– Al solito. Tu?
– Tutto bene.
Va dai ragazzi. Una con Candy Crush Saga e l’altro, più piccolo, davanti ai cartoni.
Lo salutano appena.
A cena.
– I miei dicono se andiamo a pranzo da loro domenica prossima.
– Va bene, risponde Paride, senza alzare la testa dal piatto.
– Hai sentito la questione delle scale mobili? Sembra che non ne facciano più di niente.
– Si ho sentito, ne parlavamo in studio, pare proprio così.
Tutti dormono. Lui nel buio dello studio.
Notte bianca. Cellulare acceso. Accesso a WhatsApp.
Paride:
– Ci sei?
(La fatina che vive nella lucina verde di WhatsApp vuole la vostra anima!) ✓✓
C’è, lo ha letto. Dice a se stesso mentre sorride.
Elena:
– Si, ci sono. Ti penso di continuo. ✓✓
Paride:
– Io lo stesso. Ho voglia di te. Ti desidero da morire. ✓✓
Elena:
– Anche io, tanto. Voglio che mi prendi, fammi tua amore. ✓✓
Paride:
Si. Non vedo l’ora che siamo soli dove nessuno può vederci! Come eri bella stasera. ✓
Appare una sola spunta. Lui attende. Passa un minuto. Due. Cinque. Sale un poco di ansia.
Che succede? In punta di piedi controlla le camere da letto. Dorme lei ed anche i ragazzi.
✓✓
Finalmente diventano due.
Elena:
Voglio esserlo per te. Adesso però devo staccare. ✓✓
Paride:
Va bene tesoro. Ci vediamo domattina. Ti bacio. Buona notte.
Sognami. ✓✓
Notte.
(Fine puntata 1)
Marco Roselli, Gli Amanti di Piazza Tarlati, Fruska