Copenaghen (prima parte) Mattina del 25 dicembre. Dal soggiorno arrivavano le voci dei bambini che si erano svegliati presto per l’eccitazione. A dire il vero si erano alzati anche a notte fonda. Con gli occhi sgranati avevano scrutato quella figura misteriosa, incappucciata di rosso, che sistemava i pacchi sotto l’albero. Era stato giusto un attimo perché, se non fossero subito tornati a letto, i regali non li avrebbe lasciati. Quando aprì gli occhi Lucia non c’era. Allora sfilò la borsa da sotto il letto per preparare la sorpresa. Ma questa gliela fece lei quando, dopo un minuto, entrò in camera.
– Buon Natale amore, disse mentre lo baciava.
– Buon Natale, questo è per te.
– Grazie tesoro. E questo è il mio! Esclamò la donna con vero entusiasmo
Gli porse una busta mentre lei si provava un bellissimo Moncler tre/quarti blu con cappuccio di pelo.
– Era quello che volevi no? Chiese Paride.
– Si davvero! E poi mi servirà per dove andiamo.
Lui smorzò il sorriso che aveva mentre apriva la busta. Dentro c’erano due biglietti aerei Firenze-Copenaghen. Partenza 26/12 – Rientro il 29/12.
La sua faccia si fece di sale come se una paresi lo avesse colto all’istante. In un millesimo di secondo gli passarono in mente tutti i pensieri possibili. Il suo stupore era talmente palese che la moglie se ne accorse:
– Caro ma non sei contento? Credevo di averti fatto felice. Da un sacco di tempo dicevi che volevi andarci.
– Si, certo, è un pensiero bellissimo. Ma con i ragazzi come facciamo?
– Per questo non ci sono problemi, staranno con i miei, oramai sono grandini e poi, sono tre giorni soli. E’ tutto pronto.
– Va bene allora.
– Un poco di entusiasmo però sarebbe gradito, non è che deve essere un sacrificio.
– Ma che dici? Scherzerai? Così all’improvviso, non me lo aspettavo, poi stavo pensando ai ragazzi.
Chiaramente il suo pensiero era da un’altra parte. Trovare il modo di dirlo a lei. Fargli digerire una storia che non aveva digerito neppure lui. Ce l’aveva nella gola che non andava né su né giù. Un filo d’ansia lo colse. Il suo cervello cominciò a figurarsi le immagini più catastrofiche ma neppure improbabili. I pensieri divennero circolari. Se non fosse riuscito a vederla? Questo ci stava. Era Natale. E neppure a contattarla? Come l’avrebbe presa? Certo non bene. Avrebbe inevitabilmente sofferto. Stava soffrendo lui, figuriamoci lei, che si sentiva la sua donna. Come fare? Non poteva non dirglielo! Assolutamente! E le conseguenze? Se lo avesse lasciato per questo? Oddio no! Non può essere!
– Devo uscire. Esclamò Paride in preda al panico.
– Come? Ma non apri i regali insieme ai ragazzi?! Ci resteranno malissimo. Dove devi andare scusa?
– Mi sono ricordato di una pratica che scade proprio a fine anno e se partiamo domani devo assolutamente dargli una controllata. Voglio essere sicuro.
– Ma non puoi farlo più tardi? Chiese Lucia con forte disappunto.
– Eh ma ci metto poco, vado e torno. In un baleno si vestì e prese l’uscio di casa sotto gli occhi sgranati dei familiari.
Mentre saliva in auto digitò un messaggio WhatsApp.
Paride:
Sto andando in studio. Devo dirti una cosa urgente ✓.
I minuti passavano. Guidava e guardava il cellulare. Ogni tanto alzava gli occhi e si trovava nella carreggiata opposta. Finalmente arrivarono due segni. Messaggio visualizzato.
Elena:
Non posso uscire. Scrivi quello che hai da dirmi.
Che problema c’è? ✓✓
Paride:
Devo vederti assolutamente. Anche solo cinque minuti. Ti prego ✓
Arrivò allo studio e si mise in attesa. Il cellulare però non si esprimeva. Nella sua disperazione l’uomo non si rendeva più nemmeno conto della data.
Squillò il telefono ma era la moglie. Gli diceva che i figli chiedevano dove fosse. Non poteva più stare li. Doveva rientrare. Attese ancora dieci minuti infruttuosi.
Pranzo di Natale. Passò il pomeriggio e venne la sera.
Finalmente WhatsApp evidenziò la lettura del messaggio da parte di Elena: Scusa ma oggi proprio non potevo. Che succede? ✓✓
Paride:
Devo partire. ✓✓
Elena:
Cioè? Come sarebbe?
Paride:
Mia moglie mi ha regalato un viaggio a Copenaghen di tre giorni. Da domani al 29. ✓✓
Elena:
Ah, bene. ✓✓
Paride:
Non ho potuto far nulla, non me lo aspettavo. E’ stata una improvvisata. ✓✓
Elena:
Divertitevi. ✓✓
Paride:
Tesoro! Come potevo fare a rifiutare? ✓✓
Elena:
Lo immagino. Tranquillo. Ma non puoi pensare che ne sia felice. ✓✓
Paride:
Cercherò di contattarti più che posso. E’ una pena anche per me! ✓✓
Elena:
Allora non andare. Lascia perdere. Buon Viaggio. ✓✓
Paride:
Amore, dimmi che mi ami. Ti prego! ✓
Il trasferimento a Firenze non fu proprio carico di aspettative. Guidava lei. Lui con lo sguardo fuori.
– Ma che cos’hai?
– Nulla. Che vuoi che abbia?
– Sarà. Pare che ti sto portando a Sollicciano.
– Sono solo preoccupato, te l’ho detto.
– Non sembrerebbe.
(Fine puntata 6)
Marco Roselli, Gli Amanti di Piazza Tarlati, Fruska