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venerdì, 11 Aprile 2025

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I misteri di Civitella Secca

di Terenzio Biondi – Nel punto di mezzo fra Castel Focognano, Carda e Badia Tega, si erge maestoso poggio Civitella, con la cima coperta da una fitta, verdissima abetina.
Sembra quasi spiarci, da lassù in alto, tutte le volte che andiamo a pesca nei torrenti della zona.

Ma sarà vero quello che raccontano a Carda? Sì, i cardesi dicono che sulla cima di poggio Civitella i longobardi, che nel settecento scesero in Casentino dal Pratomagno contro i bizantini, costruirono una torre di avvistamento; nei secoli successivi la torre divenne un vero e proprio castello, con una possente cinta di mura a secco (da qui il nome di castello di Civitella Secca). Posto in una posizione strategica per il controllo del basso Pratomagno casentinese e per il controllo di uomini e merci che da qui passavano da e per il Valdarno.
Nel tardo medioevo sarebbe stata la repubblica fiorentina a decidere le sorti del castello di Civitella Secca, che faceva parte della “Montagna fiorentina” ed era situato in posizione strategica, al confine della zona di espansione.

Nel 1350 – si legge nei documenti dell’epoca – i fiorentini tentarono di far ripopolare Civitella Secca concedento a quelli che vi fossero andati a stare esenzioni straordinarie; e pochi anni dopo fu deciso il rafforzamento delle fortificazioni del castello (“il 18 febbraio 1361 un ufiziale destinato dalla Signoria di Firenze alla fabbrica dei muri o restauro della fortezza di Civitella Secca consegnò a due maestri muratori 10 moggia di calcina”).
Pochi decenni dopo il mondo è cambiato: i Conti Guidi sono sottomessi a Firenze e anche Arezzo non è più una minaccia perché la repubblica fiorentina ha comprato la città per 40000 fiorini. La funzione strategica della fortezza di Civitella Secca è venuta meno e i fiorentini decidono di abbattere le fortificazioni per cautelarsi da eventuali insorgenze e per liberarsi dalle spese.

Da quel momento il silenzio cala sui ruderi del castello. Così oggi, al ritorno da un pomeriggio di pesca nel fosso di Calleta, decido di andare a vedere Civitella Secca. Lascio il mio piccolo fuoristrada al poggio di Carda e prendo a piedi per il bel sentiero che porta a poggio Civitella (e poi continua fino al poggio di Viepiane, poggio della Madonna, Col del Mulo, per arrivare infine al crinale del Pratomagno presso il valico di Mozzorecchi).
Una bella camminata di un paio di chilometri e arrivo ai piedi di poggio Civitella. Prendo un sentiero piccolo piccolo tracciato dai cinghiali e arrivo in pochi minuti in cima al poggio.
Fantastico! Un enorme muro costruito con pietre a secco circonda tutta la sommità del colle, per centinaia di metri.

Preso dalla curiosità, salgo sopra la cinta muraria e in una decina di minuti riesco a percorrerla tutta, godendomi il panorama fantastico del mondo sottostante: a breve distanza gli antichi borghi di Badia Tega, Carda, Calleta… il crinale del basso Pratomagno… e laggiù, lontano, tutta la valle del Casentino con i castelli di Fronzola, Poppi, Romena… e l’Alpe di Catenaia all’orizzonte…

Scendo poi nel grande prato all’interno della cinta muraria. E lì tantissime porzioni di muratura parzialmente interrate e coperte dalla vegetazione, e dossi e avvallamenti dovuti a murature sepolte o ad accumuli di strati di crollo. L’unica struttura riconoscibile tra le rovine, proprio al centro del pianoro, è una cisterna parzialmente crollata. La volta della cisterna è intatta, e riesco, avanzando carponi, quasi sdraiato, a entrare dentro e poi a uscire dal lato opposto.

Mi sento felice e torno all’auto fischiettando e pensando a chissà quanti segreti sono nascosti lassù a poggio Civitella.

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