di Terenzio Biondi – Quando ripenso a quello che ci capitò l’anno scorso (ero insieme a Vladimiro) nei pressi di Castel Castagnaio, mi viene ancora la pelle d’oca e un sudorino ghiacciato mi scorre lungo il collo. Albeggiava appena e, lasciata l’auto davanti alla Pieve di San Bartolomeo, si prese per il sentiero che costeggia i resti dell’antica rocca e poi rasenta Poggio Tramonti per raggiungere più a valle il Fosso della Vincena in prossimità della confluenza nell’Arno, col proposito di risalirlo fino ai prati di Gualdo e poi tornare a Castel Castagnaio lungo il sentiero 00 del Casentino Trekking.
Si camminava allegramente, trotterellando. Nel cielo sereno la luna quasi piena, con la sua simpatica facciona, e qualche stella, fioca fioca, agli ultimi bagliori in prossimità dell’alba. Il sentiero in vicinanza di Poggio Tramonti prende leggermente a salire; così si rallenta un poco l’andatura e poi ci si ferma un attimo a riprender fiato presso un castagno secolare. Ma che succede lassù in cima al Poggio Tramonti?
Vladimiro mi fa cenno di tacere. Drizzo le orecchie. Sembra che qualcuno stia correndo giù dal poggio verso di noi, anzi… son più di uno… sono tanti, e stanno correndo proprio nella nostra direzione… si avvicinano. “Accidenti – dice Vladimiro – scommetto che sono i Nani di Castagnaio”. Mi ghiaccio tutto. I Nani? Il pensiero corre veloce alle “Novelle della Nonna” di Emma Perodi, a quella dei Nani di Castagnaio. Sì, i nani birichini, divisi nelle tribù dei Valletti, Cornetti e Ballerini, che passavano tutta la notte a ballare al lume di luna e terrorizzavano i poveri contadini della zona che di notte si avventuravano nei pressi di Poggio Tramonti circondandoli e costringendoli a danze vertiginose con loro fino al primo canto del gallo.
“Siamo rovinati – aggiunge Vladimiro – Se ci costringono a danzare con loro… abbiamo già una certa età… Qui mette male”. Istintivamente ci si nasconde dietro il grande castagno, trattenendo il respiro. Si avvicinano… sono tanti, a giudicare dal rumore dei loro piedi e dai rami che muovono passando. Comincio a sudare freddo e anche Vladimiro mi sembra terrorizzato. Eccoli, sono vicinissimi. Con un rumore assordante passano proprio accanto al grande castagno… vedo già i titoli della prima pagina dei giornali locali (“Brutta fine di due pescatori casentinesi vittime dei Nani di Castagnaio”)… eccoli… ci siamo.
Ma… no… non sono i Nani, sono… sono cinghiali, una mandria di cinghiali, di tutte le taglie, da grossi come somari a piccoli come cagnolini. Ci passano di lato senza nemmeno accorgersi di noi e scompaiono poi giù lungo il bosco, in direzione del Fosso della Sega. Ci mettiamo a ridere, come ragazzi, quasi ad esorcizzare lo scampato pericolo.
Si beve un caffè caldo dal thermos e si raggiunge in quattro e quattrotto il Fosso della Vincena. “I Nani?… Nani a quattro zampe!” dice Vladimiro la sera al bar raccontando la nostra disavventura agli amici increduli. Tutto è bene quel che finisce bene, senz’altro; ma io da allora quando è buio per il sentiero che passa sotto Poggio Tramonti non ci passo più.
Aspetto l’alba, anzi… aspetto che sia sorto il sole, sole splendente. Non si sa mai.
Illustrazione di Leonida Edel da “Le novelle della Nonna”, Fruska (I RACCONTI DEL TORRENTE Storie vere, leggende, incontri… nei torrenti del Casentino è una rubrica di Terenzio Biondi)