di Melissa Frulloni – Nasce l’Associazione Antiche Sementi del Casentino, una nuova realtà associativa per far riscoprire l’antica tradizione rurale casentinese. I cereali, quei piccoli semi colorati di varie forme e dimensioni, sono elementi davvero essenziali per l’uomo, che danno vita a diversi alimenti che quotidianamente vediamo sulle nostre tavole. Anche in Casentino, fino alla metà del secolo scorso, erano sparse su tutto il territorio queste coltivazioni, idonee al tipo di clima e di terreno della nostra valle. Ma a distanza di qualche decennio le zone coltivate si sono drasticamente ridotte e le sementi utilizzate si sono omologate a quelle usate per le coltivazioni estensive. Nel passato esistevano anche diverse specie di sementi autoctone, originarie del Casentino che, però sono andate a scomparire e a perdersi nel tempo.
Lo sanno bene un gruppo di casentinesi che hanno pensato di fare qualcosa proprio per tutelare e salvaguardare i preziosi semi che una volta nascevano nella nostra vallata ed è così che è nata l’Associazione Antiche Sementi del Casentino, per garantire la vita e la continuità a quelli che sono considerati veri e propri prodotti tipici del nostro territorio.
L’Associazione non si occupa soltanto del recupero delle vecchie sementi, ma anche delle orticole, le piante dell’originario orto casentinese, delle frutticolture e delle macchine agricole del passato, considerate anche queste patrimonio storico e culturale del Casentino.
Paolo Moretti, segretario dell’Associazione, che abbiamo incontrato in redazione, ha voluto ribadire l’importanza di conservare questo genere di macchinari considerati grandi testimoni del tempo che fu e custodi della nostra storia casentinese. Insieme a Paolo hanno dato vita all’Associazione Gabriele Conticini, Presidente, Luisa Annatone, Vicepresidente, Francesco Ghelli, Tesoriere e Luigi Cecconi e Riccardo Arrighi come Consiglieri.
L’idea delle Antiche Sementi nasce più di un anno fa, ma prende vita solo a settembre, quando viene depositato il suo statuto. Il 21 novembre poi, l’Associazione viene presentata a tutta la vallata e finalmente diventa attiva e operativa sul nostro territorio.
Ma perché serve occuparsi di sementi in Casentino? A risponderci è ancora Paolo Moretti: “La salvaguardia delle risorse genetiche autoctone è una condizione essenziale per la tutela della biodiversità in agricoltura. L’Associazione vuole preservare quelle sementi originarie del Casentino che hanno un’elevata qualità e che garantiscano un concreto miglioramento delle condizione di salute dei consumatori. Ad esempio, i prodotti che si possono fare con i semi casentinesi hanno un bassissimo contenuto di glutine, sono più digeribili e più sani rispetto a quelli che utilizziamo oggi, provenienti dall’estero o da qualche multinazionale. Nel passato malattie come la celiachia erano rarissime, mentre oggi stanno aumentando in maniera esponenziale. Dipenderà da quello che mangiamo e, ancor prima coltiviamo?”
L’Associazione punta quindi a migliorare sia l’ambiente, preservando e incentivando le colture biologiche, sia la salute, fornendo prodotti di qualità e che producano benessere ai consumatori.
Ad esempio, il pane che si può fare partendo dalle farine dei grani autoctoni del Casentino ha una minor quantità di glutine e una panificazione molto diversa. Si presenta più basso, meno lievitato, ma con intatte tutte le proprietà dei semi che lo hanno generato. Un prodotto buono in tutti i sensi e di altissima qualità.
“Quello che puntiamo a fare”, ci dicono dall’Associazione, “è permettere ai consumatori casentinesi di diventare consapevoli di quello che mangiano e acquistano. I prodotti che proponiamo, quelli fatti con le antiche sementi, sono sicuramente più costosi di quelli che troviamo nei grandi supermercati della zona; questo però non deve scoraggiare. Infatti, questo tipo di pane ha una durata lunghissima, arriva a mantenersi intatto anche fino ad 8 giorni e una volta trascorso questo periodo può essere utilizzato per dolci, zuppe, minestre.”
Un altro importante aspetto che l’Associazione sta curando e cercando di portare avanti nella vallata, è un vero e proprio studio su quelli che erano i semi originari del Casentino; una ricerca che in questo senso non è mai stata fatta nel nostro territorio. È per questo che sono entrati in contatto con l’Università di Pavia, proprietaria di una banca del germoplasma e istituto impegnato con l’Associazione nel ricercare varietà antiche di semi, grano e anche mais da piantare nei terreni casentinesi. Anche il Parco Nazionale ha iniziato, proprio in questa direzione, uno studio per recuperare quante più colture antiche della nostra vallata.
Ma non finisce qui come ci spiega ancora Paolo: “Ho pensato di inserire nello statuto dell’Associazione, oltre alle colture, anche gli animali autoctoni del Casentino. Ad esempio, la Chianina o alcune varietà di maiale, tutte specie che una volta venivano allevate su larga scala nel nostro territorio, ma che oggi sono quasi del tutto scomparse dai nostri campi. Ancora questa è solo un’idea che devo discutere con gli altri membri dell’Associazione, però credo che sia un altro punto interessante su cui lavorare.”
Ancora una volta ci sembra che i prodotti del nostro territorio, tutto ciò che la terra casentinese può offrirci, siano il punto forte del Casentino, da dove possiamo ripartire. La crisi del settore industriale nella vallata ci ha permesso di riscoprire l’agricoltura, ripensandola e adattandola al momento presente e facendola diventare un ambito di interesse per tanti giovani senza lavoro.
Questa “nuova” agricoltura potrebbe svilupparsi, nel nostro territorio, di pari passo al settore turistico. Studiare alcuni percorsi per i viaggiatori legati al grano, alle colture, agli alberi da frutto antichi del Casentino, potrebbe essere un buon punto di partenza per far riscoprire, non solo ai turisti, ma anche a tanti casentinesi, la forza e la bellezza della nostra terra.
L’Associazione Antiche Sementi del Casentino che, vi ricordiamo, potete contattare su Facebook (facebook.com/antichesementi) o al numero 3287725861, è davvero una bella realtà aperta a tutti. Produttori, consumatori, cittadini, ogni casentinese è invitato a farne parte e ad aiutare a riscoprire le antiche colture della valle. Per questo l’Associazione si impegna a promuovere la sua azione con incontri nelle scuole, corsi di formazione e, soprattutto, eventi in piazza, nei paesi, tra la gente, per far riemergere quella antica e bellissima cultura rurale di cui tutto il Casentino è figlio.
(tratto da CASENTINO2000 | n. 266 | Gennaio 2016)
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