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domenica, 24 Novembre 2024

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Il mistero della Macìa dell’Ommorto

di Terenzio Biondi – I giornali e le TV locali non ne hanno ancora parlato, ma il mistero è stato finalmente risolto. Senza ombra di dubbio. Da tempo non si parlava d’altro: l’altezza della Macìa dell’Ommorto era, negli ultimi mesi, aumentata di un buon mezzo metro. Una cosa strana, davvero strana. Come tutti i casentinesi sanno (beh, non proprio tutti…), la Macìa dell’Ommorto è quel cumulo di pietre in località Omomorto (o Ommorto), lungo la vecchia strada medioevale, quasi parallela all’attuale S.P.70, che dalla Consuma porta in Casentino, proprio nel punto in cui si divide per raggiungere da una parte il castello di Romena e dall’altra il castello di Poppi.

Lì fu sorpreso dai soldati del Bargello fiorentino, nel lontano 1281, il celebre falsario Mastro Adamo, mentre a cavallo si recava alla Consuma, le bisacce piene di fiorini d’oro falsificati nel castello di Romena. Fu preparato un rogo e in poco tempo le fiamme avvolsero il corpo del falsario e le sue ceneri andarono disperse ai quattro venti. Ce lo racconta anche Dante nel XXX canto dell’Inferno.

E siccome l’ombra di Mastro Adamo appariva spesso in quei luoghi, la gente che di lì passava, proprio per evitare incontri poco piacevoli col fantasma del falsario, gettava una pietra nel punto del rogo. Così, di pietra in pietra, ne è venuto fuori un bel cumulo di pietre, la Macìa dell’Ommorto, appunto; da secoli lì.

Se ne erano accorti, tempo addietro, gli abitanti della zona: l’altezza del cumulo di pietre sembrava aumentata. Il sospetto era poi divenuto certezza paragonando vecchie foto con foto attuali. Un bel mistero. E per svelarlo alcuni giovani di Pratovecchio ormai da giorni sorvegliavano, ben nascosti, la zona. Così la scorsa settimana sono stati sorpresi i “colpevoli” mentre, sul far del giorno, scaricavano dal portabagagli dell’auto una balla di pietre e le gettavano sulla cima della Macìa.

Non hanno avuto problemi a spiegare i motivi del loro gesto; anzi, si sono quasi arrabbiati con quei miscredenti di Pratovecchio e per poco non sono volati cazzotti. Non dirò i loro nomi, ma si tratta – ormai lo sanno tutti – di due pescatori di Bibbiena. I due avevano cominciato a frequentare i torrentelli della zona e la pesca andava più che bene, fino a che non avevano avuto incontri, che definivano terrificanti, con un fantasma. La prima volta nel Fosso della Villa, là dove è attraversato dal sentiero 52 che scende dalla Badiola, alle prime luci dell’alba: un’ombra proprio sulla riva del torrente, che faceva loro dei cenni con le mani magrissime che uscivano dalle maniche enormi di una tonaca bianca.

E la settimana dopo nel Fosso di Caiano: un’ombra bianca, a cavallo, che emetteva strani lamenti mentre sembrava volare in mezzo alla nebbia del mattino in direzione di Fonte allo Spino sotto Monte Pomponi. E allora cosa avevano pensato i due torrentisti?

Senz’altro era l’ombra di Mastro Adamo, e per tenersela buona, anzi per non incontrarla mai più, dovevano fare quello che era stato fatto per secoli: gettare qualche pietra sopra la Macìa. E siccome è sempre meglio abbondare, non avevano badato a spese, cioè… a numero di pietre. C’è voluto l’intervento di un noto studioso di Stia per convincerli a smettere con le pietre, altrimenti di qui a qualche anno la Macìa dell’Ommorto supererà per altezza la piramide di Cheope.

E poi ora… sembra che l’ombra di Mastro Adamo sia scomparsa. È più di un mese che nessun pescatore l’ha segnalata nella zona. Fino a quando non si sa, ma per ora si può pescare tranquilli dalle prime luci dell’alba fino al tramonto. Speriamo bene…

(Rubrica I RACCONTI DEL TORRENTE Storie vere, leggende, incontri… nei torrenti del Casentino di Terenzio Biondi)

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