di Martina Naccarato – Un altro anno segnato dall’epidemia da Covid-19 è quasi giunto al termine, ci sembra opportuno dedicare questo spazio ad una realtà tanto importante quanto conosciuta come la Caritas di Bibbiena, per conoscere aspetti del nostro contesto sociale che, al di là del Natale, coinvolgono tante famiglie e persone del Casentino.
Com’è cambiato il vostro modo di operare a causa del Covid-19?
«La nostra Caritas, zonale per il Casentino è da molti anni operativa nel Centro storico di Bibbiena e da sempre il ruolo principale della nostra attività è il Centro di Ascolto. Ogni giovedì pomeriggio i nostri volontari accoglievano i bisognosi di aiuto ascoltando le loro richieste durante colloqui personali e riservati. Nasce così un percorso di accompagnamento e di aiuto ai vari servizi che la nostra struttura ha organizzato nel tempo, tutto parte dall’ascolto, dall’empatia e dalla relazione che instauriamo con chi chiede il nostro aiuto. Purtroppo, durante il lockdown imposto dalla pandemia non ci è stato possibile tenere aperto il Centro di Ascolto e abbiamo proceduto mediante colloqui telefonici che sono sicuramente più impersonali. I servizi sono comunque stati tutti garantiti con consegne a domicilio: abbiamo consegnato indumenti, farmaci ed alimenti cercando di intervenire nelle situazioni di effettiva necessità. Durante lo svolgimento dell’attività appena menzionata, i nostri volontari hanno affrontato in maniera eroica i rischi del contagio. Infatti, pur avendo l’autorizzazione burocratica agli spostamenti per motivi di volontariato, in accordo con le amministrazioni comunali della zona destinatarie di benefici specifici per il sostegno alimentare dei cittadini da parte del Governo, la nostra attività si è limitata a particolari tipologie di soggetti fragili. Questo fino alla revoca del lockdown nel maggio 2020, nel periodo immediatamente successivo a questa data invece abbiamo ripreso con le consegne settimanali a circa 50 famiglie. Anche la nostra attività di doposcuola si è dovuta trasformare: prima avevamo due aule con 5 insegnati 3 volte alla settimana con 8/10 alunni, durante la pandemia invece, le nostre volontarie insegnanti hanno lavorato a distanza, si sono attrezzate nelle loro abitazioni con tablet, computer o telefoni ed hanno dedicato pomeriggi interi a supportare i ragazzi tra correzioni di compiti o lezioni orali! I risultati ci sono stati con tanta soddisfazione. Finalmente da settembre di questo anno l’attività del centro di ascolto è stata ripresa in presenza con tutte le attenzioni previste per la tutela sanitaria».
Che tipo di richieste ricevete da parte degli utenti? In questo periodo sono cambiate, quali le eventuali variazioni e le motivazioni che secondo lei le hanno causate?
«Le persone che si rivolgono a noi sono soggetti fragili, pertanto i bisogni che ci esprimono sono conseguenza dei cambiamenti del tessuto sociale. Nel passato avevamo molte famiglie straniere di nazionalità romena, marocchina o albanese che giungevano in Casentino alla ricerca di lavoro e che rappresentavano la maggioranza dei nostri assistiti, ora, fortunatamente, si sono integrati nella nostra società, perciò solo in caso di spese straordinarie richiedono il nostro aiuto, altri soggetti invece sono rientrati nei paesi di origine dopo la crisi economica degli anni passati.
Attualmente, le richieste di aiuto ci giungono da anziani che percepiscono pensioni minime o da persone che hanno piccole pensioni d’invalidità per problemi di salute, che non risultano sufficienti per affrontare le numerose spese quotidiane di prima necessità. Poi ci sono le famiglie numerose, con 3 o 4 figli ed un solo reddito, oppure chi ha perso il lavoro durante il lockdown ed ancora non lo ha ritrovato, chi svolgeva attività a chiamata o con contratti a termine che non sono stati rinnovati.
Infine, nel nostro territorio sono presenti anche dei soggetti cosiddetti fragili da un punto di vista familiare, come ad esempio, donne lasciate sole con figli.
La nostra attività è molto vicina a quella portata avanti dal CAV (Centro Aiuto alla Vita) del Casentino a sostengo alle mamme che superano il dramma dell’aborto e danno alla luce i loro bambini nonostante tante difficoltà soprattutto economiche. Attualmente aiutiamo 5 bellissimi bambini neonati».
Le festività natalizie sono alle porte, quali sono i progetti che, nonostante la pandemia in corso, verranno comunque attuati in questo periodo dell’anno?
«Il periodo di Natale, soprattutto negli ultimi anni, è particolarmente impegnativo, soprattutto perché è un periodo durante il quale si ricevono più donazioni da parte dei cittadini; amici che fanno donazioni in danaro, esercizi commerciali che ci donano prodotti, insomma, la solidarietà è maggiore. Anche il nostro progetto “Famiglia Adotta Famiglia” viene sostenuto in maniera più considerevole. Inoltre, durante il periodo natalizio da molti anni la nostra Caritas incrementa l’attenzione verso i bambini delle nostre famiglie bisognose, in particolare raccogliamo giochi usati grazie alla collaborazione con un supermercato di Bibbiena che vengono consegnati per il giorno della Befana con tanta gioia insieme a panettoni per le famiglie. Infine, riteniamo importante sottolineare che nel mese di dicembre apriamo un mercatino di beneficienza in piazza Tarlati a Bibbiena dove esponiamo sia prodotti donati, prodotti realizzati dalle nostre volontarie e libri religiosi e per l’infanzia».