di Terenzio Biondi – Nei secoli passati due mulattiere attraversavano l’Appennino tosco-romagnolo e collegavano il Casentino con la Romagna: una, partendo da Serra, valicava il crinale al Passo di Serra e raggiungeva Bagno di Romagna; l’altra, passando dal Doccione, saliva, rasentando il Romitorio, fino al Passo Rotta dei Cavalli e poi raggiungeva Verghereto.
I due passi (Passo di Serra e Passo Rotta dei Cavalli) sono entrambi nella Vallesanta, una valle attualmente quasi abbandonata, ma nei secoli passati transitatissima. Oggi, dopo una mattinata di pesca nel tratto più a monte del Fosso delle Ginghe, arrivato al Doccione, decido di raggiungere il Passo Rotta dei Cavalli per verificare se è vero quello che mi hanno detto tempo fa in paese alcuni amici cacciatori, che alla Rotta dei Cavalli hanno le loro postazioni di caccia ai colombi: il Passo Rotta dei Cavalli è bellissimo, e meraviglioso è ancora oggi l’antico sentiero, lungo oltre 5 chilometri, che porta a Verghereto.
Prendo a piedi il sentiero 067, oltrepasso Il Ronco, il Romitorio di S. Onofrio… e poi su… su… fino ad arrivare al crinale. Eccolo, il Passo Rotta dei Cavalli. Siamo a 1173 metri s.l.m. Da qui si può raggiungere la Verna, la Vallesanta, il Passo dei Mandrioli, Verghereto… Fantastico! C’è anche un cartello della Comunità Montana dell’Appennino Cesenate che spiega l’etimologia del nome: la via venne chiamata così per il passaggio stretto e tortuoso che rendeva difficoltoso il transito dei cavalli. Finora ho camminato su un sentiero ampio e in molti tratti – si vede chiaramente dalle impronte ben evidenti nei tratti terrosi – percorso anche da mezzi agricoli. Di là dal Passo il sentiero è invece strettissimo, spesso inferiore a un metro di larghezza.
Preso dalla curiosità, decido di andare verso Verghereto. Poche decine di metri e il sentiero prende a scendere veloce, diritto, senza curve. Lunghi tratti scoscesi, con ai lati enormi precipizi boscosi. Bellissimo! Anche se cammini sempre con la paura di fare un bel capitombolo di qualche centinaio di metri.
Poi il sentiero si fa quasi pianeggiante, per brevi tratti; risale anche ripido per qualche decina di metri, per poi riprendere a scendere zizzagando veloce. Sempre stretto, strettissimo, sì che capisci benissimo come nei tempi passati i poveri cavalli, con un bel peso di legna o qualche balla di carbone sulla groppa, spesso ruzzolavano nel ripido pendio a lato del sentiero facendo proprio una finuccia.
Cammino per una mezz’ora. Ora il sentiero è un po’ più largo e meno scosceso, più facilmente percorribile. Però si sta facendo tardi… Sarà meglio che torni su al Passo e riprenda poi il sentiero segnato 067 che mi condurrà alla mia auto parcheggiata al Doccione.
Ma nei prossimi giorni tornerò quassù, attrezzato di tutto punto. Riprenderò la Rotta dei Cavalli e arriverò fino a Verghereto. Voglio anche visitare, lungo l’antico sentiero, il medioevale borgo di Montione, con la sua fantastica chiesetta, e fare tantissime foto. Una giornata intera, dal mattino alla sera. Sarà dura, ma sono certo di farcela.
I racconti del torrente – Storie vere, leggende, incontri… nei torrenti del Casentino