di Eleonora Boschi – C’è, o meglio, c’era, fino a poco tempo fa, una libreria speciale in piazza Garibaldi a Soci. A due passi dal Cinema Italia, il 4 luglio di 10 anni fa, venne aperta una libreria indipendente che per tutti questi anni è stata la casa di albi illustrati, fumetti, libri per bambini di ogni genere e per ogni situazione.
Nicoletta Guideri, fiorentina con un po’ di sangue veneto, arrivata in casentino ormai 30 anni fa e sposata con un casentinese, dopo una vita passata a lavorare la stoffa, in un momento difficile della propria vita decise di “far della passione una virtù” aprendo la libreria per bambini “Punto e a capo” che in questi anni è stata la casa di tanti particolari libri che hanno contribuito ad arricchire le menti dei nostri bambini.
Ci racconta un po’ la storia della libreria? Quando è stata aperta e da chi, e chi l’ha gestita negli anni. «Ho sempre avuto una grande passione per gli albi illustrati; mia mamma, pur avendo soltanto la quinta elementare è sempre stata una grande lettrice e mi ha trasmesso questa passione. Quando ero piccola, trascorrevo tutti i miei sabato pomeriggio nell’allora nota libreria Marzocchino a Firenze, dove ho trascorso tutta la mia infanzia. La scelta di aprire la libreria è arrivata in un momento difficile per me e la mia famiglia: dopo tanti anni passati a lavorare nel mondo della stoffa, poco dopo l’arrivo di nostro figlio ci siamo entrambi ritrovati senza lavoro e decisi quindi di fare della mia passione una virtù. Il 4 luglio 2015, con il totale supporto di mio marito e della mia famiglia, ho quindi aperto la mia libreria indipendente che in tutti questi anni mi ha dato grandi soddisfazioni. Su carta ero io la titolare, ma senza il supporto della mia famiglia non sarei arrivata fino a qua. Adesso però, la mia situazione familiare è cambiata e sono stata costretta a prendere la difficile decisione di chiudere. Lavorare in un negozio e al pubblico richiede tanto tempo ed energie; quello che appare alla clientela è soltanto una piccola parte di un lavoro molto più grande che richiede attenzioni, ricerca e gusto personale. Ho cercato di portare avanti l’attività il più possibile, ma ormai da due anni ero consapevole di non riuscire più a dare le giuste attenzioni che questo lavoro richiede e che io ho sempre voluto dare».
Quali libri si trovavano in libreria? Chi sceglieva i libri e perché? «La mia era una libreria indipendente e quindi distinta dalle librerie classiche e più conosciute perché non affiliata a nessuna casa editrice. La scelta dei libri, quindi, dipendeva unicamente da me. Io non sono una persona formata in questo ambito, ogni mia azione era dettata puramente dalla mia passione per la lettura che negli anni mi ha permesso di imparare; si trattava di una libreria per bambini ed erano presenti molti albi illustrati che però sono adatti anche ad un pubblico più grande e difatti ho notato che negli anni hanno avuto un bel riscontro anche fra gli adulti. Non mancavano i temi più “classici” come lo spannolinamento, l’arrivo di un fratello o una sorella, la separazione dei genitori o la gravidanza, ma quello che avevo più a cuore erano i libri che trattavano di tematiche diverse e più particolari che non si trovavano altrove nelle librerie casentinesi. Per esempio, un tema al quale tengo molto è quello dell’adozione: ho sempre cercato di avere dei testi, sia per bambini che per i più grandi, che affrontassero questo tema. La maggior parte delle scelte che compivo erano “di pancia”, guidate dalle mie emozioni in quel momento. Molti dei libri che avevo erano infatti testi unici che io però conoscevo bene e potevo spiegare e consigliare. Libreria per me, vuol dire sapere ciò che si ha e ciò di cui si sta parlando, per questo ho sempre cercato di essere guidata dalla passione. Credo che ci sia una grande differenza nel vendere un libro per puro commercio o per il messaggio che può passare; una libreria indipendente richiede tanto lavoro e tanta passione. Fino a poco prima del Covid, a dicembre io e la mia famiglia andavamo sempre alla mostra del libro “Più Libri più Liberi” a Roma sia per interesse personale, sia alla ricerca di nuovi libri da portare in Casentino che potessero rispondere a esigenze situazioni diverse».
Cosa è la lettura per lei e perché è importante sin dall’infanzia dei bambini? «Credo fortemente nel potere dei libri e li considero come un oggetto con un grande potenziale che può fare da tramite in diverse situazioni. Leggere apre la mente e fa conoscere mondi lontani. Ricordo ancora la reazione che ho avuto qualche anno fa dopo aver letto “Il treno dei bambini”, il libro dal quale è tratta la nuova serie TV su Netflix. Si tratta di un libro che racconta la storia vera di bambini meridionali che nel secondo dopoguerra vengono dati in affidamento a delle famiglie nel nord Italia che permettono loro di andare a scuola e imparare un mestiere, lasciando poi libera scelta sul dove proseguire la loro vita. Finito la lettura chiesi subito a mia mamma se quanto raccontato fosse vero; se io non avessi mai letto questo romanzo, probabilmente non sarei mai venuta a conoscenza di questa storia, così come di tutte le altre cose che si possono imparare leggendo. Leggere crea attenzione, aumenta il vocabolario e anche il libro puramente illustrato senza parole stimola il bambino. Il semplice atto di sfogliare le pagine e prendersi cura del libro, in quanto oggetto, rappresenta un grande insegnamento per un bambino».
Cosa ne sarà adesso della libreria e dei libri rimasti? «La libreria adesso chiuderà, perché vorrei che mi rimanesse un ricordo autentico di quello che è stato per me. È nata con me e morirà con me. Molti dei libri rimasti li porterò con me a casa perché ne sono molto affezionata, una parte invece, la donerò in beneficenza».
Qual è il ricordo più bello che ha costruito in questi anni all’interno di questa libreria? «È difficile sceglierne uno, vorrei dire tutti i ricordi perché in questi anni di lavoro la fatica è stata largamente ripagata. Ci sono alcuni eventi però, che ricordo con più affetto. Da quando ho aperto, nel 2015, fino al Covid, ero solita fare degli eventi con Simona Pierozzi, in arte “Piccola Mela”. Simona è un’insegnante e io credo fortemente che sia giusto che ognuno di noi faccia ciò che sa fare e per cui è formato. Insieme a Simona organizzavamo delle letture e dei laboratori liberatori ambientati per bambini che ogni volta avevano un tema diverso. Altrettanto bello è il ricordo delle letture che invece teneva mio figlio online durante la pandemia. Lui è stato parte integrante del mio percorso qua; quando era piccolo lo portavo con me e passava le sue giornate a leggere e aiutandomi. Le prime letture che ho fatto, però, e che sono oggi ricordi molto importanti sono state quelle con Rolando Milleri di Soci alle quali sono poi seguite tutte le altre. Ci tengo anche a menzionare l’evento che facevo a dicembre che si chiamava “letture dell’avvento”: ogni giorno postavo una lettura diversa interpretata dai miei clienti. Mamme e bambini oppure fratelli e sorelle mi inviavano dei video in cui leggevano e spiegavano dei libri e io quotidianamente ne condividevo uno sulla mia pagina Instagram. Infine, il ricordo più bello è forse l’affetto che ho ricevuto prima, dopo e durante la chiusura della libreria: gli abbracci, le lacrime, i messaggi e le visite ricevute. Non mi aspettavo così tanto affetto e sicuramente lo porterò con me».
C’è un libro al quale è particolarmente affezionata e che vuole consigliarci? «Ce ne sono tanti. Un albo illustrato che ho sempre apprezzato è “Che cos’è un bambino” di Beatrice Alemagna e, più in generale tutti i suoi libri, così come quelli di Leo Lionni. Continuando sempre con gli albi illustrati, mi viene in mente “Cuore d’inverno” che parla di amicizia e di famiglia, oppure il “bosco delle idee”. Invece, altri libri che ho molto apprezzato e che trattano il tema dell’adolescenza sono: “La neve in fondo al mare” di Matteo Bussola che racconta la storia di un babbo e un di figlio adolescente che si ritrova in un reparto di psichiatria, “Una vita non basta” di Galiano che affronta lo stesso tema ma in modo un po’ più filosofico e “Il sole fra le dita” di Gabriele Clima che racconta di un ragazzo difficile che invece di essere sospeso viene affiancato a un ragazzo con disabilità e scappano insieme. Lui tratta il suo amico con disabilità come se non ne avesse e alla fine quando vengono ritrovati i genitori del ragazzo con disabilità lo ringraziano perché si rendono conto della sua abilità di parlare agli esseri umani».
Una semplice (ma non banale!) chiacchierata all’interno della sua libreria ormai in fase di smantellamento è stata sufficiente per percepire quanto amore Nicoletta prova per i suoi libri e per il lavoro che ha svolto in questi anni con tanta dedizione. La passione e la dedizione che hanno guidato il suo lavoro sono arrivate dritte al cuore e hanno preso il sopravvento anche sulla malinconia che cercava di fuoriuscire dagli scatoloni ai lati degli scaffali.
La chiusura di “Punto e a Capo” estende la lunga lista delle piccole realtà che negli ultimi anni hanno abbassato le serrande in giro per la nostra vallata. Un grande perdita, questa, non solo per i più piccoli, ma per tutti coloro che hanno messo piede almeno una volta nella libreria e sono stati travolti dall’incredibile atmosfera di inclusione e libertà che aleggiava fra quelle mura.