di Lara Vannini – Quanta strada hanno fatto i nostri nonni. Chilometri di antiche mulattiere, di sentieri come dicevano loro “in mezzo alle selve” dove la luna rischiarava la strada ma anche il cuore e dove ogni albero ed ogni torrente, rappresentavano l’unica segnaletica per capire come far ritorno a casa. In passato i boschi erano abitati e vi si svolgeva la vita quotidiana delle persone fatta non solo di lavoro ma anche di relazioni e quotidianità. Tutto questo è ancor più avvalorato dal fatto che è sempre esistita nel corso dei secoli una toponomastica relativa ai luoghi del bosco che prendeva vita da una tradizione orale fatta di consuetudini e di riferimenti ambientali ben precisi.
Oggi molto è stato perso di questa tradizione orale ma fortunatamente c’è sempre qualcuno che si fa garante di questo immenso patrimonio e cerca di tramandarlo alle generazioni future.
A Raggiolo Giuseppe e Renato Giovannuzzi, nel 2019 hanno pubblicato “Le Vie del Bosco”, una minuziosissima raccolta di nomi e fatti, che narrano il territorio intorno al loro paese e fanno si che quegli itinerari un tempo battuti quotidianamente, restino vivi nelle memoria e siano tutt’oggi percorribili. Un libro che prende in esame un’area di circa 4.000 ettari da Raggiolo alla Croce del Pratomagno e la racconta attraverso i suoi percorsi e tutto il loro vissuto.
La raccolta “Le vie del Bosco”, è stata il motore propulsore di una nuova iniziativa, oggi in via di realizzazione chiamata “il Sentiero dell’Armonia”. Giuseppe ci racconta questo nuovo progetto.
Giuseppe cos’è il Sentiero dell’Armonia?
«Questo percorso si trova a Raggiolo in un terreno di mia proprietà. Come per la raccolta “Le vie del Bosco”, anche in questo caso l’idea è stata quella di riproporre un cammino all’interno del bosco che toccasse dei luoghi simbolo del nostro territorio come la Palaia e il Castagno dell’Ospedale. Così come per il libro, l’idea è stata quella di rendere “immortali” i luoghi del bosco, cercando di riportare alla luce fatti realmente accaduti.
Il percorso è immerso nella natura ed è punteggiato da installazioni in legno di castagno che ho realizzato personalmente con una matrice fortemente simbolica. Dall’inizio del sentiero fino alla fine, il visitatore è accompagnato da figure fantastiche che lo introducono nella magia del bosco e in ciò che esso può evocare nell’animo umano. Una delle figure fantastiche piuttosto complesse che ho realizzato è il drago presente nelle raffigurazioni che hanno come protagonista l’Arcangelo Michele, il Santo patrono di Raggiolo. Questa installazione lignea è alta 260 cm per 16 quintali e lunga 11 m. Il Drago di San Michele è una rappresentazione allegorica della vittoria del Bene sul Male».
Cosa rappresenta il bosco per l’essere umano?
«Tutto il sentiero, le figure fantastiche e gli stessi luoghi, evocano costantemente la dura lotta tra Bene e Male, due forze che da sempre fanno parte del destino dell’uomo. L’essere umano è sempre alla ricerca dell’armonia, ovvero quello stato in cui le forze risultano bilanciate.
Il bosco con i propri colori, i suoni e le presenze animali ma anche spirituali, è il luogo ideale in cui ambientare leggende e tradizioni. Il bosco è il luogo degli intrighi e degli incontri segreti, luogo di sostentamento ma anche l’habitat naturale di elfi, gnomi, nani e folletti che soprattutto nella mitologia e nelle tradizioni del nord Europa sono coloro che aprono le porte di un mondo ultraterreno non accessibile agli esseri umani. Il bosco quindi è sempre stato per l’uomo un luogo affascinante ma allo stesso tempo inquietante che porta con sé nei secoli l’imprintig spirituale dei fatti avvenuti nei secoli.
Soprattutto in un lontano passato, essendo il bosco un naturale prolungamento dell’agglomerato abitativo, era normale che qui, “lontano da occhi indiscreti” si compissero accordi e misfatti, uno scenario perfetto in cui ambientare lo spettacolo della vita umana».
Cosa sono “la Palaia” e il “Castagno dell’Ospedale”?
«In questi due luoghi si sono svolti fatti realmente accaduti e sono collocati all’inizio e alla fine del Sentiero dell’Armonia.
Nel luogo chiamato “la Palaia”, tra l’800 e il 1300 d.c. avvenne il cosiddetto “impalamento” dei condannati a morte. Un luogo che evoca un passato tragico e straziante ma realmente esistito, un punto strategico poco fuori dal paese di Raggiolo.
Il Castagno dell’Ospedale invece è il luogo che troviamo al termine del sentiero.
Anche questo luogo è fortemente evocativo, lo stesso rifugio qui presente è stato studiato e decorato attraverso gli intagli del legno, affinché potesse armonizzarsi con l’ambiente. Questa zona infatti nel 1320 d.c. fu adibita a lazzaretto per gli appestati del Casentino. Come è noto nel lazzaretto venivano portate le persone che avevano contratto la peste per non essere loro stesse veicolo di contagio. A causa di questa antica destinazione d’uso oggi la zona viene chiamata “castagno dell’ospedale”, un’area si dice ancora “carica delle presenze spirituali” di chi purtroppo morì in condizioni tragiche.
Sempre in quest’area ho deciso di creare una zona per gli incontri culturali dove poter fare presentazioni o eventi che riguardano le festività dell’anno come ad esempio il Natale».
Perché Raggiolo è definito il paese dei “corsi”?
«È interessante sapere che intorno al 1300 il conte Guido Novello dei conti Guidi, realizzò a Raggiolo un importante centro per la lavorazione del ferro e la produzione di armi. A causa di ciò avvenne un diboscamento selvaggio di intere foreste costituite da Quercia, Cerro e Carpano, che furono trasformate in carbone, necessario per la lavorazione metallurgica. Quando l’attività venne dismessa furono ripiantati dei castagni e deciso dall’allora potere politico di far arrivare dalla Corsica intere famiglie specializzate nella castanicoltura ovvero la lavorazione dei castagni. Queste famiglie arrivarono dalla cittadina di Corte e fu offerto loro sia l’alloggio che 800 ettari di terreno da lavorare gratuito per 100 anni. Ancora oggi a Raggiolo esistono famiglie i cui avi provengono dalla Corsica.
Essendo Raggiolo un paese così ricco di storia e tradizioni, mi auguro che il Sentiero dell’Armonia, come il libro possano essere degli strumenti molto pratici e sempre attuali per non disperdere l’immenso patrimonio storico che ci riguarda ma anzi rendere il luogo un testimone parlante per chiunque voglia venire a trovarci e scoprire le ricchezze del Casentino».