di Melissa Frulloni – Un caldo, ma ventilato pomeriggio di fine agosto, la bellezza del Casentino che si apre dal punto più panoramico antistante il Castello, una mostra che è stata il pretesto per riscoprire questa attrazione, simbolo della nostra vallata… Probabilmente lo avrete già capito; ci troviamo a Poppi, al Castello dei Conti Guidi.
Abbiamo voluto varcare le sue porte ancora una volta per riscoprire, rivedere, rivivere questo fantastico punto di interesse casentinese; convincendoci sempre più che vale sicuramente il biglietto, sia per i turisti, ma anche (forse soprattutto) per noi casentinesi.
La mostra di cui sopra è legata al Sommo Poeta e si intitola “Nel segno di Dante. Il Casentino nella Commedia”; è possibile visitarla fino al 30 novembre ed è stata il motivo che ci ha riportato nelle stanze del Castello.
La rassegna ospita quadri degli Uffizi e si inserisce nel progetto “Terre degli Uffizi” che vede diffuse sul territorio alcune opere della galleria fiorentina.
I lavori dell’esposizione sono stati scelti in relazione alle tre Cantiche della Commedia, Inferno, Purgatorio e Paradiso; l’opera principale della mostra è il grande dipinto ottocentesco, “Francesca da Rimini nell’Inferno dantesco” (1810), di Nicola Monti, così come i pastelli di Beatrice Ancillotti Goretti, “Sposalizio di San Francesco con la Povertà” (1903), ma anche quattro disegni cinquecenteschi della Commedia di Federico Zuccari.
Anche il New York Times ha voluto pubblicizzare la presenza della mostra al Castello di Poppi, con un interessante articolo online sugli “Uffizi Diffusi” nel territorio toscano, ponendo però l’accento sul simbolo della nostra vallata: “…un castello fiabesco domina la città di Poppi e da tempo attira turisti in questa parte della Toscana, una valle incastonata nell’Appennino conosciuta come il Casentino.”
La storia del nostro territorio è indissolubilmente legata a quella di Dante e, in ambito turistico, questo è sicuramente un mood da seguire per rinforzare questo storico legame. In Casentino, Dante si rifugiò e trovò accoglienza, per questo la vallata ha ricoperto un ruolo di primo piano nella vicenda umana e culturale del Sommo Poeta.
La mostra si visita velocemente per il numero ridotto di quadri, anche se è molto suggestivo prendersi un attimo in più per osservare da vicino e con maggiore precisione il dipinto di Monti. La grandezza, il colore rosso acceso, gli occhi dei demoni che sembrano schizzare fuori dal quadro, le anime perdute che fanno da sfondo ai protagonisti del disegno, rapiscono l’osservatore trasportandolo in un mondo parallelo. Sarà la magia delle mura del Castello che sanno riportare indietro nel tempo, con i suoi stemmi posti sulla parete e i giochi di scale che permettono un sali scendi emozionante.
Restando al piano terra del maniero, decidiamo di entrare anche nelle prigioni; un luogo angusto, molto suggestivo, reso ancor più realistico da uno scheletro che lascia solo immaginare quello che i detenuti dell’epoca dovevano patire all’interno delle carceri; Il buio, la fame, il freddo… In questi locali sembra davvero di essere saliti sulla macchina del tempo.
Continuiamo il tour del Castello spostandoci ai piani superiori. La cappella, con le sue volte decorate con una serie di affreschi che raffigurano “Storie del Vangelo”, attribuite a Taddeo Gaddi, allievo di Giotto, rendono questo elemento uno dei più interessanti del luogo.
Così come la famosa biblioteca, sede di manoscritti medievali e incunaboli o i soffitti decorati e i resti di affreschi sparsi un po’ ovunque nelle sale che appartenevano alle nobili famiglie.
Proseguiamo nella mostra permanente “L’inferno a Campaldino” che si articola in tre sale, in cui è possibile vedere le macchine da guerra della metà del ‘200 e il grande plastico della battaglia del 1289. Accompagna la visita una guida audio video con spiegazioni, disegni e musiche evocative. Qui in mostra anche il quadro “I colori della Battaglia”, di Silvano Campeggi, bellissimo e molto rappresentativo di ciò che successe a Campaldino, con il colore rosso colato sulla tela come se fosse sangue.
Affacciandosi da una delle finestre all’ultimo piano del Castello, la vista si perde sul Casentino e dà la sensazione di trovarsi in un luogo magico. La fortuna di averlo proprio qui, proprio nella nostra vallata forse è sottovalutata. Abbiamo più volte ribadito la necessità di “affidarlo” ad una personalità importante dal punto di vista artistico e culturale, come ad esempio Vittorio Sgarbi che da sempre si è interessato al Casentino, a Poppi e al Castello.
“È un luogo di verginità e di conservazione. Non si passa per il Casentino, ma bisogna andarci. I luoghi di passaggio sono devastati, i luoghi in cui bisogna andare sono luoghi dell’anima. Per arrivare in Casentino dobbiamo seguire un percorso più lento, in strade che corrispondono a percorsi antichi. È un elemento caratterizzante, che consacra quest’area come un’area di difesa, di tutela naturale. L’Italia ha molti volti, ma quelli più attraenti sono quelli remoti.” Così parlava il critico d’arte al nostro giornale, in un’intervista esclusiva di qualche anno fa, quando venne in visita nella vallata.
Altro punto sicuramente interessante del Castello è il book shop posto vicino all’ingresso. La famosa calamita per il frigo, che acquistiamo ogni volta che facciamo un viaggio in una qualsiasi località, sia di mare, di montagna o in una città d’arte, rappresenta un primo passo verso il turista. Sembra una banalità, ma invece è un simbolo, un ricordo del luogo che gli conferisce identità e personalità. Quindi ben vengano spille, shopper, magliette con il logo del Castello che trovate in vendita; accompagnate da simpatici gadget a tema, come spade e scudi di legno, ma anche oggettistica su Dante e la Divina commedia. Non mancano ovviamente i libri legati al Sommo Poeta e al Casentino, con titoli anche di autori locali.
Abbiamo chiesto al Comune di Poppi i dati relativi agli ingressi nel maniero; dal 17 luglio al 20 agosto, si sono contati 10.767 visitatori (paganti), con un incremento del 15% rispetto al 2020. Non è possibile sapere se chi si è recato al Castello lo ha fatto per la mostra “Nel segno di Dante” o solo per visitare il maniero. Sono comunque numeri molto interessanti. Altro dato da segnalare è legato al green pass, obbligatorio per visitare il Castello. Dal Comune ci hanno fatto sapere che 1 visitatore su 4 (sia turisti italiani che stranieri) non è potuto entrare perché sprovvisto della certificazione verde.
Concludendo questo interessante tour nel Castello dei Conti Guidi, ci riteniamo davvero soddisfatti della nostra visita che, come già detto, vale tutto il biglietto di ingresso. Da secoli il Castello mantiene inalterata la sua bellezza e se, come noi, farete un tour tra i suoi saloni, potrete immergervi nel simbolo bellissimo e indiscusso della nostra vallata.