Ci è capitato di recente di passare vicino all’ormai vuoto edificio che ha ospitato per tanti anni la RSA “San Carlo Borromeo” di Stia, ancora si possono leggere le frasi riportate sui tanti striscioni collocati dalle dipendenti, frasi che nello strano silenzio che ora circonda la struttura continuano a fare rumore anche se, per quanto si è visto, sembra che siano stati davvero in pochi a sentirlo.
Forse sono state sufficienti le serate trascorse ad acclamare le gesta della nazionale di calcio al recente Campionato Europeo a far passare in secondo piano la vicenda; oppure l’attenzione è stata catalizzata dagli appuntamenti in piazza con un cantante famoso che declamava Dante o dai pianoforti sparsi per le strade. Tutto questo può aver contribuito a spostare l’interesse da un’altra parte, a dimenticare presto quanto accaduto, in fondo si può capire, dopo tante rinunce un po’ di svago non guasta, al resto penseremo poi…
Peccato però che il “resto”, in questo caso, non sia, almeno per ciò che ha comportato per tante persone, così trascurabile.
Quell’edificio vuoto, le sue finestre serrate, non raccontano semplicemente la chiusura di un pubblico servizio, ma la fine di una storia umana importante che contribuisce a dare un colpo pesante alla rete di tutela sociale e all’economia del paese, che si è trovato a perdere, contemporaneamente, servizi alla persona e posti di lavoro.
Quell’edificio vuoto, meta spesso di tanti aspiranti amministratori e politici locali durante le campagne elettorali, ora è avvolto dal silenzio e sembra davvero rappresentare bene quanto il sociale non sia una priorità da queste parti.
La tematica sociale è da tempo una delle poche che tiene legato il comune di Pratovecchio Stia all’Unione dei Comuni, come se la volontà dell’Amministrazione fosse quella di voler passare ad altri una pratica non gradita, in conseguenza di questo, forse, in Giunta non è presente neppure un assessore che abbia la responsabilità specifica sul settore e le deleghe sono affidate ad una consigliera.
Qualcuno potrebbe obiettare che questi sono particolari di poco conto, ma a noi non sembra così. Soprattutto in una realtà piccola come quella di Pratovecchio Stia l’attenzione per i bisogni immediati delle persone, non dovrebbe essere una priorità per un’Amministrazione?
Tra l’altro, l’attribuzione di questi incarichi a consiglieri non formalmente nominati assessori, da alcuni è considerata in contrasto con l’attuale impianto normativo in materia di organi degli Enti Locali, in quanto essere o meno parte della Giunta potrebbe determinare una situazione per lo meno potenziale di conflitto di interesse “… l’inammissibile confusione in capo al medesimo soggetto del ruolo di controllore e di controllato…”, proprio per il ruolo e i compiti ben distinti che hanno Consiglio e Giunta.
In ogni caso sappiamo benissimo che, parlando di Pratovecchio Stia, dobbiamo sempre ricordare che siamo di fronte ad una gestione moderna che ha ben altri obiettivi in testa: scuole per la lavorazione del ferro battuto realizzate in un contesto dove da tempo non si vede più un fabbro attivo; nuove scuole materne costruite in una realtà dove le nascite sono ai minimi storici da tempo; mirabolanti corsi di formazione sui più aggiornati argomenti in una parte di territorio che in dieci anni ha perso centinaia di abitanti e vede sistematicamente la chiusura di attività economiche…
Insomma sappiamo bene che all’Amministrazione dell’Alto Casentino piace guardare lontano, forse troppo, perché poi succede che, concretamente, devi fare i conti con qualche decina di anziani costretti a lasciare il luogo che consideravano la loro nuova casa e che sono stati spostati come pacchi postali anche molto lontano. In più accade pure che devi prendere atto e dovresti preoccuparti anche del fatto che decine di lavoratrici hanno visto svanire il loro posto di lavoro e sono costrette a rimettere in discussione l’intera organizzazione della loro vita.
Forse doveva essere prestata molta più attenzione a questa situazione e alle singole situazioni delle persone in carne ed ossa che sono rimaste travolte dalla chiusura di questa struttura, portata spesso da esempio da molti che si sono però eclissati nel momento in cui ci sarebbe stato bisogno di concreto sostegno.
Come una litania si è in questo ultimo periodo voluto ricordare che la RSA era di fatto, per la proprietà della struttura e la gestione del servizio, una questione tra privati, ma non si può ignorare quanto il servizio offerto alla collettività fosse completamente pubblico, anche solo se si considerano le quote sociali e sanitarie che andavano a coprire le spese.
In realtà la RSA era un presidio sociale ed economico del Comune di Pratovecchio Stia e come tale avrebbe dovuto essere considerato, mettendo in atto tutte le azioni necessarie perché, al di là della collocazione e della gestione, si avesse una prosecuzione del servizio.
Anzi, in prospettiva, anche un suo potenziamento visto che l’analisi demografica del paese evidenzia come di interventi rivolti agli anziani ci sia effettivamente bisogno. In un articolo di qualche mese fa anche il nostro giornale ha evidenziato il grave calo degli abitanti nel Comune in cui si registra, dal 2010 al 2019, un rapporto nascite/decessi pari a 0,37 che conferma il calo e l’invecchiamento della popolazione.
In una situazione del genere sarebbe stato necessario, conoscendo non solo questi dati, ma la situazione delle due strutture che accoglievano gli anziani, programmare e progettare interventi per dare basi più solide a realtà così fondamentali per i cittadini.
Fare questo sarebbe stato compito proprio del sindaco Caleri che, tra le altre, ha la competenza allo sviluppo socio-economico. Immaginiamo che questo possa significare fare un’attenta analisi della popolazione e della situazione dell’economia locale in modo da avere elementi per migliorare la qualità della vita dei cittadini, anche predisponendo e prevedendo interventi e servizi essenziali all’interno dell’area finalizzati al raggiungimento di questo obiettivo.
Queste considerazioni possono sembrare azzardate, fuori luogo, anche irriverenti, ma proprio l’attuale Amministrazione del Comune di Pratovecchio Stia sembra avesse al momento del suo insediamento idee che non erano poi così diverse sull’argomento. Si legge infatti nel DUP (Documento Unico di Programmazione) in relazione alle Linee Programmatiche di Mandato 2019-2024 per la “Sanità e Sociale”:
“- Giungere alla ristrutturazione dei locali dell’attuale RSA di Pratovecchio, valutandone la trasformazione in servizi per autosufficienti anche in conseguenza delle evoluzioni inerenti le RSA private presenti sul territorio comunale.
– Proseguire l’azione di costante presidio a garanzia del mantenimento degli attuali livelli di assistenza sul territorio sostenendo la sanità di iniziativa e l’assistenza territoriale.
– Agevolare la creazione, anche attraverso l’utilizzo di strumenti di finanza di progetto, di residenze sociali destinate ad anziani autosufficienti che necessitano di supporto nelle attività quotidiane”.
Obiettivi più che condivisibili, in cui tra l’altro, non si nasconde quanto fosse già da tempo considerata importante e valorizzata l’integrazione con le RSA private tanto che si prevedeva addirittura di modificare le caratteristiche dell’offerta della RSA di Pratovecchio proprio perché il “privato” copriva altre determinate necessità.
Ma allora perché non si è fatto niente quando è stato necessario?
Perché una situazione potenzialmente critica, conosciuta almeno dal 2019, è stata lasciata a se stessa e assolutamente abbandonata nel momento in cui è esplosa?
Perché le ampie disponibilità derivanti dalla fusione, ormai giunte purtroppo agli sgoccioli, non sono state indirizzate per creare un solido sistema di supporto alla popolazione più anziana?
Dalle risposte che abbiamo visto dare in questi anni si capisce che le priorità sono spesso state altre e che il sociale è stato considerato argomento di serie B.
Un esempio crediamo siano anche i 200.000 Euro di spesa prevista dal Comune (che con gli altri 800.000 Euro della Regione Toscana fanno arrivare la cifra a 1.000.000 di Euro) per ristrutturare l’edificio, o meglio lo scheletro di mattoni situato nelle vicinanze della stazione di Stia, per fare la scuola di Arti e Mestieri. Un’operazione che, come altre, per adesso ha dato motivo soprattutto di apparire ripetutamente sui giornali, ma forse non è di questo che a Pratovecchio Stia si aveva e si ha veramente bisogno.