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martedì, 29 Aprile 2025

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Il vero “combinato disposto” è quello tra la P2 di Gelli e la JP Morgan…

Tutti parlano (giustamente) del combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale, che avrebbe un effetto micidiale sulla democrazia italiana e sulle istituzioni repubblicane, espropriando di fatto la sovranità popolare. Ma c’è un altro combinato disposto, assai più pericoloso. Quello tra il documento della Banca J.P. Morgan del maggio 2013 – titolato “Aggiustamenti nell’Area Euro” – e il “Piano di rinascita democratica” della P2 di Licio Gelli, sequestrato nel luglio 1982: essi rappresentano plasticamente la genesi, l’alfa e l’omega della riforma della Costituzione sulla quale ci esprimeremo – votando un NO deciso – con il referendum del 4 dicembre.

Iniziamo con il documento di 16 pagine “Aggiustamenti nell’Area Euro” redatto dalla JP Morgan nel 2013 (ricordiamo che questo istituto è uno dei principali responsabili della crisi economico/finanziaria iniziata nel 2007, per la quale ha pagato agli USA 13 miliardi di dollari di penali per le dispute sui famosi mutui subprime). Esso prende spunto dalla presa d’atto che le riforme neoliberiste non hanno ottenuto effetti positivi nei paesi dell’Europa del Sud (Grecia, Spagna, Portogallo, Italia): secondo la banca d’affari, le loro economie non agganciano la ripresa per colpa dei sistemi politici, mica per l’austerità imposta dalle riforme medesime…Alle pagine 12-13 si parla delle Costituzioni, con riferimento alle loro origini e ai contenuti: “Quando la crisi è iniziata, era diffusa l’idea che questi limiti intrinseci avessero natura economica. Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti politici. I sistemi politici dei Paesi del Sud, e in particolare le loro Costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea”. “I problemi economici dell’Europa sono dovuti al fatto che i sistemi politici della periferia meridionale sono stati instaurati in seguito alla caduta di dittature, e sono rimasti segnati da quell’esperienza. Le Costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste.”. Poi si entra nello specifico: 1)“I sistemi politici e costituzionali del Sud presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti”. Per ovviare a questo inconveniente, la riforma amplia a dismisura i poteri del governo rispetto all’unica Camera che concede la fiducia, con ciò rispondendo ad una chiara logica di accentramento verticistico del potere a favore del Premier e del suo esecutivo. 2)”…governi centrali deboli nei confronti delle regioni”. Ecco che si torna indietro nel tempo ad un neocentralismo statalista, con un sistematico svuotamento dei poteri delle Regioni e delle autonomie locali e con una forte riduzione del loro spazio costituzionalmente garantito, a vantaggio dell’esecutivo centrale. 3)”…tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori”. Qui è già intervenuta una legge ordinaria – il jobs act – che ha raso al suolo tutti i diritti conquistati con lacrime, sudore e sangue dai lavoratori negli anni 70. 4) “…il diritto di protestare se i cambiamenti sono sgraditi”. E’ in atto nel Paese una stretta securitaria spaventosa, con il diritto di manifestare e di esprimere dissenso ridotti al lumicino. “La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche. I Paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e fiscali, e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna), e dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia)…”. In soldoni, la JP Morgan ci ordina di liberarci della Costituzione Antifascista, in quanto troppo squilibrata a favore del sistema pubblico, dei diritti del lavoro, degli enti locali più vicini al cittadino, dei parlamenti eletti direttamente con pieno esercizio della sovranità popolare…

Vediamo adesso i legami fra le trame eversive di Gelli e la riforma della Costituzione. Consultando il “Piano di rinascita democratica”, si legge testualmente: 1) “nuove leggi elettorali…per il Senato, di rappresentanza di secondo grado, regionale, degli interessi economici, sociali e culturali…”. E’ esattamente ciò che è previsto, con i 95 nuovi Senatori che verranno eletti nella sostanza dai consiglieri regionali, quindi con elezioni di secondo livello (alla faccia della sovranità popolare). 2) “riforma della legge comunale e provinciale per sopprimere le province e ridefinire i compiti dei comuni dettando nuove norme sui controlli finanziari…”. Detto e fatto, le province sono state distrutte – in tutti i sensi – con legge ordinaria, addirittura precedendo la legge di revisione della Carta e i comuni sono continuamente strangolati dai vincoli finanziari. 3) “riforma dell’ordinamento giudiziario per…separare le carriere requirente e giudicante…”. Obiettivo che è da sempre inseguito dal Ministro Alfano, vice di Renzi. 4) “limitare il diritto di sciopero…”. Il Decreto d’urgenza approvato giusto un anno fa, dopo l’assemblea sindacale regolarmente autorizzata al Colosseo, va in questa direzione. 5) “costituzione di una agenzia per il coordinamento della stampa locale…in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese…”. Con la recente nomina renziana del Direttore Generale della RAI Antonio Campo Dall’Orto – che ha soddisfatto i desiderata del rignanese normalizzando tutte e 3 le reti e i telegiornali silurando i direttori scomodi – l’agenzia è già operativa. 6) “per quanto concerne i sindacati la scelta prioritaria è la sollecitazione alla rottura…allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all’interno dell’attuale trimurti” e ancora “i sindacati, sia confederali CISL e UIL, sia autonomi…ricondurli alla loro funzione anche al prezzo di una scissione e successiva costituzione di una libera associazione dei lavoratori…”. E’ una costante del renzismo il feroce attacco ai corpi intermedi, tra i quali soprattutto i sindacati (CGIL in primis) che lo Statista di Rignano vorrebbe ridurre a uno solo, che funga da scendiletto del Governo.

Concludendo, i veri “genitori” della riforma renziana non sono Renzi e la Boschi, bensì Licio Gelli e la JP Morgan…

Fausto Tenti (Segretario provinciale PRC Arezzo)                           

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