di Melissa Frulloni – Tra le nostre mani stringiamo un interessante documento. È una relazione di ben 2507 pagine, marchiate con il logo “Agenzia Dogane Monopoli”, in cui è possibile leggere i dati relativi al gioco d’azzardo in Italia e più precisamente la “ripartizione del giocato, dell’erario e delle vincite per tipo gioco e canale di vendita”. I dati sono aggiornati al 13 giugno 2019 e si riferiscono all’anno 2018. Scorrendoli un bel po’ (siamo a pagina 2083!), troviamo anche quelli relativi alla regione Toscana, alla provincia di Arezzo e quindi, ad uno ad uno, anche ai comuni del Casentino. I tipi di gioco analizzati sono: AWP, Betting Exchange, big, bingo, comma 7, concorsi pronostici sportivi, Eurojackpot, giochi di abilità, ippica internazionale, ippica nazionale, lotterie istantanee, lotterie istantanee telematiche, lotterie tradizionali, lotto, Playsix, scommesse ippiche in agenzia, scommesse sportive a quota fissa, scommesse virtuali, Superenalotto, V7, VLT, Winforlife.
Quello che si legge è abbastanza inquietante… Pensate, infatti, che solo nel comune di Bibbiena sono stati spesi 6.072.731,91 euro, con le lotterie istantanee al primo posto del giocato, che gonfiano questo numero con ben 1.549.410,57 euro. Capolona non è certo da meno con 5.676.560,01 euro spesi. Un po’ più bassa la cifra per Castel Focognano (2.706.514,66 euro) e Castel San Niccolò (940.478,75 euro).
“Come è successo per altre dipendenze, anche il gioco d’azzardo è una patologia partita prima nelle città e poi estesa fino al Casentino, alle zone più piccole e periferiche.” Ci ha spiegato Sabrina Mari del SerD di Bibbiena: “Attualmente le persone che si sono rivolte al SerD (ricordiamo che non si chiama più SerT, in quanto vengono prese in carico anche dipendenze comportamentali, come il gioco d’azzardo appunto, oltre alle tossicodipendenze da alcol, droga o tabagismo) per problemi con il gioco d’azzardo sono esclusivamente uomini. Il gioco femminile ovviamente esiste, ma le donne hanno più difficoltà ad esporsi. In famiglia, generalmente, la loro patologia viene “scoperta” solo quando la situazione è davvero grave. Inoltre, in questo momento, non abbiamo richieste di aiuto da parte di giovani o famiglie per quanto riguarda il gioco d’azzardo online, i videogame o il gaming, che oggi colpiscono molti giovani. Anche in relazione a questa fetta di popolazione, non è che il problema in Casentino non esiste, piuttosto i ragazzi non si fanno avanti e non vengono qui al SerD. Il Casentino, quindi non è immune da questa patologia e mentre le casistiche continuano a crescere, viene aperto un centro scommesse a Bibbiena, per la Ferrantina…”
I dati che stiamo leggendo confermano quello di cui ci parlava Sabrina Mari. A Chiusi della Verna, in un anno, gli abitanti del Comune hanno speso 300.796,35 euro per il gioco d’azzardo, mentre a Poppi 7.053.230,16 euro, nonostante il numero di abitanti sia molto inferiore rispetto a Bibbiena. Anche Talla per essere un Comune di piccole dimensioni conta su un numero importante: 335.521,62 euro. E poi ci sono i 1.738.747,41 euro spesi a Pratoveccho Stia e i 2.459.029,66 euro a Subbiano.
Al giocato e quindi ai milioni di euro buttati in questi giochi (per tutto il Casentino il totale ammonta a 27.550.712,41 euro!
Una cifra davvero spaventosa se si pensa alle dimensioni della nostra vallata…), si somma il disagio, il malessere, l’alienazione sociale che questa dipendenza può provocare: “Non solo; tutti i giocatori che attualmente sono in carico presso il SerD, presentano tutti anche un’altra dipendenza. Spesso sono grandi fumatori o alcolizzati…” Ha continuato Mari. Ma perché si gioca? Che cosa ci spinge a farlo? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Denise Pantuso, psicoterapeuta e penna della nostra rubrica Essere.
«In un momento storico in cui il denaro è il nuovo Dio, ossia un oggetto speciale, è facile pensare che possa esistere la ludopatia. Più complesso è comprendere le ragioni di fondo che spingono i soggetti a giocare e ancor più è difficile la cura. Infatti i motivi che spingono al gioco possono avere radici diverse. C’è chi può essere attratto dal gioco come elemento di compensazione alla solitudine, c’è chi può essere spinto a farlo per vivere un senso di piacere intenso rispetto alla probabilità della vincita, così come può esserci un’esperienza dissociativa in atto che porta un soggetto a non avere più padronanza di sé. In alcune circostanze sembra essere una “scarica pulsionale” direbbe Freud, ossia un atto che allevia tensioni interne. Riconoscere la radice di questo sintomo, seppur complesso, è l’elemento chiave al fine di orientare adeguatamente la cura. Questo si incontra/scontra con alcune tendenze ricorrenti dei soggetti che soffrono di ludopatia: la difficoltà ad avere legami coerenti o duraturi nel tempo e la difficoltà a tollerare la frustrazione. Questi aspetti non sono banali per la risoluzione del sintomo poiché elemento cardine di ogni cura è la stabilità relazionale con il curante sia esso psicoterapeuta, psichiatra, assistente sociale e avvocato. È la stabilità relazionale, caratterizzata anche dall’attraversamento dei momenti di frustrazione che rende possibile una cura per cui con questi due aspetti così fragili ci troviamo di fronte a soggetti vulnerabili e sfuggenti. Infatti molto spesso ciò che vincola un soggetto alla cura sono le preoccupazioni legali.»
Quando una persona decide di rivolgersi al SerD per uscire dalla dipendenza da gioco d’azzardo, quale è l’iter che viene seguito? Ci risponde ancora Sabrina Mari che si occupa proprio dell’accoglienza di chi decide di chiedere aiuto.
«Dopo l’accoglienza, la richiesta del paziente viene condivisa con la psicologa e, se c’è una grave compromissione economica, anche con l’assistente sociale che, se serve, può nominare un amministratore di sostegno. Il paziente viene preso in carico all’interno del percorso riabilitativo che può durare anche diversi anni. In generale tutte le dipendenze hanno un decorso di circa cinque anni; se già dopo il terzo anno non si assiste a ricadute, si può pensare di far riprendere al paziente la sua vita “normale”.
Rispetto alle tossicodipendenze, la ludopatia non può essere monitorata. Ai tossicodipendenti facciamo dei periodici controlli urinari per vedere se hanno assunto droghe oppure no, ma con i ludopatici non c’è modo di capire se hanno giocato oppure no durante il periodo di cura. Si basa tutto sulla fiducia reciproca e, soprattutto, sulla famiglia che in questa dipendenza, diventa fondamentale per la guarigione del paziente. Generalmente, infatti, anche un membro della famiglia deve far parte del programma riabilitativo; sta a lui, ad esempio, tenere la “cassa” della famiglia. Il paziente non può avere carte, bancomat e tantomeno contante, in modo da creare un deterrente al gioco; se non ho soldi non posso puntare. Ma la vicinanza della famiglia è importante anche dal punto di vista psicologico, perché rappresenta un grande sostegno per il paziente che è bene che non si senta mai solo, ma parte di un nucleo familiare unito e coeso.
Quando riusciamo ad avere un buon numero di partecipanti, creiamo due gruppi di lavoro, quello dei pazienti e quello dei familiari. Altrimenti la terapia si basa su colloqui individuali, volti a raggiungere e mantenere l’astinenza. Lo scopo è non giocare! Come operatori non possiamo concedere a nessuno di giocare un po’, facendo passare il messaggio che comunque giocare meno di prima è già un buon risultato. Quello che dobbiamo ottenere è l’astinenza; non ci deve essere nessuna quota di giocato. La ludopatia come ogni altra dipendenza deve andare da 100 a 0 e il paziente deve cambiare i suoi comportamenti, le sue abitudini per poter dire di esserne davvero uscito. Ovviamente se il caso lo richiede, la psichiatra può anche reputare necessario somministrare dei farmaci; ogni situazione è a se e varia da paziente a paziente.»
Come saprete dallo scorso anno, Bibbiena fa parte del distretto unico di Arezzo, Casentino e Valtiberina. Il responsabile del SerD è il dottor Marco Becattini, mentre il referente per quello di Bibbiena è la dottoressa Serenella Sassoli. Sabrina Mari è la referente per il gioco d’azzardo del Casentino. Mari ci ha spiegato che sono molti anni che nei vari SerD si parla di ludopatia. Già dal 2007 è stato costituito un gruppo di lavoro sul gioco che ha previsto incontri regolari ad Arezzo che riguardano tutte le equipe del gioco della provincia, nonché la responsabile del gioco per la ASL Toscana Sud Est, la dottoressa Valentina Cocci.
Tutta l’equipe e i vari professionisti coinvolti ci tengono a precisare che il SerD è un servizio gratuito e che la privacy è assoluta. “Sono molte le persone che avrebbe bisogno di aiuto, ma che, per vergogna non vengono qui al SerD. Credo che sia veramente importante ribadire la gratuità di questo servizio (anche i farmaci vengono rilasciati gratuitamente) e la privacy, importantissima per noi e fondamentale per instaurare il rapporto di fiducia con il paziente. Inoltre il SerD, che ancora oggi tutti continuano a chiamare SerT, non è il “posto dei tossici”, ma un luogo aperto a tutti e di aiuto per chi vuole uscire da una qualsiasi dipendenza, anche “semplicemente” fare un corso per smettere di fumare.”
Un altro aspetto importante del SerD è la prevenzione. Mari ci ha spiegato che stanno portando avanti un progetto a livello provinciale, con attività di prevenzione rivolte alla cittadinanza e, in è particolare, alle scuole. Lo scorso 22 ottobre si è svolta la giornata “Fate il nostro gioco”, inserita all’interno del progetto “Una comunità vincente”, dove, tramite l’associazione Taxi 1729 di Torino di matematici e fisici, è stato presentato uno spettacolo, rivolto alle scuole, dove vengono spiegate, tramite dei calcoli, le probabilità che hanno le persone di vincere. È stato possibile farlo in Casentino, anche grazie alla Fondazione Baracchi che ha messo a disposizione la propria sede; hanno partecipato, metà dei ragazzi del Liceo di Poppi e metà dell’Itis di Bibbiena. Mentre un altro progetto teatrale della Nata, vedrà coinvolti i giocatori in cura al SerD, in un vero e proprio spettacolo. Inoltre sono anche previsti corsi di formazione per le varie figure, sanitarie e non, coinvolte in questa dipendenza.
Ripetiamo che il servizio fornito al SerD è gratuito e che se credete di avere un problema con il gioco, qui troverete persone competenti, pronte ad aiutarvi.
Uscire dal tunnel della ludopatia è possibile, basta volerlo!
(tratto da CASENTINO2000 | n. 313 | Dicembre 2019)