“La partecipazione dei cittadini da parte delle istituzioni non è mai ricercata. Se non sono i cittadini che si impongono, le istituzioni non hanno nessuna voglia di coinvolgere i cittadini perché i cittadini poi fanno domande, pongono problemi, e le istituzioni, i problemi, non li amano”. Eppure la stessa Unione Europea promuove il ricorso ad una maggiore informazione e coinvolgimento del pubblico nelle politiche in genere per stabilirne una maggiore partecipazione.
Cito le parole di un attivista di una campagna di protesta chiamato a dare parere sul rapporto tra amministratori e pubblico nei processi di decision making, circa la costruzione di una linea ferroviaria.
Anche il caso che mi accingo a raccontare segue questo filo rosso di pensiero, sebbene ci siano volutati circa 4/5 anni e tanta abilità labirintica per smontare tasselli irremovibili per opportuna apparenza e per scarsa volontà di analisi e dialogo.
Premesso ciò, voglio raccontare ed elogiare tutte le parti intervenute per la realizzazione di una infrastruttura che proprio in questi giorni ha visto l’inizio lavori, grazie alla compartecipazione dei cittadini, o meglio degli abitanti di Bibbiena della zona conosciuta come via Molino, e alla condivisione dei vari enti pubblici interessati.
Per dovere di cronaca, durante la amministrazioni precedenti, l’attuazione della variante a Bibbiena, in ragione della messa in sicurezza, ovvero chiudere i passaggi a livello lungo le reti ferroviarie, ha purtroppo significato, che in tutta la linea, pochi passaggi a livello fossero effettivamente chiusi. Di certo chiuso lo è stato quello di via Molino ostacolando di fatto una comunità di ca. 30 famiglie (in cui si contano molti anziani e alcuni disabili, su una strada il cui tracciato e percorribilità è tutelato in quanto percorso di accesso storico dal paese di Bibbiena al fiume Arno) dall’accedere in maniera rapida e immediata alla vita sociale e commerciale di Bibbiena stazione. In tal senso invito chiunque si lanci in critiche di inutilità del sottopasso poco fondati a comprendere cosa significhi per un anziano non poter uscire di casa in autonomia o sicurezza, o cosa significhi per anni non poter portare un proprio caro, costretto all’ausilio di una carrozzina, per una passeggiata o a prendere un gelato o andare ad un mercatino locale, perché le barriere architettoniche non ti permettono di passare oltre il limite della ferrovia. Farei provare a qualcuno il significato di avere due montacarichi che non hanno mai funzionato da che sono stati installati, e farei provare anche il tentare di fare una semplice operazione come andare a fare la spesa e non poterla salire e scendere per le scale interne alla stazione. Oltre al fatto che alcuni proprietari di orti, non più nel massimo delle facoltà di guidare devono fare giri irragionevoli per percorrere una distanza di qualche decina di metri. In somma: tagliati fuori e tutta gente a cui non si può impedire di vivere una vita quotidiana con le normali attività.
Per anni le costituzioni di gruppi di protesta si sono alimentati di slogan, con il solo risultato di scarsa concretezza. Poco dopo l’insediamento della prima legislatura Bernardini, l’ordinanza prefettizia al Sindaco è divenuta esecutiva. E così si dette inizio ad un attivismo che iniziò con un braccio di ferro dove la fatica più grande (durata 4 anni) è stata scalzare uno a uno i famosi tasselli.
Fondamentale intuizione fu di sostenere in proprio, tra tutti i residenti interessati, e condividere con l’amministrazione uno studio di fattibilità del sottopasso, e da lì, passo dopo passo, smontare le posizioni rigide di ciascun ente, sempre predisposti al no di principio, oltre che trincerati dietro il patto di stabilità.
In realtà dietro i tasselli giacevano contenziosi privati che non permettevano la chiusura di procedure di espropri, o progettazioni dai costi elevati tali da rendere un’idea di progetto irragionevole, o la mancanza di aver valutato il problema, malgrado le rassicurazioni, nella fase della progettazione preliminare della variante, o le impossibilità al dialogo per partito preso.
Comunque, una ad una queste posizioni si sono vanificate, grazie al Comune, malgrado all’inizio ci avesse creduto poco o niente, grazie ad un bando della Regione, che ha permesso gran parte della contribuzione, grazie alla LFI, che avrebbe comunque dovuto spendere i soldi per adeguare la stessa stazione ferroviaria, e grazie alla Provincia che non essendo più in un momento di vacche grasse, e con forte riduzione delle proprie capacità economiche, ha trovato il modo di dare il suo contributo, e ha agevolato, per il buon senso fattivo che caratterizza chi la amministra, il confronto per raggiungere il giusto computo del costo dei lavori, di concerto con il tecnico (ing. M. Benini) riducendolo di ca. la metà la cifra di 350.000 euro proibitivamente preventivata e che ne impediva anche la sola discussione.
Grazie ad un privato, che beneficiando del sottopasso , con un investimento bonifica finalmente un’area produttiva dismessa che per 40 anni è stata deposito di sterpaglie.
Soprattutto grazie a tutti coloro che hanno creduto che per raggiungere degli obiettivi ci vuole metodo e seguire il cosi detto protocollo, e che i favoritismi, apparenti della politica chiacchierona, non funzionano più. I cittadini devono riappropriarsi delle proprie volontà, partecipare, e ricordarsi sempre che il cambiamento è qualcosa di tenace e costante, con obiettivi chiari, dove il bene proprio deve coincidere con il bene di tutti, evitando un’inutile corsa al titolo di merito. Piccolo il mio… grande il nostro!
Francesca Tenti