Riproponiamo l’articolo pubblicato su CASENTINO2000 nel numero 105 di agosto 2002. Un’intervista a un Niccolò davvero giovanissimo, ma che mostra già la stoffa del grande campione!
Un tiratore da Nazionale
Dai primi tiri al Corsalone fino alla vittoria del Campionato italiano: storia di Niccolò Campriani, vero talento della «carabina». (di Andrea Ricci)
Da oltre un secolo, precisamente dal 1892, al Corsalone, località nel comune di Bibbiena esiste il Tiro a Segno Nazionale. L’attività sportiva, che viene svolta all’interno di un vecchio casone grigio non molto alto, di proprietà del demanio militare, si è interrotta solamente durante la guerra, quando sparare assumeva ben altri significati.
Questo poligono, che è nato come centro di addestramento delle forze armate e premilitari, oltre che come impianto sportivo, oggi serve anche come centro di assistenza per le guardie giurate, comunali e forestali. I tesserati, che superano il centinaio, hanno ottenuto tutti dei buoni risultati, ma come in una favola, nell’impianto di periferia, nascosto e poco conosciuto sboccia il campione, il talento che vince e si fa largo.
E’ la storia di Niccolò Campriani, 14 anni, classe 1987, tiratore di carabina ad aria compressa, divenuto in poco tempo campione provinciale e regionale assoluto negli ultimi tre anni, e campione italiano nel 2000, stabilendo il record ancora oggi imbattuto, di 198 centri su 200 tiri. Può vantare inoltre un bronzo ai campionati italiani nel 2001, un secondo posto nella Coppa Italia di categoria, ed un primo posto nel trofeo per le regioni nel 2002. Un totale di 30 vittorie in 32 gare.
Cos’è che ti ha portato a praticare questo sport un po’ fuori dal comune? Tutto è cominciato da mio padre che sparava di pistola. Io avevo provato tanti sport senza mai trovare il mio ed ho voluto provare nella sezione di Bibbiena, dove mi sono appassionato. Sono di Sesto Fiorentino, ma qui ho la casa in campagna e ci vengo ogni fine settimana.
Qual è il ricordo più bello che conservi? Il 2000 è stata un’annata per me incredibile, cominciai a maggio ed in quattro mesi soltanto, da non conoscere neanche questo sport arrivai ad essere il campione italiano battendo anche il record.
Perché secondo te un giovane dovrebbe cominciare a praticare il tiro a segno? Io lo consiglierei, perché è uno sport particolare e poco conosciuto, la gente non si rende conto di quanto sia affascinante. Può dare delle soddisfazioni incredibili, la precisione, la mira e più che altro sfidare gli altri e sfidare sempre anche se stesso.
Come spesso succede, anche al tiro a segno viene dato poco spazio dai media, non credi che venga un po’ snobbato? Questo purtroppo si sa in partenza, ma il valore di uno sport non credo si misuri dallo spazio che occupa in un giornale, anche se per vedere i risultati del mondiale che è in corso in Finlandia devo prendere la Gazzetta e leggere quelle due righe appiccicate che ci sono in fondo. Tutto questo nonostante la medaglia d’oro vinta da Di Donna alle olimpiadi di Atlanta nel 1996.
Il tuo prossimo obiettivo? Il prossimo anno sarò nella categoria junior dove c’è una squadra nazionale con tre posti a disposizione, e sarebbe stupendo entrare a farne parte. L’architetto Pietro Zetti, presidente del circolo di tiro, un uomo vigoroso, con i capelli grigi e la voce robusta, come si addice alla sua carica, esalta il suo piccolo campione:
“Niccolò è un talento naturale, perché in così poco tempo non si arriva a quei risultati. Ho visto persone che quando hanno cominciato non prendevano neanche un bersaglio grande come una porta, non è facile sparare, ma lui è eccezionale.”