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venerdì, 7 Febbraio 2025

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La birra e le ciaspole

di Fiorenzo Rossetti – Inverno, neve, escursioni tra i boschi con ciaspole ai piedi e… Birra! Nulla in contrario ad una birretta tra amici per carità, ma quando è lo stesso Ente Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi a metterla in programma, in inverno, dopo una ciaspolata, come tema trainante per una escursione nei territori innevati del Parco, beh, la cosa si fa interessante.

Siamo abituati a vedere reclamizzate, nei mesi invernali, una moltitudine di attività di accompagnamento sulla neve proposte da Guide ambientali escursionistiche; tutte offrono la possibilità di visitare con ciaspole (o racchette da neve come sinonimo) ai piedi alcune zone del Parco “vestito” in abito bianco. Diverse sono le modalità gestionali e di conduzione di queste tipologie di escursioni, a volte di stampo naturalistico, altre più fisiche e spensierate, ma quelle che più si distinguono, a mio avviso, sono quelle contenute nel calendario degli eventi proposti, ufficialmente, dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.

Tra queste iniziative spiccano attività di accompagnamento, curate da Guide, che offrono la possibilità di fare ciaspolate in alcune aree innevate del Parco (fin qui tutto normale), ma che stupiscono perché il messaggio che scaturisce dal programma offerto è quello non tanto sull’invitare a fruire dell’attività per favorire la conoscenza dei temi naturalistici del Parco, ma piuttosto mettendo il consumo di birra come richiamo turistico. Nulla di più affascinante è la scoperta della natura d’inverno del Parco con l’utilizzo delle racchette da neve. Fui tra i precursori, tra la fine degli Anni ’90 e inizio 2000, a coinvolgere cittadini, enti e addetti al turismo, in innumerevoli escursioni guidate e corsi di formazione utilizzando le racchette da neve.

Alla base di ogni attività vi era il racconto della natura d’inverno e le strategie di adattamento di piante e animali alle basse temperature, le tecniche escursionistiche e per la sicurezza in ambiente innevato, il tutto condito da tanta fisicità connessa all’attività, allegria e una sapiente diffusione della cultura ed etica della montagna e del vivere con rispetto. Le racchette da neve rappresentavano l’alternativa alla monocultura dello sci e alle attività chiassose che trasformano aree delicate e importanti di montagna in disco bar.

Eppure, nella programmazione degli eventi curata dall’Ente Parco qualcuno si deve essere dimenticato della mission di un’area naturale protetta e di cosa significhi amministrare un certo tipo di comunicazione a favore della conservazione e della nascita di una consapevolezza collettiva verso i temi del rispetto e della cultura delle aree interne e montane. Il livello di questa programmazione è talmente imbarazzante da fare invidia allo stile di promozione turistica da pensioncina Anni ’60 di riviera o della associazione della sagra della porchetta.

Sappiamo bene che non è lo scopo del Parco quello di reclamizzare il connubio tra la birra e la neve, ma l’accadimento rende l’idea del livello e della poca attenzione infusa nella programmazione delle proprie attività divulgative e comunicative. Manca decisamente lo spessore culturale e tecnico a queste escursioni, come pure mancano le finalità etiche e legate alla mission dei Parchi (anche se il birrificio è toscano e locale). Lasciamo poi l’incentivo al consumo di alcol agli spot dei produttori di birra.

Voglio puntualizzare che i momenti conviviali post escursioni sono importanti; condividere in compagnia, in allegria, una bevanda e qualcosa da mettere sotto i denti, aiuta a focalizzare, dare valore e fissare i concetti che si sono spesi durante l’escursione e consolidare l’amicizia nel gruppo. Le attività escursionistiche dovrebbero rientrare tra le metodologie didattiche utilizzate da un Parco per informare, educare e formare le persone ai temi cari di un’area protetta.

Evidentemente queste situazioni sono figlie della politica degli ultimi anni di questo Parco, tutto orientato agli indici turistici. Contro la banalizzazione delle attività occorre ritrovare gli obiettivi fondanti del Parco, ripensare allo staff di comunicazione e progettare col cuore attività di scoperta dei mille risvolti ambientali di un parco e del vivere riavvicinandosi alla natura e i suoi elementi.

Cerchiamo poi di reclamizzare escursioni per la fatica che costano, perché la fatica è il prezzo del biglietto che la montagna ci fa pagare per accedere alle sue meraviglie materiali e immateriali (che ti entrano nell’anima).

(L’ALTRO PARCO Sguardi oltre il crinale è una rubrica di Fiorenzo Rossetti)

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